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 2018  marzo 17 Sabato calendario

Anche Johnson attacca Putin

Boris Johnson, il biondo ministro degli esteri britannico, ha accusato Vladimir Putin di essere direttamente responsabile dell’avvelenamento dell’ex spia del Kgb Sergei Skripal, intossicato da una dose di gas nervino assieme alla figlia Yulia mentre si trovava a Salisbury, a pochi chilometri da Londra. «Non abbiamo nulla contro la Russia», ha assicurato ieri Johnson, «il contrasto è con il Cremlino per quella che con enorme probabilità è stata una decisione di Putin, ovvero far impiegare un gas nervino nelle strade britanniche, nelle strade dell’Europa, per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale». Dichiarazioni che hanno scatenato l’ira di Mosca. Attraverso il suo portavoce Putin ha definito «sconvolgente e imperdonabile» che il capo della diplomazia britannica abbia associato il nome del presidente russo al caso Skripal. Intanto, dopo giorni di assoluto silenzio sulla vicenda, ieri Gentiloni ha telefonato a Theresa May assicurando «pieno sostegno e solidarietà verso il Regno Unito».  

• Si è scoperto qualcosa in più sulla dinamica dell’avvelenamento?
Il gas nervino sarebbe stato piazzato nella valigia di Yulia quando ancora era a Mosca, prima che la ragazza partisse per la Gran Bretagna. La sostanza chimica era probabilmente in un regalo, un profumo o un vestito, che la figlia ha portato in dono al padre. Yulia è arrivata a Salisbury sabato 3 marzo, il giorno dopo lei e Skripal sono andati in centro, hanno pranzato al ristorante italiano Zizzi e poi si sono spostati in un pub. Poco dopo li hanno trovati accasciati su una panchina. Per questo la polizia britannica non ha diffuso immagini di sospetti né fatto partire una caccia all’uomo: i responsabili dell’avvelenamento sarebbero rimasti a Mosca. Non bastaesse tutto ciò, a complicare i rapporti tra Gran Bretagna e Russia è arrivata ieri la notizia che Scotland Yard ha aperto un’indagine per omicidio sulla morte di Nikolai Glushkov.  

Sarebbe?
È un dissidente russo che viveva a Londra, trovato cadavere il giorno dopo l’attacco con il gas nervino ai danni di Skripal. Glushkov era molto legato all’oligarca russo Boris Berezovsky, rivale di Putin e a sua volta morto in circostanze misteriose nel 2013. Glushkov «è stato strangolato in circostanze al momento inspiegabili», si legge nel referto dell’autopsia.  

Tutta colpa di Putin quindi?
Non ne abbiamo certezza. A voler dar retta a quell’incredibile personaggio che è Eduard Limonov, Putin in questi casi non c’entra nulla. Intervistato da Francesco Battistini per il Corriere della Sera, lo scrittore e attivista la cui vita è stata raccontata da Emmanuel Carrère, sostiene che noi occidentali siamo ossessionati da Putin: «Ma quali russi! Si ricorda il Dottor No di James Bond? È stato un diabolico Dottor No a fare il lavoro. Questo Skripal non contava niente, era in pensione da 14 anni, insegnava storia dell’intelligence ai ragazzini delle scuole russe. Putin è molto intelligente, che interesse aveva a farlo fuori? Può crederci solo quella vecchia scopa di Theresa May, quest’inglese volgare che si crede Churchill, batte in arroganza Trump e dimentica cosa fecero i sovietici per aiutare i suoi padri!». Al di là dei toni coloriti, il dubbio è lecito: perché Putin avrebbe dovuto ordinare un avvelenamento così scenografico? E poi così a ridosso dalle elezioni?  

Ah, è vero, domani in Russia si vota…
 Centodieci milioni di russi andranno alle urne e si sa già che Putin sarà eletto per la quarta volta presidente. Supererà abbondantemente il 50%. Anche perché non ha avuto reali avversari in questa campagna elettorale. Il suo più diretto concorrente, il “comunista capitalista” Pavel Grudinin, non supera l’8 per cento. Mentre la trentaseienne Ksenia Sobchak, ex stella della televisione russa, che si è presentata «alla testa del partito del cambiamento», è stata accusata di essere stata messa lì dallo stesso Putin per dare un’apparenza di maggiore regolarità alle elezioni. Invece il più noto oppositore del presidente, Alexei Navalni, è stato escluso. Se il prossimo sarà o meno l’ultimo mandato di Putin è difficile dirlo. Per citare Limonov «nella sua famiglia vivono a lungo, i suoi genitori sono arrivati a 90 anni».   

• Come fa Putin ad avere un consenso così ampio?
I sociologi la chiamano «sindrome della fortezza assediata». Vuol dire che la maggior parte dei russi domani voterà per riconfermare Putin non solo come presidente, ma anche come comandante in capo di un Paese che negli ultimi sei anni ha vissuto una graduale militarizzazione della società, sullo sfondo del crescente scontro con l’Occidente. Putin ha costruito un’ideologia della nuova Russia fondata sull’orgoglio nazionale e sul riconquistato ruolo di potenza internazionale. Non a caso si vota domani, nel quarto anniversario dell’annessione della Crimea. A fare il resto ci hanno pensato le sanzioni occidentali, la squalifica dalle Olimpiadi per il doping di Stato, le punizioni per la presunta interferenza nel voto americano e ora il caso dell’ex spia avvelenata in Gran Bretagna. I russi si sono convinti che valga la pena sacrificare i diritti in nome della stabilità e dell’orgoglio nazionale.