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 2018  marzo 15 Giovedì calendario

Le virtù del caffè

È fonte di antiossidanti. Ha effetti neuroprotettori. Riduce il rischio di cirrosi e altre malattie del fegato. Con un consumo moderato, il caffè fa più bene che male. Chi consuma tre tazzine al giorno può mettere in conto una riduzione del rischio di mortalità in generale e di disturbi cardiovascolari, metabolici e neurologici, oltre che di alcuni tipi di tumore. 
È il lavoro di un gruppo di ricercatori inglesi a fare il bilancio sui pro e contro della bevanda più diffusa al mondo dopo il tè: una revisione sistematica degli studi pubblicati negli ultimi anni con cui si dimostra che il rito quotidiano del caffè non solo è sicuro per la salute, ma porta anche benefici all’organismo. Basta non eccedere.
IN UN CHICCO
Sono oltre mille i composti presenti in un chicco. Alcuni hanno potenziali effetti antiossidanti, antinfiammatori, antifibrotici e antitumorali. È per questo, oltre che per la sua diffusione fra la popolazione, che il chicco è diventato oggetto negli ultimi decenni di numerosi studi scientifici. I ricercatori di Southampton e di Edimburgo, nello studio pubblicato recentemente sul British Medical Journal, ne hanno sottoposto a screening oltre duecento, tracciando una sintesi dei risultati.
Si parte dagli effetti sul sistema cardiovascolare. Con tre tazzine al giorno, il rischio di mortalità rispetto a chi non consuma caffè risulta ridotto del 19% per disturbi cardiovascolari, del 16% per quelli coronarici, del 30% per ictus. Per l’ipertensione, con un consumo abituale e moderato non risultano significative stime di rischio. 
Il caffè è associato a benefici per la fibrosi e cirrosi epatica. Che sia espresso o moka, è legato a un più basso rischio di disturbi al fegato, conferma lo studio inglese: rispetto a chi non ne fa uso, il rischio è ridotto del 20% per il fegato grasso non alcolico, del 27% per la fibrosi, del 39% per la cirrosi. Anche il diabete di tipo 2 gode di un effetto protettivo da parte del caffè, sia normale sia decaffeinato: il rischio si abbassa in modo lineare per ogni tazzina in più consumata. Ed è consistente anche l’effetto sulla sindrome metabolica, con un rischio ridotto del 9 per cento. 
LA SCIENZA CI RIPENSA
Duecento studi sono tanti ma ne sono serviti addirittura mille alla Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della Sanità, per cambiare idea sul caffè. Nel 1991 lo aveva classificato come «possibilmente cancerogeno» per una «limitata evidenza di cancerogenità per il cancro alla vescica» ed «evidenze che suggeriscono un legame con il tumore al seno e all’intestino crasso nelle donne». A distanza di un quarto di secolo, dopo che un gruppo di 23 scienziati ha esaminato oltre mille studi, sta per pubblicare una revisione. Nel testo, anticipato su Lancet Oncology, si spiega che non ci sono evidenze per correlare il cancro alla vescica al caffè, che invece risulta avere un effetto protettivo rispetto al tumore all’utero e al fegato, con una riduzione del rischio, per quest’ultimo, del 15% per ogni tazzina in più al giorno. Si prende atto poi di oltre 40 studi che non hanno evidenziato alcuna associazione per il tumore al seno, così come per quelli al pancreas e alla prostata. 
Alla ricerca resta ora da chiarire i meccanismi degli effetti virtuosi del caffè, tenendo peraltro conto di molte variabili. Il tipo di seme, arabica o robusta, la tostatura e la preparazione influenzano ad esempio la composizione biochimica della bevanda, mentre il genotipo della persona e persino la flora batterica dell’intestino incidono sul modo in cui viene assorbito dall’organismo. 
AMICI E NEMICI
Tra le sostanze attive presenti nella bevanda non c’è solo la caffeina, che costituisce circa il 2% per cento del chicco ed è associata alle principali controindicazioni. Sono presenti anche polifenoli come l’acido clorogenico, diterpeni come il cafestolo e il kahweolo, la vitamina B3 e il suo precursore, la trigonellina, il magnesio e il potassio. Il caffè è ad esempio una importante fonte di antiossidanti per l’organismo, anche più della frutta e della verdura. In un chicco l’antiossidante più presente è l’acido clorogenico, seguito dalla caffeina e dai diterpeni, che sono coinvolti in meccanismi anticancerogeni. Sono i composti che rendono il caffè amico della salute, ritenuti i probabili responsabili ad esempio dei benefici rispetto a fibrosi, cirrosi e cancro del fegato. Dipendono invece dalla caffeina gli effetti sulla vigilanza e la diminuzione del senso di fatica, sull’aumento della secrezione gastrica e della motilità intestinale, il potenziamento dell’effetto di alcuni analgesici.
Attenzione però sempre alle dosi giornaliere, anche perchè la caffeina è contenuta in altri alimenti. Il consumo consigliato è per un massimo di 300 milligrammi di caffeina: se si aggiungono lattine di Coca cola, tazze di tè e tavolette di cioccolato, i conti potrebbero non tornare.