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 2018  aprile 19 Giovedì calendario

«Prof, mi metta 6 e si inginocchi». I ragazzi che in aula diventano bulli


Video dell’insegnante umiliato, indagati 4 studenti I genitori: non li riconosciamo, a casa non sono così Il preside: “Il docente ha taciuto per non rovinarli”
Lo vedono che insulta il professore di italiano ma non gli sembra il ragazzo che vedono in casa ogni giorno. Ascoltano quando gli ordina di dargli 6, quando gli dice di mettersi in ginocchio, quando urla «chi è il capo?» e poi dicono a chi chiede conto di quel comportamento: «Non lo riconosciamo, non è la persona che abbiamo cresciuto noi». I genitori dell’alunno di prima dell’istituto tecnico “Carrara” di Lucca proprio non ci vedono loro figlio in quelle immagini che da una chat di WhatsApp sono finite su Facebook e qui diventate virali. E invece dovranno fare i conti con il suo comportamento a scuola, quando insieme ad altri compagni diventa un bullo anche con i docenti. Ora il ragazzo rischia la bocciatura, così come avranno problemi anche alcuni suoi amici. Si è mossa anche la procura minorile, che ha indagato i quattro protagonisti del video per violenza privata e ingiuria. «Il professore è molto scosso, direi sotto shock, è una persona buona che non mi aveva raccontato niente per non rovinare i ragazzi. Però oggi ( ieri, ndr) mi ha detto che andava a fare denuncia», dice il preside del “Carrara”, Cesare Lazzari, che la querela l’ha presentata. «Hanno fatto un danno enorme alla nostra scuola, considerata severa ed efficiente. E invece tutto sta andando in frantumi», aggiunge.
La colpa è di quei pochi secondi nei quali si vede un ragazzo con la felpa grigia, avvicinarsi alla cattedra. Intima al professore di 64 anni di non dargli l’insufficienza ma un 6, tenta di strappargli il registro, addirittura gli dice di mettersi in ginocchio. Tutto è ripreso da un compagno con il telefonino. Il docente non reagisce, resta in silenzio. Sembra spaventato, stanco, pare aspettare che tutto finisca. Anche altri giovani, in una versione più lunga del video, si avvicinano e dicono qualcosa ma nessuno raggiunge la violenza del primo, anche se tutti poi vengono indagati. Il video è stato fatto la settimana scorsa. All’inizio ha viaggiato su WhatsApp, poi il suo raggio di diffusione si è allargato, fino a diventare enorme quando è finito su Facebook. A quel punto le immagini sono arrivate anche al preside. «Il professore doveva venire subito da me – commenta adesso Lazzari – Avvertirmi nell’ora successiva. Dovevamo intervenire immediatamente».
Del resto che in quella classe ci fossero ragazzi problematici erano noto. Nelle scorse settimane ci sono state due sospensioni, una ha riguardato anche lo studente protagonista del video. «Ma non era niente di così grave, avevano alzato la voce, uno era riuscito a cambiare un voto sul registro del computer. Il problema è che un gruppetto di alunni di quella classe sembravano fare di tutto per essere bocciati. Abbiamo anche avviato un percorso di sostegno, mettendo a disposizione uno psicologo, per motivarli visto che rifiutavano la scolarizzazione».
Sulla vicenda indagano la digos e la polizia postale, che sta cercando di capire chi ha ripreso il video e soprattutto chi lo ha diffuso su internet. Intanto il consiglio di classe si riunirà domani per decidere le sanzioni disciplinari per i giovani coinvolti. Una sospensione superiore a 15 giorni e forse molto più lunga porterà alla bocciatura. Il preside Lazzari in questi due giorni ha incontrato le famiglie, cercando di spiegare cosa è successo. «Non riconoscono i figli. Purtroppo spesso i genitori non hanno strumenti per capire come comportarsi con le “protesi” tecnologiche. I ragazzi vivono una realtà virtuale, è come se ogni cosa che fanno fosse una rappresentazione teatrale davanti alla camera dello smartphone. Così perdono il valore dei gesti e delle parole. All’inizio, guardando il video ci siamo chiesti se non fosse solo una messa in scena. E invece il collega rimasto vittima ci ha detto di no, che si è sentito minacciato e offeso per davvero”.