Corriere della Sera, 16 marzo 2018
Foto senza classe
Metti una madre avvocata, esperta in tutela dell’immagine dei minori, che decide di portarsi il lavoro a casa, preoccupata dall’eventualità di vedere una foto del suo piccino spuntare su qualche social. Metti una preside fiorentina che le presta ascolto e proibisce a genitori e docenti di riprendere i bambini all’interno dell’istituto. Metti che così scompaiono la foto di classe – da riguardare nel corso della vita con imbarazzata tenerezza e malcelato rimpianto – e pure il filmino della recita di fine anno, confezionato con mano impavida da qualche Sorrentino mancato, riciclatosi in padre amorevole. Metti che, a difesa del diritto di una singola madre a non rivelare al mondo le fattezze del suo bambino, si impedisca a decine di altre madri di conservare e condividere quell’immagine, e ai loro figli di poterla sfogliare in futuro. Metti che gli altri genitori si infurino e minaccino di scattare la foto di classe davanti alla scuola, tagliando fuori il bambino della madre tignosa. Metti che quel bambino si senta escluso dal gruppo e la prenda male. Metti che uno alla fine non ci capisca più niente.
Penso con qualche preoccupazione alla mia cara maestra, che conserva religiosamente in un cassetto del tinello le fotografie di tutte le classi della sua vita. Non è che adesso gliele estorceranno con la forza? Non è che, a furia di tutelare ogni singolo diritto di ciascuno, finiremo per ritrovarci un mondo più storto?