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 2018  maggio 21 Lunedì calendario

Quanto costa andare in B

«Mi sento morto» sillaba Zenga, con lo sguardo perso nel vuoto. «E se non piango è solo perché ho cinquantotto anni». Crotone giù, Spal su. E salvi anche Chievo, Udinese e Cagliari. Niente colpi di scena stavolta, l’ultima pagina del romanzo salvezza non riserva un finale thrilling come quello di dodici mesi fa, col Crotone che ribaltò tutto scampando alla serie B proprio all’ultima riga. Ai calabresi stavolta non è bastata né l’aritmetica dei 35 punti complessivi (l’anno scorso ci si salvava con 33) né la mistica del pellegrinaggio di venerdì al santuario di Capo Colonna. «Male non fa» aveva spiegato Zenga, ma le preghiere sue e dei tifosi crotonesi non sono state evidentemente sufficienti per rifilare a qualcun altro lo scomodissimo terzultimo posto che costa la serie B, dopo due stagioni che comunque laggiù non dimenticheranno presto.
Negli ultimi novanta minuti all’Uomo Ragno occorreva un complicato incastro di risultati: niente da fare, il San Paolo resta per lui fatale come in quell’Italia-Argentina del Mondiale ’90, uscita fuori tempo su Caniggia e addio notti magiche. Serviva innanzi tutto vincere, invece a Napoli è arrivata una sconfitta, 2-1, di certo condizionata dal fatto che 700 chilometri più a nord, a Ferrara, dopo solo 4 minuti la Spal stava già in vantaggio su una Samp dimessa. In caso di arrivo a pari punti la squadra di Semplici era in vantaggio per gli scontri diretti, quindi stavolta per il Crotone non c’è mai stata nemmeno l’illusione dell’impresa. Solo un grande dolore.
Chi piange, chi ride. La festa più grande è stata ovviamente a Ferrara, dove il 3-1 finale alla Samp e la conseguente salvezza alla prima stagione in A dopo un oblio lungo mezzo secolo è stata celebrata come un traguardo storico. «Vale uno scudetto» ha commentato Leonardo Semplici, uomo chiave di un’impresa alla quale davvero in pochi credevano, in estate. Esultanze più contenute per Chievo, Cagliari e Udinese: un bicchiere di spumante nello spogliatoio e qualche coro con i tifosi, soprattutto alla Sardegna Arena, per il resto sobrietà. Un’affannosa salvezza all’ultima giornata non era nei programmi, va bene così.
Infine due considerazioni. La prima è che per via delle retrocessioni di Benevento e Crotone la prossima si profila una serie A estremamente «settentrionale». E lo potrebbe essere ancora di più se agli imminenti playoff di B non la spuntasse una fra Frosinone, Bari e Palermo: Napoli a parte, oggi come oggi da Roma in giù il Sud scompare dalla cartina del calcio che conta.
L’altra è di carattere economico e riguarda il paracadute per le retrocesse che si calcola in base alle stagioni di permanenza: al Verona vanno 25 milioni, al Crotone 15, al Benevento 10. Un mucchio di quattrini, già, eppure mai come quest’anno retrocedere rappresenta un enorme danno finanziario: con la modifica della legge Melandri e la nuova distribuzione dei diritti tv che favorisce piccole e medie squadre, partecipare alla prossima stagione di A consente di incassare di base 35-37 milioni. Non è lo stesso.