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 2018  giugno 10 Domenica calendario

Andar per silenzi, nuova forma di turismo

Avvertenze prima dell’uso. Chi scrive studia il silenzio da quasi trent’anni. Se il tempo che dedichiamo alle cose è la misura del suo valore, qui si parla di lusso vero, senza obiezioni. Il punto di vista è positivo e partigiano. Nella società della comunicazione ubiqua, mobile e pervasiva, la scelta di uno stacco acustico – che sia una pausa di disconnessione o un’immersione nella natura, un atto della volontà o un bisogno del corpo, che sia, infine, un’azione culturale o il piacere di una vacanza – resta un privilegio. Va organizzato, ricercato e, come tutte le risorse limitate, necessita di una buona dose di attenzione. Il silenzio è fragile, sparisce nell’atto di nominarlo, figuriamoci quando tentiamo di estrarlo dal marasma affannato di vite di corsa e agende congestionate. 
Seconda avvertenza: la ricerca del silenzio tiene a battesimo questa nuova sezione del giornale dedicata al lifestyle, vale a dire tutto ciò che rende il tempo libero piacevole, interessante, fecondo, divertente e soprattutto nostro. Alfred Adler, forse il primo ad essersene occupato, dice che lo stile di vita è l’impronta unica e irripetibile di ogni individuo, vista sotto il profilo della relazione. Dalla cura di sé a quella della casa, dal vino al cibo, dai viaggi allo shopping, il piacere si esprime sempre in un contesto comunicativo. Il che, a pensarci bene, sembra fare a pugni con il silenzio, visto che basta essere in due per romperlo e produrre rumore. Eppure non c’è bene più ricercato, corteggiato, condiviso e insieme più esplicativo dello stile di vita contemporaneo. Almeno statisticamente la quantità di saggi, iniziative, mostre, concorsi fotografici, festival, dedicati al tema non è mai stato così ampio. Segno che il bisogno, e dunque la domanda, cresce. Così l’offerta si diversifica. 
Terza avvertenza: l’unico silenzio positivo è quello scelto. Non subìto o imposto. Un silenzio d’azione, anzi di azioni.
Mangiare senza cellulare 
«L’orecchio è l’organo più intelligente del corpo umano. Per questo dev’essere messo nelle condizioni di decidere. Curioso che in Italia giustamente non si possa più fumare in nessun bar, ma in compenso sia impossibile trovare un locale senza musica di sottofondo o senza suonerie». Le parole sono del direttore d’orchestra Daniel Barenboim. Di certo gli piacerebbe scoprire l’Osteria di Rubbiara di Italo Pedroni, nella campagna di Modena. “Osteria con diritto di vitto e stallatico” che risale all’Ottocento e dove, fin dal 1991, non ci si siede al tavolo a gustare i piatti semplici della tradizione, se prima non si lascia il cellulare dentro una cassettiera di legno all’ingresso. «Io regalo ai carcerati della reperibilità, due o tre ore di libertà». A questo rustico detox di campagna, fa da contraltare l’offerta sempre più ricercata di ospitalità e trattamenti di spa, hotel e resort. (acetaiapedroni.it)
Dormire: l’hotel è digital detox 
Se 7,5 milioni di italiani (dati Gfk Eurisko) soffrono di disturbi del sonno è naturale che farli dormire bene, circondati dal silenzio più ovattato e protetto, sia un business in crescita. Antesignani sono stati di Relais du silence, dove le strutture (oggi 180 nel mondo) sono tanto più stellate quanto più garantiscono un’immersione nella pace indisturbata. Per l’estate 2018 l’Austria si candida come centro del “power sleeping” e, fra le molte proposte, spicca quella del Gradonna, premiato eco resort dove vige l’interdizione al traffico, le camere sono insonorizzate e rivestite di profumato legno di cirmolo, che avrebbe il potere di rallentare il battito cardiaco. Rebecca Robbins autrice di Sleep for Success spiega che «le luci blu di pc e smartphone inibiscono i neuroni del cervello che facilitano il sonno. È quindi consigliabile evitarli un’ora e mezza prima di coricarsi». Così l’altra faccia del silenzio è la battaglia all’elettrosmog: camere schermate e programmi di disintossicazione dal web. Anche qui c’è una struttura che ha fatto scuola, l’Eremito di Terni, uno dei primi hotel Digital Detox in Italia. (www.eremito.com)
Bere: degustazioni a 5 sensi 
Mario Brunello, violoncellista e autore di un bellissimo libro Silenzio, aveva musicato, qualche anno fa, sette vini Bellavista. Non stupisce, allora, che Silenzio sia un apprezzato Rosso dell’isola dei Nuraghi, ottenuto da uve Carignano, Monica e Sangiovese né che Silent Wines sia una manifestazione che si rinnova in Liguria, a Sestri, con sommelier e degustazioni che coinvolgono tutti i cinque sensi. L’esperienza del silenzio è per sua natura sinestesica.
Ascoltare: ecco le oasi “pulite” 
Piccolo esercizio di memoria acustica. Un adulto nato e cresciuto in città, tende a prestare attenzione a emissioni intorno ai 60 decibel e a non badare a suoni e voci inferiori. Un respiro è 10 decibel, un fruscio 20, un bisbiglio 25, un cinguettio 40. Quanta parte della conoscenza sensibile del mondo ci sfugge? Per rieducare all’ascolto della natura e non solo, da alcuni anni l’Accademia del silenzio ha avviato il censimento di “oasi” non inquinate dal punto di vista sonoro, dove andare a rigenerare mente e orecchie: una mappatura, estesa a tutta la penisola e realizzata sulla base delle segnalazioni di cittadini e volontari. Dal borgo di Anghiari alla frazione di Rochemolles, dalla chiesa della Madonna di Pulsano al faro di Procida, luoghi “puliti” acusticamente, a cui assegnare la Piuma Blu del silenzio.(accademiasilenzio.lua.it)  
Guardare (e tacere) con arte 
Se Paola Antonelli ha tenuto al MoMA un seminario su come tacere migliora le nostre vite e l’arte, proprio al MoMa l’artista Marina Abramovic ha provato a stare in silenzio per 700 ore, seduta su una sedia fissando negli occhi le 1.400 persone che, una ad una, si sono sedute davanti a lei (titolo della performance: The artist is present). Vale la pena di rivedere la retrospettiva che Palazzo Strozzi dedica all’artista a partire da settembre, a Firenze.