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 2018  marzo 15 Giovedì calendario

Atlantia, l’alleanza con Acs si estende a Hochtief e Cellnex

Atlantia, Acs e Hochtief insieme per l’Opa su Abertis. Con Atlantia, però, che gioca su tre tavoli: da un lato c’è l’offerta sulla compagnia iberica a 18,36 euro, dall’altro c’è l’ingresso nel capitale del costruttore tedesco con una quota del 24% e infine c’è un’opzione per acquistare entro il 23 marzo o il 29,9% o il 34% di Cellnex a un prezzo compreso tra 21,20 e 21,50 euro. Al momento si stima che l’operazione possa concludersi tra fine maggio e inizio giugno, molto dipenderà dall’iter autorizzativo. Intanto va registrata la soddisfazione del ceo di Atlantia, Giovanni Castellucci: «Siamo felici dell’opportunità di cooperare con Acs in Abertis, per sviluppare appieno il potenziale di valore e anche per poter creare una piattaforma globale entrando in paesi dove Atlantia non era ancora presente. Crediamo che il nostro ingresso in Hochtief non sia solo una valida opportunità finanziaria ma soprattutto industriale, che fa di Atlantia e Abertis i leader mondiali nello sviluppo di infrastrutture di trasporto».
L’Opa
Rispetto ai termini dell’Opa, sarà Hochtief a promuovere l’offerta sul capitale Abertis, esclusivamente in contanti e per un controvalore di 17 miliardi considerate le azioni proprie detenute dal gruppo iberico. A valle dell’operazione tutte le azioni raccolte, e sulla carta si punta al delisting del gruppo iberico, verranno conferite in un veicolo che sarà partecipato al 50% più un’azione da Atlantia, al 30% da Acs e al 20% meno un’azione da Hochtief. In questo modo, per la compagnia italiana sarà di fatto possibile consolidare la newco. Rispetto agli esborsi, Atlantia si farà carico direttamente di circa 6 miliardi (3,5 miliardi a supporto del veicolo e 2,5 miliardi per Hochtief) e di questi una parte arriveranno dal maxi finanziamento che hanno predisposto le banche, UniCredit, Bnp e Credit Suisse (advisor dell’operazione per Atlantia mentre Acs è stata seguita da Lazard e JP Morgan), da complessivi 14 miliardi. In particolare, 4 miliardi andranno alla holding italiana e 9,7 miliardi al veicolo. Il resto sarà sostanzialmente rappresentato da equity o da linee di credito già disponibili, 3,5 miliardi a carico di Atlantia e altri 3,5 miliardi da Acs-Hochtief. In proposito, nell’ambito dell’offerta il gruppo tedesco realizzerà un aumento di capitale di 6,43 milioni di azioni che verrà sottoscritto interamente da Acs a un prezzo di 146,42 euro per azione. Si tratta di un’iniezione di liquidatà da 941 milioni che servirà a rafforzare le spalle del costruttore.
Hochtief e Cellnex
Acs, tra l’altro, recupererà abbondantemente i denari investiti poiché a valle della ricapitalizzazione cederà circa il 24% di Hochtief ad Atlantia per un controvalore di 2,5 miliardi al medesimo prezzo dell’aumento di capitale. In questo modo verrà ridisegnato anche l’assetto di controllo del general contractor con la compagnia che fa capo a Florentino Perez che scenderà dall’attuale 71% a più o meno il 47%. Il tassello, del tutto inatteso, dovrebbe servire per proiettare l’alleanza sullo scacchiere globale attraverso l’adozione di un modello fino ad oggi distante dalle linee di sviluppo di Atlantia: il connubio infrastrutture e costruzioni. Un binomio nuovo per la holding italiana ma che, sulla carta, dovrebbe servire a spingere la società e Abertis su mercati dove oggi le compagnie non operano oppure sono presenti in maniera marginale come Germania, Canada, Stati Uniti e Australia. In questo senso, Atlantia, Acs e Hochtief hanno intenzione di sottoscrivere un contratto a lungo termine che punta a sviluppare nuovi progetti di partnership pubblico-privata, tanto nel settore delle costruzione (greenfield) che in quello di gestione (brownfield). Allo stesso tempo, come anticipato da Il Sole 24 Ore, la compagnia si candida a rilevare il controllo di Cellnex per un esborso compreso tra 1,5 e 1,7 miliardi.
