Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  marzo 16 Venerdì calendario

Il ritorno della stretta di mano

Nel mondo anglosassone è già acclarato: la stretta di mano vive una ritrovata popolarità, a scapito di abbracci e baci, sempre più malvisti nei saluti fra conoscenti e colleghi. Uno dei motivi è che, nel post Weinstein, schioccare baci o allungare pacche sulle spalle passa come altamente sconsigliabile. «Negli uffici, molti si stanno interrogando su quali siano le occasioni da stretta di mano e quelle da bacio», ha scritto The Economist. «Gli uomini non sanno più se è ancora Ok salutare una collega abbracciandola», ha aggiunto The Sun. Che poi non è il peggio che possa succedere, dato che la scrittrice Katherine Tarbox, sul New York Times, azzarda il sospetto che, in finanza, nel dopo #MeToo, si stiano assumendo meno donne per limitare i rischi di sexual harassment. Il Wall Street Journal ha osservato che molti amministratori delegati si pongono il tema di ripensare il contatto fisico con i collaboratori. Sul canadese Globe and Mail, l’avvocato del lavoro David Whitten è stato tombale: «Con la stretta di mano si va sul sicuro». Una mano tesa, amichevole ma formale, è garanzia di buone intenzioni e non si finisce come il senatore californiano Bob Hertzberg, appena indagato per eccesso di abbracci.
«L’abbraccio sociale all’europea», importato negli States in tempi relativamente recenti, non gode più di buona fama e su giornali, siti, tv, pullulano consigli e istruzioni sulla stretta di mano, che sembra diventata un’arte: chi là da per primo, con quanta forza, per quanto tempo. Sono dettagli non scontati. La governatrice del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ha raccomandato ai suoi sindaci strette di mano «asciutte e che non durino più di tre secondi». Silvio Berlusconi ha apostrofato una reporter della Bbc con un «se stringi la mano così forte, chi ti sposa?». 
La stretta di mano viene rivalutata anche perché abbiamo esagerato in baci e abbracci: molti trovano molesto essere shakerati e sbaciucchiati da chi si conosce poco. Sul Financial Times, il giornalista economico Jonathan Guthrie ha dedicato un editoriale accorato a favore della prevalenza della stretta di mano: «Se questo fosse un giornale popolare, titolerei “la follia del bacino-bacino deve finire!”. Ma poiché questo è il FT, ipotizzo che uno spostamento secolare nei costumi sociali significhi assegnare un valore più alto allo spazio personale. I baci dovrebbero essere relegati a casa e affetti».
Insomma, in tempi in cui siamo più usi ai rapporti virtuali che a quelli faccia a faccia, la gestione dello spazio intimo risente di nuove sensibilità. Francesco Pira, sociologo dei processi culturali e comunicativi, docente a Messina, spiega: «La nostra è una generazione della paura. Sui social, veniamo scottati dagli haters e guardiamo foto di teneri abbracci e nella realtà il contatto fisico ci spaventa». 
C’è poi il tema rituale e simbolico: nelle riunioni in collegamento telematico, la stretta di mano non c’è. Ben Silverstone, docente di Informatica dell’inglese Arden University, ha scritto che, come essere umani, siamo impreparati a concludere affari senza stringerci la mano e che la stretta virtuale introdotta da Skype non è sufficiente allo scopo. 
Sarà per la nostalgia del contatto, del desiderio di stare vicini ma non troppo, vicini ma in sicurezza, che si moltiplicano le varietà di strette di mano. In America, ci sono prof che ne hanno una per ogni studente e i loro video fanno milioni di visualizzazioni. Sono strette creative, che ricordano il Fit Bump reso celebre da Michelle e Barack Obama. In gergo afro-americano si chiamano Black Power Handshakes e indicano fratellanza, come il «Wakanda forever» del film Black Panther, che sta incassando un miliardo di dollari. Agli attori del cast, nelle interviste tv, tocca esibirsi in complicati tutorial. Anche per chi preferisce stare sul classico, però, la stretta di mano nasconde insidie. Spiega l’esperta di galateo Laura Pranzetti Lombardini: «La mano la porge la persona più importante o la donna. La stretta? Né molle né troppo forte, specie verso chi porta anelli. E breve. La mano non si porge a lama, come a minacciare. Il braccio deve stare obliquo e morbido». Una buona stretta non mente e dice più di mille parole. Boris Johnson l’ha negata all’ambasciatore russo convocato sul caso della spia avvelenata. Antonio Conte e José Mourinho non se la sono scambiata nell’undicesima di Premier League, ma hanno rimediato all’Old Trafford, a febbraio. Il bello della stretta di mano è che è impossibile da equivocare, anche quando non c’è.