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 2017  novembre 30 Giovedì calendario

L’Alfa Romeo torna in Formula 1 dopo 30 anni

Dopo più di trent’anni si può tornare a tifare per l’Alfa Romeo in Formula 1. Il Biscione torna sulle piste della massima espressione dello sport automobilistico come Title Sponsor della scuderia elvetica Sauber. In altri termini, come sponsor. 
Nasce così l’Alfa Romeo Sauber F1 Team che sarà presentato il 2 dicembre ad Arese. Al momento prevede l’utilizzo di motori Ferrari, con tanto di logo, della generazione 2018 che, però, sulle piste saranno curati da tecnici del Biscione. Quindi, solo le monoposto indosseranno livree personalizzate in chiave Alfa Romeo. Un’operazione non nuova in assoluto, poiché paragonabile per certi aspetti a quella che ha legato la Red Bull con l’Infiniti in tempi recenti e la Ford, attraverso la Cosworth, a molte factory inglesi in passato. Certo, questa volta, la cooperazione prevede anche il coinvolgimento dei tecnici Alfa ma, fondamentalmente, è ispirata da una strategia di marketing, volta a sostenere quella commerciale e, alla fine, l’appeal emanato dalla Giulia e dalla Stelvio. Modelli che, tra l’altro, propongono come versioni top di gamma le Quadrifoglio, spinte da un V6 turbo da 510 cv made in Maranello, proprio come alcune Maserati. Un motore che, strutturalmente è assimilabile a quella delle monoposto di F1, ma di 3 anziché di 1,6 litri e, per il momento, non ibridizzato. Proprio lo sviluppo dell’ibridizzazione della famiglia Fca è un altro dei punti che può rafforzare il collegamento tra l’Alfa Romeo e la Sauber. La rete elettrica delle F1 è sofisticata, performante tanto da garantire alle monoposto picchi di potenza che salgono all’incirca del 20% rispetto a quelli forniti di base dal motore endotermico. 
Ecco, allora, che potere abbinare alle esperienze dei tecnici di Maranello quelle raccolte da quelli Alfa Romeo può costituire una massa critica importante per l’elettrificazione di Fca. Un’operazione che potrebbe partire già nel 2020 con il piccolo suv Maserati, basato sull’architettura della Stelvio (guarda caso, un Alfa Romeo) che dovrebbe adottare anche sistemi propulsivi ibridi, sia full sia plug-in, formati da motori a quattro cilindri di 2 litri e un’unità elettrica, con potenze che dovrebbero toccare i 350 cv.
Chiarito come si sviluppa e quali frutti potrebbe portare la partnership tra Alfa e Sauber, vediamo quali possono essere i reali presupposti relativi alle future opportunità per il Biscione, citate nei comunicati ufficiali. Le più evidenti sono quelle relative all’immensa platea televisiva offerta dal Circus della F1, e la definizione del calendario. Prevede 21 tappe, dodici delle quali fuori dall’Europa. L’anno prossimo porteranno la F1 in Australia, Cina, Bahrain, Azerbaijan, Canada, Singapore, Russia, Giappone, Stati Uniti, Messico, Brasile ed Emirati Arabi. Un quadro ben differente da quello di alcuni fa e con molte aree pertinenti, se non strategiche, per i piani di espansione commerciale dell’Alfa Romeo. Detto brutalmente, l’investimento richiesto per promuovere brand, immagine e modelli sarebbe molto probabilmente ben superiore a quello richiesto dalla partnership, sebbene inferiore a quello relativo alla costituzione di un team Alfa Romeo autonomo. Insomma, una struttura simile a quella della Ferrari o di un qualsiasi altro team di primo livello.
Il quadro è completato da un altro importante fattore. Il regolamento 2018 della F1 prevede ventuno gare, ma la disponibilità per ogni pilota di tre power-unit termiche e di due elettriche per tutto il campionato. Insomma, un campo prova massacrante perché, mediamente, ogni gruppo propulsivo deve durare per sette gare e fare almeno duemila chilometri a tutto gas. Si tratta di un ciclo vitale lontanissimo da quello della produzione di serie, ma tale da fornire a quest’ultima importanti suggerimenti.