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 2018  marzo 16 Venerdì calendario

I giudici dell’Europa bocciano il marchio “Mafia” per ristoranti

No, la mafia non siede a tavola e non ci si siederà. Il Tribunale dell’Ue ha bocciato la proposta di marchio commerciale per la catena di ristoranti spagnola «La Mafia se sienta a la mesa» («la Mafia si siede a tavola», appunto), scelta che vede promuovere Cosa Nostra come sinonimo di qualità in contrasto con il buon gusto e, soprattutto, i principi fondamentali su cui si basa l’Ue. Niente marchio, quindi. È «contrario all’ordine pubblico», secondo i giudici di Lussemburgo. Via le insegne quindi.
Sfondo nero, una rosa rossa sulla parte destra del riquadro, la scritta in bianco «La Mafia se sienta a la mesa». Questo il logo presentato nel 2006 dalla società La Honorable Hermandad (alla quale è succeduta La Mafia Franchises) all’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo) per chiederne il riconoscimento e, di conseguenza, la difesa a livello comunitario. L’Italia ha invece chiesto all’Euipo il non riconoscimento del nome, proprio per l’insostenibilità della buona pubblicità fatta alla criminalità organizzata. L’ha spuntata l’Italia, con l’Euipo che nel 2015 ha cancellato il marchio dai registri a dodici stelle. Gli spagnoli hanno deciso di fare ricorso al Tribunale, che oggi dà loro torto. Il termine Mafia, ricorda il Tribunale, non può essere associato a nulla di buono. È conosciuto e associato in tutto il mondo ad attività di criminalità organizzata. «Simili attività criminali violano i valori stessi sui quali si fonda l’Unione».
Il messaggio che arriva dai ristoranti di Spagna è inoltre diseducativo, dato che il nome delle tavole calde e dei punti ristoro «trasmette un’immagine complessivamente positiva di tale organizzazione e banalizza i gravi attacchi sferrati da detta organizzazione ai valori fondamentali dell’Unione». Ancora, il marchio è considerato offensivo e irrispettoso delle vittime di agguati mafiosi e dei loro familiari. Gli spagnoli hanno facoltà di fare appello alla Corte. Hanno due mesi di tempo per decidere se continuare a promuovere il cattivo gusto. Soddisfatto l’ambasciatore italiano a Madrid, Stefano Sannino: «Si tratta di una decisione che premia e conferma pienamente la linea portata avanti dal Governo italiano sin dal 2015, prima in sede Euipo e poi davanti al Tribunale di giustizia dell’Ue».