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 2018  marzo 16 Venerdì calendario

Tim, la rivincita dei vecchi boiardi: Scaroni è il regista

L’attacco a Tim del fondo americano Elliott si è concretizzato ieri in una lista di candidati per il consiglio di amministrazione che assomiglia molto alla rivincita dei vecchi boiardi. Su alcuni nomi della lista sono evidenti le impronte digitali dell’ex amministratore delegato dell’Eni Paolo Scaroni, regista dell’operazione. Si tratta di persone legate anche al suo antico sodale (e coimputato per le tangenti in Nigeria dell’Eni) Luigi Bisignani. Scaroni è collegato alla Institutional Service Center del suo vecchio amico Alvise Alverà (padre di Marco, ex assistente di Scaroni oggi alla guida di Snam). La Isc è advisor di Elliott nella partita Tim come in quella che riguarda il Milan. Nonostante l’atmosfera un po’ déjà vu, il tentativo di scalzare dalla plancia di comando i francesi della Vivendi di Vincent Bolloré sembra avere il vento in poppa. A soffiare potentemente sulle vele di Elliott c’è anche quel che resta del governo italiano, in primis il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda e il presidente della Cassa Depositi e Prestiti, Claudio Costamagna. A fare da ufficiale di collegamento tra Elliott e il governo italiano è la società di consulenza Vitale & Co. attraverso Roberto Sambuco, per diversi anni dirigente del ministero dello Sviluppo economico.
Ecco come si svolge la partita. Il fondo americano guidato da Paul Singer ha rastrellato poco più del 2,5 per cento della ex Telecom Italia, quanto basta per avere il diritto di chiedere integrazioni all’ordine del giorno dell’assemblea degli azionisti in programma per il 24 aprile. Ieri ha depositato la richiesta di revocare sei dei quindici consiglieri, in particolare quelli “non indipendenti”. Si tratta del presidente Arnaud de Puyfontaine e dei consiglieri Hervé Philippe, Frédéric Crépin, Giuseppe Recchi, Félicité Herzog e Anna Jones. Elliott ha depositato anche la lista dei candidati alla sostituzione. Il predestinato alla presidenza è Fulvio Conti, dal 2005 al 2014 amministratore delegato dell’Enel, dove prese il posto di Scaroni di cui era stato il più stretto collaboratore. Conti è già stato in Telecom come direttore finanziario nel ‘98-‘99, prima di essere brutalmente silurato durante la scalata di Roberto Colaninno. A farlo fuori fu l’amministratore delegato Franco Bernabè, oggi consigliere di Tim. Ci sono poi Luigi Gubitosi – ex direttore generale della Rai ma soprattutto ex amministratore delegato della compagnia telefonica Wind – il direttore finanziario della Salini Impregilo Massimo Ferrari, Paola Giannotti De Ponti (consigliere anche di Terna e Ubi) e il banchiere-docente Dante Roscini. Completa il quadro Rocco Sabelli che vent’anni fa era alla guida della telefonia mobile di Tim ed è stato voluto in lista direttamente dagli uomini di Elliott.
Elliott ha indicato tra i suoi obiettivi non solo il cambio della governance ma anche il ritorno immediato del dividendo per gli azionisti e la conversione delle azioni di risparmio in ordinarie. C’è poi la questione dello scorporo della rete, che Elliott vorrebbe non solo separata societariamente ma anche quotata in Borsa dopo la fusione con la Open Fiber di Enel e Cdp. Quest’ultima mossa piace al governo, preoccupato per l’ingente investimento deciso da Enel e Cdp sulla rete in fibra ottica, del quale non si intravedono ritorni economici. Ironicamente la nuova Tim presieduta da Conti toglierebbe le castagne dal fuoco all’Enel di Francesco Starace, suo successore al vertice del colosso elettrico dopo una convivenza vagamente tempestosa.
Rimane incerto il destino dell’amministratore delegato israeliano Amos Genish. Elliott ieri ha fatto sapere di avercela con Vivendi e non con il manager, che considera “molto competente”. Ma Tim ha fatto sapere che Genish non resterebbe un’ora di più al suo posto se l’assemblea sancisse il ribaltone. Il manager israeliano è stato cooptato in cda la scorsa estate al posto di Flavio Cattaneo: L’assemblea non può quindi votare la sua revoca, dovendo ratificare la cooptazione. Potrebbe essere questa la ragione della scomparsa dalla lista dei candidati di Paolo Dal Pino, anch’egli ex uomo Wind, dato fino a ieri per sicuro: il suo potrebbe essere il nome tenuto di riserva per l’eventuale sostituzione di Genish.
Tutto questo naturalmente è appeso all’esito dell’assemblea del 24 aprile. Vivendi ha il 24 per cento delle azioni, e in genere all’assemblea partecipano tra il 55 e il 60 per cento delle azioni, quasi tutte in mano a fondi comuni che, se compattati, sono in grado di battere il gruppo di controllo. È già accaduto nell’assemblea dell’aprile 2014, quando il socio di maggioranza Telco andò sotto nel voto sul cda. I due contendenti hanno davanti 40 giorni di campagna elettorale per portare i grandi fondi dalla loro parte.