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 2018  marzo 16 Venerdì calendario

Quel gene dello spazio che ha diviso per sempre i gemelli astronauti

Roma Se esiste un “gene dello spazio”, Scott Kelly ne è il detentore. Dopo 340 giorni consecutivi in orbita sulla Stazione Spaziale Internazionale e vari prelievi di sangue (eseguiti da solo), l’astronauta della Nasa è diventato forse l’uomo più studiato della medicina di oggi. La presenza a Terra del suo gemello identico Mark, infatti, ha fornito ai ricercatori l’occasione unica di mettere uno accanto all’altro due profili genetici che, se non proprio identici, erano in partenza molto simili.
Di “un fuoco d’artificio” di alterazioni del genoma aveva parlato all’indomani del ritorno a Terra ( il primo marzo 2016) il genetista che ha studiato Scott Kelly, Christopher Mason della Weill Cornell Medicine. Quasi due anni di routine terrestre e l’aver appeso la tuta al chiodo sembrano oggi aver riequilibrato il Dna dell’astronauta. Ma con qualche eccezione. Il 7% dei geni del 54enne gemello spaziale mantengono infatti livelli di espressione alterati. La Nasa, in una conferenza dello Human Research Program che si è svolta a Galveston, in Texas, ha anticipato dei risultati che saranno sistematizzati in una pubblicazione scientifica entro il 2018. Ma una prima sintesi ha messo in evidenza – fra i mutamenti di lunga durata – quelli dei geni collegati al sistema immunitario (che nell’ambiente asettico della Stazione Spaziale viene sollecitato meno rispetto alla Terra), dei geni legati alla formazione delle ossa (in assenza di gravità scheletro e muscoli sono gli organi che si indeboliscono di più) e a quelli che regolano l’equilibrio dei gas nel sistema circolatorio. Fra gli effetti della vita sulla Stazione Spaziale c’è infatti un impoverimento del sangue: l’ossigeno diminuisce e aumenta l’anidride carbonica.
Sembra invece scomparso con il tempo uno degli effetti più sorprendenti della permanenza nello spazio: l’allungamento dei telomeri. Scott Kelly era tornato a terra con i “cappucci” che proteggono le estremità della doppia elica del Dna più lunghi rispetto alla partenza. Niente di simile era mai stato osservato in maniera così netta. In genere i nostri telomeri si accorciano man mano che invecchiamo. Quando i “cappucci” sono consumati del tutto, la cellula smette di dividersi e il tessuto lentamente si degrada. Da questo punto di vista, Scott sembrava dunque essere ringiovanito durante il viaggio. Ma a pochi giorni dall’atterraggio il “miracolo” è svanito: i telomeri del gemello volante sono tornati identici a quelli del gemello sedentario.
I medici attribuiscono l’effetto “ringiovanente” all’attività fisica intensa richiesta sulla Stazione Spaziale per contrastare l’indebolimento di muscoli e ossa ( almeno due ore al giorno di ginnastica) e alla dieta senza sgarri ( per usare un eufemismo) imposta dalla vita in orbita.
La realtà però è che molti dei dati ricavati dai Kelly ( anche Mark era stato astronauta, ma ha trascorso in tutto solo 54 giorni nello spazio) sfidano la logica e che il progetto della Nasa “Twins Study” ha ancora molto da fare prima di poter individuare con chiarezza “i geni dello spazio”. L’obiettivo di lungo termine resta valutare gli effetti sulla salute di un eventuale volo per Marte. In tutto il Twins Study è diviso in dieci filoni di ricerca, affidati ad altrettanti scienziati. Scott Kelly a bordo della Stazione Spaziale raccoglieva campioni di sangue e urina in coincidenza con la partenza delle navette Soyuz per la Terra, in modo che le provette congelate arrivassero in laboratorio negli Stati Uniti entro due giorni. Fra gli altri cambiamenti misurati c’è stato un aumento dell’altezza di circa 5 centimetri (le vertebre si distendono in assenza di gravità), sparito subito dopo il ritorno a Terra ( e spesso accompagnato da un fastidioso mal di schiena). Alcune proteine nel sangue che indicano la presenza di infiammazioni dei tessuti sono decisamente aumentate (segno non troppo tranquillizzante). Ma l’effetto più temuto – un declino delle attività cognitive causato dal bombardamento di raggi cosmici – non si è affatto mostrato su Scott, che resta arguto e brillante esattamente quanto il fratello.