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 2018  maggio 21 Lunedì calendario

Oggi Salvini e Di Maio salgono al Quirinale

Ieri mattina Salvini e Di Maio si sono visti, poi all’una ognuno se n’è andato per conto suo, ma Salvini ha convocato una conferenza stampa a Fiumicino e fatto sapere ai giornalisti che sul nome del premier c’è l’accordo, che oggi i due saliranno al Quirinale e proporranno al presidente della repubblica la loro formazione e sperano che non vi siano altri problemi e che il governo giallo-verde possa mettersi all’opera.  

Questa squadra di governo come sarebbe fatta?
Riferisco ciò che dicono le agenzie, che può essere creduto oppure no e, in ogni caso, sappiano i lettori che possiamo essere completamente smentiti. In ogni caso: i nomi sono quelli che girano da qualche giorno e, almeno dal punto di vista delle indiscrezioni, non ci sono novità. Il capo del governo sarebbe Giuseppe Conte, un giurista che ha studiato sia a Yale che alla Sorbona, nato nella provincia di Foggia, poco più che cinquantenne e di sicuro assai competente nelle questioni dell’amministrazione. Il ministero degli Esteri sarebbe affidato a Giampiero Massolo, ambasciatore, già capo dei nostri servizi segreti. Salvini andrebbe agli Interni e Di Maio o al ministero dello Sviluppo o a quello del Lavoro. All’Economia si installerebbe Giorgetti. Del resto non vale la pena parlare così in anticipo: i nomi possono essere dei ballon d’essai gettati in pasto ai giornalisti per tenerli buoni. E c’è in ogni caso da passare per il Quirinale. Il potere di nomina del presidente del consiglio spetta al presidente della Repubblica che ha in materia l’ultima parola. Anche per i ministri, i due capi-partito non hanno formalmente alcun ruolo: scelta e nomina sono - costituzione alla mano - il risultato di un lavoro comune tra presidente della repubblica e presidente del consiglio. Andiamoci piano con le anticipazioni, perciò, e accontentiamoci della sola notizia certa (speriamo): a Palazzo Chigi non entreranno né Salvini né Di Maio.  

Se le cose stanno come dice lei, come si spiega che da giorni e giorni stiamo dietro alle ubbie dei due privati cittadini Salvini e Di Maio?
Perché la nostra è una repubblica parlamentare e il presidente della repubblica, dopo aver scelto il presidente del consiglio e aver stilato con lui la lista dei ministri, deve poi mandare il governo così formato davanti alle camere che sono chiamate a dire, con il voto di fiducia, se il governo proposto gli sta bene o no. E chi ha i voti alle camere? I due capipartito Di Maio e Salvini. Ed ecco perché, di fatto, si segue una procedura in un certo senso rovesciata rispetto a quella descritta dalla costituzione. Anzi, da questo punto di vista, i due un problema ce l’hanno, e serio: al senato contano su una maggioranza di appena sei voti. Mandarli sotto sarà relativamente semplice. Combinazione, anche il Berlusconi di Sorrentino, nella seconda parte del film, ha il problema dei sei senatori, cioè del piccolo vantaggio del governo Prodi (mai citato, però). E che cosa fa allora Toni Servillo? Se li compra!  

Quindi, in ogni caso, lei prevede per il governo vita breve.
Diciamo vita accidentata, molto accidentata. Berlusconi è sulle barricate, e per capirlo basta leggere il Giornale di Sallusti. Considera Davigo la vera anima del governo, prevede che gli daranno addosso con il conflitto di interessi e con tutto l’armamentario cosiddetto giustizialista, vede all’orizzonte una patrimoniale o qualcosa di simile, insomma sembra fuori di sè. Anche in questo caso, prendiamo tutto con le molle: il Cav è un maestro di giravolte, e fino all’ultimo non si può dire.  

E se si tornasse al voto?
I sondaggi segnalano un Salvini trionfante, primo nella classifica dei leader per tutti gli istituti e con la Lega tra il 23 e il 26%. Il M5s sarebbe in leggera flessione, Forza Italia intorno all’11 con qualche segnale di recupero. Salvini, si direbbe, non ha nessuna paura delle elezioni. Anzi, come escludere che, sotto sotto, non le vada cercando?  

Sarà l’Europa a renderci la vita impossibile.
Di Maio, forse per coprirsi a sinistra, ha ritirato fuori l’opposizione grillina al progetto dell’Alta velocità. Questo deve avere in qualche modo eccitato i francesi. Ieri il loro ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, ci ha fatto la lezione: «Se il nuovo governo non rispetterà i suoi impegni sul debito, sul deficit, ma anche sul consolidamento delle banche, l’intera stabilità finanziaria della zona euro sarà minacciata. Tutti in Italia devono capire che il futuro dell’Italia è in Europa e da nessun’altra parte, e perché questo futuro sia in Europa ci sono regole da rispettare. Gli impegni presi dall’Italia valgono qualunque sia il governo, io rispetto la decisione sovrana del popolo italiano, ma ci sono impegni che superano ognuno di noi». Gli ha risposto Salvini: «Altra inaccettabile invasione di campo. Non ho chiesto voti e fiducia per continuare sulla via della povertà, della precarietà e dell’immigrazione: prima gli italiani».