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 2018  marzo 16 Venerdì calendario

Siria, la grande fuga da Ghouta. Ventimila profughi via dall’inferno

Migliaia di persone riescono finalmente a fuggire dalla Ghouta devastata dai raid e Bashar al-Assad si avvicina a una vittoria decisiva, mentre la guerra civile siriana entra nel suo ottavo anno. Era il 15 marzo del 2011 quando le grandi manifestazioni a Daraa, Homs e nella stessa periferia di Damasco cominciarono a sfidare il raiss sull’onda della primavera araba. Ora il paesaggio, politico e fisico, è del tutto cambiato. Interi città, quartieri, sono in macerie e fra quelle macerie i ribelli tentano l’ultima resistenza.
Le loro difese cominciano a cedere. Ieri i governativi hanno preso altre due cittadine della Ghouta orientale, Hamuriya e Saqba. I combattenti si sono ritirati e per la prima volta un gruppo consistente di civili, circa 20 mila, è riuscito a lasciare le zone assediate e ha raggiunto le linee governative, dove la Croce rossa e le agenzie dell’Onu erano in attesa di poter entrare per portare cibo e medicine.
I volti scavati di vecchi, donne e bambini che dopo quasi un mese di inferno sono riusciti a scappare, davano tutto il senso delle sofferenza tremenda che hanno passato. Dal 18 febbraio, quando sono cominciati i bombardamenti incessanti dei russi e del regime, oltre 1200 persone, la maggior parte civili, sono rimaste uccise. Gli altri sono sepolti vivi nelle cantine. Un nuovo massacro, che si va ad aggiungere alle 350 mila vittime in sette anni di conflitto.
Ma la fase delle battaglie urbane sta per finire. La Ghouta orientale è ridotta a due piccole sacche, i governativi hanno ripreso i tre quarti del territorio. Nella città di Douma si sono trincerati i combattenti dell’Esercito dell’Islam, appoggiati dai sauditi. Sono i più propensi ad arrendersi e le trattative con la Russia, secondo fonti vicine al governo di Damasco, sono a buon punto. Mosca ha promesso un salvacondotto e il trasferimento in altre zone non controllate dai governativi.
Nei giorni scorsi centinaia di feriti, combattenti e civili, sono stati portati fuori, un primo segnale. Nell’altra sacca, nelle cittadine di Arbin, Zamalka, Jasrin, resistono invece miliziani del gruppo Faylaq al-Rahman, con simpatie per la Turchia. Sono più decisi a tenere duro e per questo l’aviazione russa ha scatenato fra mercoledì e ieri un inferno di fuoco che ha demolito le loro linee di difesa e spinto la popolazione a fuggire.
Assad e Vladimir Putin vogliono chiudere la partita, in un modo o nell’altro. Nel 2013 il raiss controllava appena il 30 per cento della Siria, adesso oltre i due terzi sono suoi. Dopo la Ghouta la guerra non sarà più interna, civile ma «alle frontiere»: verso il Golan, il Nord-Ovest finito nell’orbita turca, il Nord-Est in mano a curdi e truppe americane. Ieri, davanti al Congresso Usa, il generale Joseph Votel, comandante delle forze statunitensi in Medio Oriente, lo ha ammesso apertamente: «Assad ha vinto».