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 2018  febbraio 19 Lunedì calendario

«Faccio i cappelli a tutti i gondolieri E ho scoperto il segreto del Panama»

In uno dei tanti vicoletti che si intrecciano lungo i canali di Venezia, dove si sente chiaro il profumo del sale di mare e delle alghe inabissate nelle acque, tra le tante, c’è anche la bottega di Giuliana Longo, dove dal 1901 vengono prodotti cappelli di tutti i tipi. Tra le mura di un’antica fabbrica cinquecentesca, le sue mani hanno iniziato a cucire, a intessere tessuti e paglie nel 1969. «Mi è venuto naturale. La bottega era di mia mamma e prima di mia nonna. Ci siamo passate la tradizione da una generazione all’altra», racconta. 
Oggi ha settantadue anni e insieme a sua nuora, Valentina, è ancora lì che taglia e rammenda, nella piccola stanzina, tre metri per tre, dove i cappelli sono accatastati uno vicino all’altro. Nella vetrina, poi, spuntano i famosi cappelli di paglia, coi nastri colorati, le grandi visiere che proteggono dai raggi del sole e dal vento i gondolieri. 
Da quasi sessant’anni la vostra bottega realizza cappelli da gondoliere. Com’è nata l’idea? 
«Il classico cappello da gondoliere in paglia è nato negli anni ’60. Prima i gondolieri non avevano un abbigliamento tradizionale, ma utilizzavano la divisa che gli dava il paròn. È stato il film di Alberto Sordi del 1958, Venezia, la luna e tu, a lanciare la “moda” del cappello di paglia. Così negli anni ’60, la nostra bottega ha iniziato a produrli». 
E ancora oggi tutti i gondolieri di Venezia si riforniscono da voi... 
«Sì, esatto, siamo gli unici in tutta Venezia a realizzarli. Produciamo circa duecento cappelli l’anno e
vanno via tutti. I gondolieri sono seicentocinquanta e vuoi per un motivo o per l’altro ogni anno abbiamo un bel da fare. Il cappello, infatti, viene perso, spazzato via dal vento, e spesso capita pure che lo rubino. D’altronde ha un suo prezzo». 
Quanto costa? 
«Sessantacinque euro. È un prezzo politico. Potrebbe costare molto di più dato che è artigianale. Ma è un servizio fatto alla mia città prima di tutto. Sono una romantica: è un’emozione unica passare tra i canali e vedere i gondolieri indossare i cappelli fatti da me». 
Siete famose per i cappelli da gondoliere, ma in realtà producete anche altro... 
«Vendiamo diversi cappelli, siamo una modisteria. Alcuni li compriamo, altri li facciamo direttamente noi, come quelli da donna. Molti li realizziamo anche su ordinazione. Siamo una bottega di prossimità da un certo punto di vista, perché la gente del posto bussa da noi e chiede consiglio. Ma abbiamo anche diversi clienti stranieri». 
Lei viaggia molto per lavoro. Non “sta sempre in bottega”. 
«Sì è vero. Un paio di volte l’anno vado a Parigi, per tenermi aggiornata sulle nuove tendenze. La nostra è una bottega storica, ma non antica: vendiamo cappelli alla moda. Mi sposto per reperire materiali. Una volta l’anno, poi, c’è il mio viaggio immancabile in Ecuador». 
Come mai? 
«Ci vado per prendere i famosi cappelli Panama. Sono capi spettacolari, fatti a mano dagli artigiani dell’Ecuador. Ce ne sono di tutti i tipi, Io cerco sempre di scegliere i più belli. Indossare un Panama non è per tutti, chi lo sceglie come elemento connotativo della propria eleganza è una persona aperta e colta, che ne conosce il valore. Paolo Villaggio era un mio cliente, era un collezionista dei Panama». 
Cosa li rende così unici? 
«Oggi non esistono produzioni di questo tipo da nessuna parte. I materiali si trovano solo lì, ma anche di capacità tecniche e di lavorazioni. Gli artigiani ci impiegano ore ed ore a intrecciare con maestria le fibre pregiate. Spesso prendo i cappelli anche da chi lavora in strada. Li scelgo uno a uno. I costi di rivendita poi variano: dai settantacinque euro in su, i prezzi possono essere anche molto alti». 
Lavorate anche per il famoso Carnevale di Venezia. 
«Sì, produciamo di tutto, su misura, a seconda del costume, dei colori, dei materiali. Gli ordini ci arrivano anche un anno prima. Tricorni, baschi, bombette sono quelli che vanno più a ruba. Vengono persone da tutto il mondo. Quest’anno ad esempio è arrivata una signora russa per cui stiamo lavorando a un cappello spettacolare».