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 2018  marzo 10 Sabato calendario

Marina Di Guardo: «Chiara Ferragni l’ho costruita io»

Tra pochi giorni volerà a Los Angeles per assistere alla nascita del suo primo nipotino, Leone, frutto dell’amore tra la fashion blogger più famosa del pianeta Chiara Ferragni, sua primogenita, e del cantante Fedez, la scrittrice Marina Di Guardo, autrice del romanzo noir “Come è giusto che sia”, edito da Mondadori, l’ultimo dei suoi cinque libri. 
Sotto gli occhioni verdi, marchio distintivo della famiglia, Marina nasconde un universo di emozioni, gioie, dolori, paure, speranze di donna e di mamma: «La mia unica preoccupazione è che le mie bambine siano serene e felici di ciò che stanno facendo. Non ho mai dato troppo valore al denaro. 
Non è quello che darà la felicità. Però mi rassicura il fatto che tutte e tre abbiano scelto professioni che non le espongono al rischio di essere assoggettate o di incorrere in molestatori, uomini o donne che siano». «Ho insegnato loro che il bene più grande è la libertà», aggiunge la donna. 
RIMETTERSI IN GIOCO 
«Sono insicura dice di se stessa, ho sempre amato i thriller, ma non pensavo di essere capace di scriverne uno di qualità». Finché Di Guardo non si è messa alla prova, creando per la sua seconda opera, “Non mi spezzi le ali”, un finale giallo, che ha incontrato l’entusiasmo dei lettori. Sono stati questi risultati ad incoraggiarla. «Cosa saremmo senza la fiducia che ci viene data dagli altri? È il nostro ossigeno, ciò che ci tiene vivi e che rende tutto possibile», osserva la donna. Ma non devono mancare la buona volontà ed il coraggio, quelle risorse a cui è ricorsa Marina quando ha deciso di rimettersi in gioco e di ricominciare da se stessa, ossia dalla sua passione più grande: la scrittura. Così ella ha preso in mano la penna, forse per rimettere in ordine i suoi pensieri prima che la sua esistenza, quando il suo matrimonio è finito, nel 2003. «Non provengo da una famiglia unita. Ho sempre sentito dentro di me il desiderio di costruire con le mie mani quel nucleo familiare che sarebbe stato una sorta di rifugio, un’isola felice. Ecco perché quando mi sono separata mi è crollato il mondo addosso, mi sono sentita sconfortata. È un dolore lacerante. Ad un tratto ogni certezza vacilla», racconta Marina, che oggi ha un nuovo compagno e mantiene un ottimo rapporto con il suo ex marito, Marco Ferragni, papà di Chiara, Francesca e Valentina. 
«Scrivendo mi sono ripresa la mia vita. I personaggi dei miei libri nascono da un’idea e poi prendono forma pagina dopo pagina, sono loro a dettare la storia nonché il loro comportamento, è come se avessero una propria esistenza, indipendente da me», spiega Marina, che anche da piccola preferiva esprimersi scrivendo, dando sfogo a ciò che non riusciva a dire a voce. La scrittrice confessa: «Sono grata alle mie figlie perché, se non mi avessero spinta a credere in me stessa e nella possibilità di trasformare questa vocazione in una professione, non lo avrei mai fatto». In fondo, si tratta solo del giusto compenso per una madre che ha sempre incitato le sue figlie a credere nelle loro possibilità dando loro fiducia e facendole sentire stimate e sostenute. 
Prima della nascita dell’ultimogenita, Marina lavorava nella moda, ricoprendo il ruolo di vice-direttore dello showroom di Blumarine. «Non ho mai rimpianto l’avere abbandonato la carriera per dedicarmi alla famiglia, sebbene mi mancasse il mio lavoro. È stata una scelta penalizzante, ma sono contenta di avere potuto seguire le mie figlie. Valentina è nata prematura e aveva bisogno della mia presenza costante», continua Di Guardo, che ritiene che moda e scrittura abbiano molto in comune: «Entrambe suscitano emozioni e sono due forme di espressione dell’io. È un errore considerare la moda qualcosa di frivolo». 
DONNA ASSASSINA 
Chiediamo a Marina da dove sia nata l’idea di trasformare la protagonista del suo ultimo romanzo in un angelo sterminatore di uomini-orchi, una serial-killer che uccide i cattivi per vendicare le donne abusate che ha conosciuto, prima tra tutte sua madre. 
«È stata una sorta di ribellione interiore, un modo di esternare il mio disappunto davanti all’ennesimo fatto di cronaca. Questo è un po’ il mio modo di rendere giustizia al mio genere, non è un invito a farsi giustizia da sole, ma a rinunciare al ruolo di vittime, iniziando ad amarsi, ad essere forti, a rispettarsi. Una lettrice mi ha confidato che leggere il mio libro l’ha aiutata a tirarsi fuori da una relazione malata. Questo è un grande risultato per me», spiega Di Guardo, che ritiene che sia nell’ambiente domestico che le bambine apprendono ad amarsi. «Bisogna aiutare le nostre figlie a sentirsi meritorie di vero amore, solo così un domani non accetteranno di essere maltrattate, di subire e di accontentarsi», sottolinea Marina, la quale ha sempre ripetuto alle sue ragazze che avrebbero potuto realizzare tutto ciò che avrebbero desiderato senza mai pretendere nulla da loro, lasciando che ognuna seguisse i propri tempi ed i propri sogni. 
«Non mi sono sentita una bambina valorizzata. Ecco perché ho dato alle mie figlie proprio ciò che io non ho ricevuto e che mi è mancato: la fiducia», conclude Marina.