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 2018  marzo 17 Sabato calendario

Quanto pesano le fragilità di Berlusconi

Mettiamo in fila la crisi del debito sovrano del 2011 e il collasso dell’ultimo governo Berlusconi, la scelta dei partiti più importanti di sostenere il governo tecnico di Monti, le elezioni del 2013, il referendum costituzionale, infine il voto del 4 marzo. Le tendenze di fondo appaiono chiare: l’assetto politico consolidatosi a partire dal 1994 s’è progressivamente venuto sgretolando; è montata l’ansia di riportare il controllo dei destini d’Italia all’interno dei confini nazionali; sono salite alla ribalta, con prepotenza, forze politiche nuove o profondamente rinnovate. Come sempre nelle vicende umane, il percorso non ha un esito precostituito: magari il successo elettorale della Lega e del Movimento 5 stelle si rivelerà effimero, e il Partito democratico e Forza Italia risusciteranno. Ma è chiaro che la corrente tira con forza nella direzione opposta.

In politica non conta soltanto dove si arriva, però – conta pure come ci si arriva, e quando.
Se la mutazione del sistema politico italiano sia destinata a proseguire, o se sia ancora possibile invertirne il corso; qualora dovesse continuare, quanto tempo e quali passaggi occorreranno perché si concluda; che cosa delle vecchie culture politiche sarà mai sopravvissuto, e che cosa saranno diventati la Lega e il M5S, quando quella mutazione si sarà compiuta: questa è la posta della partita cominciata il 5 marzo. Ed è una grande posta, perché ne va non soltanto della stabilizzazione dello spazio pubblico nazionale e della direzione che prenderà l’Italia, ma in una certa misura anche degli equilibri europei. Non soltanto per via delle future scelte negoziali italiane a Bruxelles. Pure per la forza attrattiva che potrebbe avere la rifondazione d’uno dei più importanti sistemi politici continentali intorno a due forze estranee e ostili all’establishment tradizionale.

La partita ha un versante sinistro e uno destro: una quadriglia bipolare composta da Partito democratico e M5S da un lato, Forza Italia e Lega dall’altro. Le due metà del sistema politico italiano non sono simmetriche, tuttavia: rispetto alla sinistra, la destra è segnata da almeno quattro elementi peculiari. Il primo è – al solito – la dipendenza di Forza Italia da un leader ottantunenne. La scelta di Berlusconi di non costruire una successione all’interno del suo partito rende oggi il 14% che ha raccolto nelle urne il patrimonio di voti più fragile e, di conseguenza, «scalabile» che ci sia. Una fragilità accresciuta dall’aver perduto il Cavaliere una delle sue armi migliori, brandita non a caso per tanti anni: l’assenza di alternative. Oggi un’alternativa c’è: Salvini. Quest’alternativa è irrobustita dalle peculiarità numero due e tre: Lega e Forza Italia sono state alleate per anni, si sono presentate al voto in coalizione, insieme hanno governato a lungo il Paese e governano ancora tre Regioni; l’elettorato di destra tende a convergere tanto quanto quello di sinistra è invece propenso a divergere. La peculiarità numero quattro indebolisce invece l’alternativa: diversamente dal M5S, la Lega s’è data un’identità ideologica fin troppo chiara e radicale.
Se la partita della ristrutturazione della destra italiana si gioca intorno a questi quattro elementi, si capiscono allora le ultime mosse di Salvini. Da un lato la scelta di rivolgersi all’elettorato moderato mostrando un profilo «responsabile» – che nelle settimane a venire è presumibilmente destinato a farsi ancora più marcato. Dall’altro lo sforzo di evitare a ogni costo che Lega e Forza Italia vadano al governo con l’appoggio del Partito democratico, o d’una sua parte. Una soluzione, questa, che col tempo potrebbe dar vita a un agglomerato politico capace magari di attrarre i voti di centro destra, e di respingere di nuovo la Lega verso i margini del sistema.
Nessuno sa come finirà la partita. Sappiamo però che, da come finirà, dipende se negli anni a venire vi sarà in Italia un partito di centro destra moderato collegato al Partito popolare europeo. Oppure se quell’area politica sarà colonizzata da una forza sovranista. E in questa seconda eventualità, dallo svolgersi della partita dipende se e quanto quella forza sarà costretta a rivedere le proprie parole d’ordine e priorità per adattarsi al suo nuovo ruolo. Oltre che ai vincoli imposti dalla realtà.

gorsina@luiss.it