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 2018  marzo 16 Venerdì calendario

Michelangelo, spunta un autoritratto: «È nascosto nelle pieghe di un disegno»

Michelangelo, la propria caricatura, celato in un suo disegno del 1525: la notizia, se confermata, è destinata a fare epoca. Il disegno, del British Museum di Londra, raffigura la sua amica, Vittoria Colonna, poetessa e intellettuale, per anni compagna almeno di penna dello scultore che le dedicò una Crocifissione, un piccolo quadro i cui bozzetti sono a Londra e al Louvre; di loro due, sopravvivono due missive di Michelangelo e cinque della marchesa. Bene: nel ritratto di lei che egli eseguì, accanto alle pieghe del vestito nel lato destro, uno studio dell’Università di Scienze della Salute di Porto Alegre, in Brasile, ha visto un uomo, intento proprio a dipingere. Per carità: appena abbozzato, e pure difficile da leggere; ma dall’ateneo accreditato con certezza.
GLI STUDIOSIStando allo studio, che Deivis de Campos ha pubblicato su una rivista di Anatomia clinica, vi sarebbe disegnato un uomo piegato in avanti, come fosse l’autore dello stesso ritratto. I massimi studiosi di Buonarroti ancora non si sono espressi; ed è certo che, almeno un’altra volta, lo scultore si è eternato (ma stavolta non in modo ironico): accanto a un suo sonetto per Giovanni da Pistoia, infatti, si è ritratto mentre era intento a dipingere la Volta della Cappella Sistina; l’eccezionale documento è conservato a Firenze, a Casa Buonarroti. E lo stesso gruppo di lavoro brasiliano, l’anno scorso, nelle Cappelle Medicee della città toscana aveva individuato simboli pagani che, dicono, farebbero riferimento agli organi sessuali della donna. Per gli autori della scoperta, questo nuovo «disegno nel disegno» potrebbe fornire «informazioni preziose anche sullo stato di salute dell’artista».
Il disegno è poco più di un abbozzo, quasi evanescente; una silhouette: due gambe, un tronco umano semicoperto dalle vesti di Vittoria Colonna, e un volto giovanile di profilo. Che la scoperta avvenga su un disegno già celebre, e (in più) conservato in un famoso museo, mette per fortuna al riparo da ogni sospetto di speculazione. Ovviamente, per almeno intravvedere qualcosa, bisogna armarsi di una lente capace di ingrandimenti assai pronunciati. E precede quello che è normalmente ritenuto l’anno d’inizio del rapporto tra i due: secondo Emidio Campi, dal 1536 o 1538; però, è certa la data del 1525 per il ritratto del British Museum. Non ci sono troppe certezze sull’attribuzione brasiliana di questa silhouette; ma il tema è avvicente, come tutti quelli che riguardano nuove scoperte sui maggiori nomi dell’arte. Non siamo alle prese con un nuovo quadro (qualcuno ironizza, ad esempio, dicendo che «Caravaggio non ha mai dipinto tanto, quanto dopo morto»), ma adesso, la parola, insieme con le interpretazioni, passa ai maggiori studiosi dell’artista: quanti di loro resteranno convinti dell’interpretazione?