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 2018  marzo 15 Giovedì calendario

La strana storia della spia russa avvelenata

Scaduto l’ultimatum senza che la Russia abbia dato le spiegazioni sul tentato omicidio di Sergei Skripal che Londra si aspettava (quali?), il governo inglese mostra la sua faccia più dura, quella che aveva messo in naftalina da qualche annetto. 
Come ritorsione la May ha annunciato l’espulsione di 23 diplomatici russi, la revoca di ogni prossimo invito o visita del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov e il ritiro di ogni delegazione ufficiale, compresa quella dei rappresentanti della famiglia reale, ai Mondiali di calcio di Russia 2018. Alla manifestazione però, guai a toccare il football, la nazionale inglese sarà regolarmente presente. 
Londra aveva già incassato nei giorni scorsi l’appoggio incondizionato degli Usa e quello dell’Unione Europea che ieri ha ribadito, per bocca di un portavoce, di essere «pronta a fornire aiuto, se richiesto». 
Ci si aspetta ora che il Cremlino risponda espellendo un certo numero di diplomatici inglesi, come di solito succede in questi casi, in attesa Mosca ha fatto sapere che «ogni azione illegale contro qualsiasi mezzo d’informazione della Federazione russa in Gran Bretagna porterà a contromisure, sulla base del principio di reciprocità». Questo significa che se Londra dovesse chiudere Russia Today come ha minacciato, «nemmeno un media britannico lavorerà nel nostro Paese» ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. 
In pratica la May, alla quale piace giocare alla Thatcher senza averne gli attributi, sta cercando di convincerci che per Mosca sia più importante la morte di un’oscura ex spia doppiogiochista (già graziata da Medvedev), che le relazioni internazionali con mezzo Occidente. 
IL TERRIBILE NOVICHOK 
L’accusa peraltro è senza un vero movente, mentre le prove sarebbero basate principalmente sul fatto che il gas nervino utilizzato per il tentativo di avvelenamento sia notoriamente una specialità russa, una sostanza chimica rara chiamata Novichok, dagli effetti devastanti e quasi incurabili, sviluppata segretamente dal Kgb negli anni ’70, cioè in piena epoca sovietica. Sembra però piuttosto strano che i servizi segreti di un Paese non sprovveduto e con lunga esperienza nel campo in questione, l’omicidio di spie, siano ricorsi proprio al Novichok per togliere di mezzo, senza nemmeno farcela, una scomodo personaggio che peraltro si permetteva di andare in giro senza alcuna particolare precauzione per l’Inghilterra con la figlia. Sarebbe bastato strangolarlo all’angolo di una via, una coltellata, un colpo di pistola. Invece è stato scelto un metodo spettacolare, da cinema, un gas rarissimo che lascia una firma indelebile, roba da film di James Bond. Una stranezza alla quale ancora più singolarmente sembra che nessuno a Londra abbia pensato, almeno secondo quanto ci raccontano i media inglesi. Difficile immaginare che gli 007 britannici siano tanto ingenui o che lo siano a maggior ragione quelli di Mosca, per di più autolesionisti visto che tra qualche giorno in Russia si vota. 
OMICIDI ELETTORALI 
Quale presidente e candidato sano di mente ordinerebbe infatti una esecuzione in un Paese estero amico con quelle specifiche modalità un paio di settimane prima delle elezioni il cui esito è dato praticamente per scontato? Secondo analisi fantasiose apparse qua e là in Rete, Putin in realtà starebbe traendo vantaggio dalla vicenda, dando di sé un’immagine forte e inflessibile. Può anche darsi, ma che strane e contorte vie per ottenere consenso quando comunque con il 70% ne hai già da vendere. 
MONTATURA DA 007 
Avendo una certa esperienza di dietrologia più o meno giustificata noi italiani diremmo che qui c’è lo zampino dei servizi segreti deviati. Tutto sta però a stabilire da quali parti arrivino le deviazioni: dall’MI5 britannico o dal Fsb russo? O piuttosto dalla Cia, che già lavora da anni per minare la stabilità del Cremlino? Quello del Novichok poi, è in realtà è un falso mito, perché il gas in questione ai tempi dell’Unione Sovietica non veniva prodotto solo nei laboratori chimici di Mosca ma anche in quelli ucraini ad esempio, e si sa quanto Kiev e Washington siano vicini e quanto i servizi dei primi e quelli dei secondi condividano obiettivi simili. 
C’è poi il fatto non secondario che Skripal non è nemmeno morto. Che errore imperdonabile sbagliare la dose di nervino, tantopiù che l’avvelenamento è avvenuto a poche miglia dal laboratorio militare britannico di Porton Down dove in poche ore sono stati in grado di identificare la sostanza utilizzata e avviare un trattamento d’urto.