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 2018  gennaio 12 Venerdì calendario

Fontana, il leghista mite. «Nessuno mi conosce perché non litigo mai»

Milano Nella faida che nel suo movimento oppone stalinisti e leninisti, Attilio Fontana suggerisce un più rassicurante: «Milanista. Io sono soltanto milanista». È fatto così il nuovo candidato del centrodestra lombardo. Pacato, mite, dialogante, non proprio un trascinatore di folle. Amico di «Bobo» da 40 anni, ma vicino anche al segretario «Matteo» (che ieri ha salutato la sua investitura: «Con Attilio Fontana, con la Lega e con tutta la squadra del centrodestra si parte! E anche in Lombardia andiamo a vincere!»). 
L’altra caratteristica di Fontana è una robusta dose di autoironia. Ecco un assaggio offerto all’ennesima domanda intorno alla scazzottata Salvini-Maroni: «In politica quando mai non si litiga? Sono io uno dei pochi che non litiga. Infatti, non mi conosce nessuno». È proprio questa la vera preoccupazione. Avere poco tempo per far conoscere un volto non esattamente popolarissimo al di fuori di Varese dove è stato sindaco per dieci anni. «Nessuno mi ha convinto a candidarmi: sono una persona che crede ancora nel partito in cui appartiene, per cui se il partito mi chiede qualcosa io, nei limiti del possibile, cerco di farla. Salvini mi ha chiesto la disponibilità nei primi giorni del nuovo anno e io ho accettato». Lo slogan da mettere sui manifesti c’è già. «Al lavoro! Più Lombardia. Fontana presidente», scritto in blu e verde dietro il volto sorridente del candidato ora sbarbato («È stata mia figlia a convincermi che sto meglio senza»). Punti qualificanti, la «prosecuzione del lavoro di Maroni» e l’autonomismo regionale che lo stesso governatore uscente è sul punto di portare a casa dal governo centrale. 
Papà medico e mamma dentista, Fontana da figlio unico scelse invece la carriera da avvocato. Tra i successi professionali, da ricordare la vittoria contro Michele Santoro per «diffamazione a mezzo televisivo» per le falsità attribuite all’associazione vicina alla Lega «Terra Insubre» a Varese. È un leghista moderato e molto borghese. Ama il golf (ma anche il basket) e raggiungeva il municipio in Porsche (anche se ora circola con una Fiat 500). Dopo il passo indietro di Maroni, Gori e la sinistra hanno più speranze? «Spero che il loro sia un sogno e che si sveglino presto. Ma io non farò campagna contro nessuno,solo per la mia idea di Lombardia». Che in sintesi è questa: «Possiamo essere una Regione più forte della Germania, più efficiente della Svizzera, ma bella e creativa come è gia la nostra».