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 2018  marzo 16 Venerdì calendario

Per difendersi da pasdaran, missili e gas Israele costruisce il bunker del sangue

«Abbiamo quasi terminato gli scavi. Siamo cinque metri sotto terra, dobbiamo scendere a quindici». Nell’ufficio della direzione dei Servizi del Sangue del Magen David Adom, presso l’Ospedale Tel HaShomer di Ramat Gan, Comune satellite di Tel Aviv, Eilat Shinar, ematologo di fama mondiale, illustra le immagini trasmesse in diretta al suo smartphone dalle telecamere puntate h24 sul cantiere della futura Banca-Bunker del Sangue a Ramla, nel centro di Israele, a mezz’ora dall’aeroporto Ben Gurion. «Questo è nuovo!» esclama puntando il dito sullo schermo per indicare i progressi delle scavatrici. E aggiunge: «La nuova infrastruttura sarà il massimo dell’avanguardia»
Nell’occhio del ciclone
Dalla prospettiva israeliana, il Medio Oriente è un ciclone e lo Stato Ebraico è proprio nel suo occhio: la minaccia di Hezbollah a Nord e – non è escluso – dal mare, quella di Hamas dalla Striscia di Gaza, in Siria i Pasdaran iraniani. In Israele sanno bene l’importanza di essere pronti ad affrontare lo scenario più cupo, anche perché i Fateh-110, sofisticati missili con una gittata in grado di colpire qualsiasi obiettivo in Israele, sono già da qualche anno in dotazione a Hezbollah e infrastrutture militari siriane nascondono centri per la produzione di armi chimiche. A prescindere dalle reazioni militari in caso di attacchi e guerre o in circostanze di calamità naturali, quello che conta, e per cui Israele si sta attrezzando con azioni preventive, è la salvaguardia della popolazione. Fin dal 2000, anno dell’esplosione della seconda intifada, il direttivo del Mda ha portato all’attenzione della Protezione civile, dell’esercito, del ministero della Difesa e di quello della Salute la necessità di costruire infrastrutture adeguate per far fronte a nuove potenziali situazioni di emergenza.
Ogni episodio – dalla guerra del Libano del 2006 alle varie operazioni a Gaza nel 2008, 2012 e 2014 – è stata una nuova conferma. Senza contare che la popolazione sta crescendo al ritmo del 2% annuo: le proiezioni dell’Ufficio centrale di statistica (Cbs) mostrano che il traguardo di 10 milioni di abitanti potrebbe essere raggiunto entro il 2020, anno nel quale è fissata l’inaugurazione della Nuova Banca del Sangue. Se negli Anni 80, quando l’attuale centro servizi è stato costruito, l’Mda forniva 175 mila unità di sangue l’anno, oggi ne procura 250 mila.
Nella nuova sede, per i prossimi trent’anni, la quantità potrà raddoppiare fino a mezzo milione di unità. A quel punto, entro gli Anni 60 di questo secolo, anche la popolazione israeliana potrebbe essere raddoppiata fino a 20 milioni. Per non parlare dell’aumento dei turisti, anche loro al centro dell’attenzione del Mda. «In tutto questo tempo non abbiamo perso tempo – sorride Shinar – abbiamo visitato altre strutture nel mondo per vedere come lavorano gli altri e per raccogliere dati. Siamo stati alla Croce rossa in America, in Australia e in Gran Bretagna. E nei laboratori Avis a Milano». L’edificio, progettato dagli architetti Mochly-Eldar, studio specializzato in strutture sanitarie, edifici pubblici e industriali, non sarà soltanto una banca del sangue all’avanguardia, ma anche un rifugio blindato sotterraneo capace di garantire la sicurezza delle scorte di sangue e assicurare la continuità delle attività nei laboratori anche durante una guerra.
In caso di guerra
In sintesi: «Automazione, spazi più vivibili ma anche più protetti e nuove tecnologie in un edificio progettato con grande rispetto dei principi di sostenibilità», riassume la direttrice dei «Servizi del Sangue» del Mda. Più nel dettaglio «nei piani in superficie ci saranno spazi operativi quotidianamente ma che, in caso di guerra, possono essere chiusi e abbandonati: un auditorium, classi per corsi e lezioni, la sala per le donazioni del sangue, una caffetteria e gli uffici. Nei livelli sotterranei si svolgeranno le principali attività che non si possono interrompere per nessun motivo: laboratori per test e analisi, raccolta del sangue, supporto logistico per le ambulanze, sistemi di comunicazione.» L’Associazione Amici americani del Mda ha donato la fetta più grande del budget necessario. «Abbiamo raccolto 90 milioni di dollari. Dobbiamo arrivare a 130 milioni». Anche per questo motivo il prossimo 25 marzo Shinar volerà a Milano per presentare il progetto in un evento organizzato dall’Associazione Amici di Maghen David Adom Italia al Teatro Elfo Puccini.