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 2018  marzo 16 Venerdì calendario

La nuova Steve Jobs ha ingannato per anni tutti gli investitori

Sembrava la storia perfetta: giovane (nel 2014, l’anno del boom, aveva trent’anni), bella e, soprattutto, donna in un mondo californiano dell’alta tecnologia popolato solo da uomini, Elizabeth Holmes era non solo un’imprenditrice di successo (con un’azienda da nove miliardi di dollari), ma anche una possibile benefattrice dell’umanità. Il rivoluzionario metodo di analizzare il sangue della sua Theranos, prometteva, infatti, un enorme risparmio di soldi e pene: niente più aghi, test fatti in farmacia senza più medici e laboratori, i risultati pronti in poche ore; la sanità democratizzata. 
Invece, era una truffa: sotto inchiesta da parte della magistratura dal 2015 e privata già da tempo delle licenze, la Theranos è stata ora incriminata per aver raccolto settecento milioni di dollari in modo fraudolento dalla SEC, la Consob americana, che ha anche multato (mezzo milione di dollari) la Holmes, ha reciso ogni suo legame con l’azienda e l’ha bandita per dieci anni da ogni incarico aziendale.
Fine amara di una vicenda che aveva colpito, addirittura affascinato, tutta la stampa americana. Ne scrissi in termini positivi anch’io sul Corriere, pur segnalando le perplessità emerse già quattro anni fa sulla sua metodica e sull’eccesso di segretezza della Theranos.
Ma i dubbi sembravano alimentati dalle aziende danneggiate dalla nuova arrivata: i colossi delle analisi come Quest e LabCorps che vedevano compromesso il loro modello di business. Mentre il ministro del Tesoro gioiva: il governo Usa (che paga la sanità per poveri e anziani) avrebbe risparmiato ben duecento miliardi di dollari in dieci anni. A sostegno della credibilità della Holmes c’era la composizione del consiglio d’amministrazione della Theranos nella quale erano entrate personalità di assoluto valore, da Henry Kissinger a George Shultz, un altro ex segretario di Stato, all’attuale capo del Pentagono, James Mattis, al senatore Sam Nunn.
Grossi personaggi, ma privi di competenze scientifiche. Quando erano cominciati i dubbi che avevano indotto, ad esempio, il capo di Google Ventures, Bill Maris, a non investire in Theranos, convinto che la sua tecnologia fosse sopravvalutata, altri investitori di rango della Silicon Valley, da Larry Allison di Oracle al fondatore di Netscape, Marc Andreessen, si erano, però, schierati con la Holmes, sostenendola con le parole e i fatti. Anche l’editore Rupert Murdoch e il gruppo farmaceutico Walgreens che avevano investito centinaia di milioni di dollari in Theranos.
La società continua a dichiararsi innocente e decisa a sviluppare ancora la sua tecnologia. Ma non nega di aver presentato come innovazioni i risultati ottenuti usando vecchie apparecchiature. Lapidario il giudizio della SEC, l’authority di Borsa: «Gli innovatori che vogliono rivoluzionare devono dire agli investitori la verità su quello che la loro tecnologia può fare oggi, non quello che sperano di ottenere un giorno».