Il patto parasociale
Infine, tutto ciò sarà disciplinato da un patto parasociale che prevederà tra l’altro l’indicazione di alcune materie sensibili deliberabili solo con maggioranze qualificate. Il ceo della newco sarà Giovanni Castellucci mentre il presidente, con ogni probabilità, Floretino Perez.
Laura Galvagni
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Una scommessa che va oltre le autostrade
La domanda chiave, a valle di un’operazione che per Atlantia vale circa 6 miliardi di euro, è che cosa diventerà la holding completata la maxi alleanza. Al quesito, al momento, è possibile rispondere solo in parte. Si può fotografare la nuova mappa operativa che vedrà l’asse impegnato nei principali continenti chiave, Europa, America del Nord, America del Sud e Asia, ma per capire la portata di un’operazione che spinge Atlantia nel settore delle costruzioni e in quello delle tlc, considerata l’opzione per acquistare fino al 34% di Cellnex, oltre che rafforzarla nel core business storico delle concessioni, ci vorrà del tempo.
Di certo dal 2006 a oggi, data in cui per volere politico saltò il primo tentativo di accordo tra Autostrade e Abertis, il profilo della società è già mutato sensibilmente. Nel 2006 il business era di fatto al 100% autostrade e valeva 3,1 miliardi di ricavi e 665 milioni di profitti, nel 2017 le vie a pedaggio hanno prodotto invece il 75% del giro d’affari che è di fatto raddoppiato e ha sfiorato i 6 miliardi, complice il contributo di aeroporti (quasi 1,2 miliardi) e di altre attività tra cui Telepass (746 milioni), con un utile di 1,4 miliardi. Il perimetro si è dunque allargato e con l’operazione Abertis, il veicolo che deterrà il controllo verrà consolidato, i numeri cresceranno dando ulteriore centralità alle concessioni. I chilometri di strade che oggi sono pari a 5 mila, tra Italia e estero, diventeranno molti di più. Abertis controlla oltre 7 mila chilometri tra Spagna, Francia, Italia e Sud America che generano ricavi per 5,3 miliardi e profitti per quasi 900 milioni.
A tutto ciò, che è evidentemente la ragione per cui Atlantia ha mosso mari e monti per mettere le mani sul gruppo spagnolo, si aggiunge l’opzione Cellnex e un 24% circa di Hochtief. E questa è la vera sorpresa di un’operazione che il mercato dava già per scontata. L’ingresso nelle costruzioni è un qualcosa di lontano dalla natura della holding, abituata a operare in settori che assicurano una marginalità ben superiore al 50%. Hochtief, che pure ha una struttura solida, ha chiuso il 2017 con un margine operativo lordo di 1,3 miliardi, pari al 5,7% dei ricavi che il passato esercizio hanno raggiunto quota 22,6 miliardi. Tuttavia, l’operazione sembra rispondere a una logica diversa rispetto a quella della semplice redditività dell’investimento, che pure punta a incassare i dividendi. Sembra di fatto aprire le porte a un modello che interpreta infrastrutture e costruzioni come business potenzialmente attigui e quindi sinergici. Da quel 24%, evidentemente, Atlantia conta di ricavare benzina sufficiente per poter entrare con il proprio core business in paesi chiave come Germania, Canada, Usa e Australia e in questo modo giocare da leader nel mondo. Alcuni hanno interpretato la mossa come una scommessa, forse azzardata, che potrebbe però essere la vera chiave di volta per lo sviluppo Atlantia-Abertis. Molto dipenderà da quanto valore la holding riuscirà a trarre da questa inaspettata diversificazione. A cui si somma il progetto di un terzo settore chiave oltre a aeroporti e autostrade: le torri di Cellnex.
L.G.