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 2017  dicembre 08 Venerdì calendario

La leggenda di Croy, il portiere rigorista della Ddr

Alla voce “bandiere del calcio” un posto di rilievo lo merita Jürgen Croy, portiere che mezzo secolo fa esordiva nella nazionale della Ddr. Giova ricordare, specie nella settimana del portiere goleador Brignoli (autore del 2-2 del Benevento con il Milan) che Croy è stato uno dei migliori portieri europei del secolo scorso. Il suo scarno palmares personale – l’oro olimpico 1976 e due coppe nazionali – non deve trarre in inganno.
Era in campo alle Olimpiadi bavaresi del ’72 quando la Germania Est piegò 3-2 laGermania Ovest. Quattro anni dopo, a Montreal, era in campo nella finale contro la fortissima Polonia che valse l’oro. Tra i massimi esponenti della “generazione del muro”, nella Oberliga ha sempre difeso i pali di una piccola squadra, il Sachsenring, club calcistico del comune sassone di Zwickau, a ridosso con il confine cecoslovacco, paese natale dell’estremo nel-l’ottobre, classe 1946. Quando a Yalta si decisero gli equilibri dell’Europa, la Sassonia finì sotto il controllo sovietico. Croy scelse di fare il portiere dopo aver compreso di riuscire meglio nel gioco del calcio usando anche le mani. Reattività e riflessi spiccati, oltre all’abilità nel possesso palla coi piedi, furono i suoi punti di forza. Caratteristiche che lo resero il numero uno dei portieri oltre il Muro. Nei primi anni 70 subì il controllo della Stasi che lasciava trapelare su di lui commenti molto lusinghieri, paragonandolo a Dino Zoff e al tedesco occidentale Sepp Maier: due mostri sacri nel ruolo più poetico del calcio. Nello storico derby di Amburgo del Mondiale ’74, Croy compì la parata più difficile su tiro di Breitner prima del gol di Sparwasser che consentì alla Germania Est di centrare il successo. Decise di rimanere nella squadra di club della sua piccola città, rifiutando soldi, l’impiego in qualche ministero o nell’esercito e la possibilità di una maggiore visibilità internazionale. La tranquillità quotidiana stava alla base delle sue scelte di vita. Dinamo Dresda, Magdeburgo e Carl Zeiss Jena, tre grandi dell’Oberliga, lo richiesero più volte al Sachsenring: Croy disse sempre di no, anteponendo la fedeltà a tutto il resto. Nel ’75, segnò il rigore decisivo nella finale della coppa nazionale contro la favorita Dinamo Dresda. Nella lotteria conclusiva, Croy parò due tiri dal dischetto poi mise a segno il suo, l’ultimo della serie. Nella storia delle competizioni europee per club, il titolo lo sfiorò soltanto. Negli ottavi della Coppa delle Coppe 1975/’76, il Sachsenring affrontò la Fiorentina di Mazzone, vittoriosa 1-0 in casa. Al ritorno, l’epilogo fu nuovamente ai rigori dopo il successo di misura dei tedeschi. Antognoni sbagliò dagli undici metri, Croy fece centro. Il sogno di imitare il Magdeburgo (unica squadra della Ddr ad aver vinto una coppa europea) si interruppe in semifinale contro l’Anderlecht di Rensenbrink. Il tecnico del Celtic, Jock Stein, lo definì «il miglior portiere visto al Celtic Park». Nel settembre ’90, la Ddr giocò contro il Belgio la sua ultima partita, prima di dissolversi dieci mesi dopo la caduta del Muro. In campo Croy non c’era, avendo salutato la nazionale nove anni prima, al termine delle partite di qualificazione al Mondiale di Spagna ’82. Eletto per tre volte miglior calciatore dell’Oberliga (1972, ’76 e ’78), Croy – “il Maier della Ddr” – è diventato il simbolo del Sachsenring Zwickau, collezionando quasi 400 presenze tra campionato e coppe e comprendendo che ci si poteva anche abituare a vincere poco ma senza smarrire la fierezza di diventare la bandiera per antonomasia della squadra della sua città. Altra epoca, altri giocatori, altro calcio.