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 2017  novembre 14 Martedì calendario

Ecco i lavori più richiesti: dalle vendite al marketing

Un tasso di sostituzione tra il 49 e il 51%. Più della metà dei lavoratori italiani, 11 milioni di persone, potrebbe essere sostituita da una macchina. È lo scenario ipotizzato da un rapporto McKinsey che ha anche messo in piedi un calcolatore web in cui ognuno può verificare il grado di sostituzione con una macchina a seconda del lavoro che fa.
Inapp (Istituto nazionale per l’Analisi delle politiche pubbliche) è andata oltre per capire l’impatto che la tecnologia avrà sull’occupazione in Italia. Come? Studiando le professioni più e meno richieste negli ultimi cinque anni. Ne viene fuori una fotografia nitida in cui, a parte il ruolo della tecnologia e le professioni a rischio estinzione, si conferma un divario Nord Sud quasi epocale. Con il Mezzogiorno rimasto incastrato nel passato come in un moderno «Non ci resta che piangere».
Ma partiamo dal principio: l’indagine Inapp, che ha coinvolto 16 mila persone, rileva informazioni su conoscenze, competenze, abilità, attitudini e caratteristiche del contesto di lavoro rilevate per ciascuna delle professioni coinvolte. Tra quelle che sono cresciute di più nel periodo tra il 2006 e il 2011 ci sono ovviamente tre gruppi professionali tutti riconducibili ad attività e fasi produttive tradizionalmente caratterizzate da un’elevata intensità tecnologica o da una buona capacità di recepire le innovazioni organizzative. Come gli addetti al marketing, gli esperti dei processi produttivi o ancora gli analisti e i progettisti di software. Al contrario la gran parte delle professioni che mostrano una decrescita forte nel periodo di interesse sono riconducibili ad attività a bassa intensità tecnologica. Come gli addetti alle pulizie o al controllo merci e qualità o ancora i commessi e i responsabili di negozio in un settore, il retail, ormai in crisi d’identità. «Si contraggono le professioni con mansioni manuali e ripetitive – spiega il presidente di Inapp Stefano Sacchi – mentre crescono quelle a contenuti cognitivi, anche se in base alla ricerca sappiamo che solo l’1,5% dell’occupazione italiana nel periodo 2011-2016 è stata interessata dal fenomeno della disoccupazione tecnologica».
Ma è il Mezzogiorno la grande sorpresa di questo studio dove non si rileva il benché minimo segnale di trasformazione verso l’Industria 4.0. Tra le professioni a rischio estinzione al Sud, i bancari e i commessi. Mentre la professione che ha mostrato il più alto tasso di crescita è quella di venditori a domicilio, seguita dagli operatori di catene di montaggio automatizzate e gli «addetti all’assistenza personale». Ossia badanti e assistenti sanitari.