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 2017  novembre 14 Martedì calendario

La narrazione Pd sui vitalizi: poche verità e molte omissioni

Domenica sera la deputata del Pd Alessandra Moretti ha rilanciato la linea del suo partito durante la prima puntata di Non è l’arena, su La7: “Certo che Renzi vuole fare una battaglia sui vitalizi. Sono diventati un privilegio odioso e insopportabile. Noi con la legge Richetti abbiamo posto un punto fondamentale: andremo tutti in pensione a 65 anni. Ma soprattutto, la legge riduce del 40% il costo dei vitalizi. La Richetti è già passata alla Camera, se il Senato non l’approverà in tempi brevi sarà uno schiaffo a tutto il Paese”.
Moretti infila alcune verità dentro una grande bugia sul contesto politico.
La legge scritta dal renziano Matteo Richetti prevede il ricalcolo di tutte le pensioni degli ex parlamentari secondo il metodo contributivo entrato in vigore nel 2012. Oggi i vitalizi di ex deputati e senatori (circa 2.600) costano complessivamente 191 milioni di euro alle due Camere (120 a Montecitorio, 71 a Palazzo Madama – bilancio 2016).
È vero, come sostiene la Moretti, che la legge Richetti consentirebbe di risparmiare il 40% della spesa totale: 76 milioni di euro l’anno (il calcolo è di Tito Boeri, presidente dell’Inps). La deputata del Pd però dimentica un dettaglio significativo: la legge Richetti è stata presentata alla Camera in commissione Affari costituzionali il 24 settembre 2015. Il Pd l’ha lasciata lì, immobile, per quasi due anni. L’ha ripresa solo nell’estate del 2017: è stata approvata a Montecitorio il 26 luglio con i voti di M5S, Lega, Fratelli d’Italia e Scelta civica. Oggi i renziani del Pd chiedono un’approvazione “in tempi brevi”, ma dal 2015 al 2017 non hanno avuto fretta.
Seconda omissione di Alessandra Moretti: “Se la Richetti non fosse approvata sarebbe uno schiaffo nei confronti del Paese”, dice l’ex bersaniana. Finge di non sapere che al Senato non esiste – probabilmente – la maggioranza politica a favore dell’abolizione dei vitalizi: non nè convinta Forza Italia, ma il primo a essere diviso è proprio il Pd.
Uno dei più critici è il dem Ugo Sposetti: “Scrivono che voterò contro la legge sui vitalizi, ma è impreciso: io organizzerò proprio la rivolta in Senato contro il provvedimento” (22 agosto 2017).
Le parole politicamente più pesanti sono quelle del capogruppo dem Luigi Zanda: “Bisogna valutare a fondo i profili di costituzionalità” (23 agosto), “Se approviamo una legge per convenienza, senza pensare al merito e alla giustezza del provvedimento, rischiamo di diventare tutti dei carrieristi” (4 settembre).
Molti autorevoli giuristi hanno espresso dubbi sulla costituzionalità della legge Richetti. Secondo Michele Ainis, ad esempio, la norma potrebbe entrare in conflitto con il principio di autogoverno delle Camere. Per questo motivo sarebbe più appropriato intervenire sui vitalizi attraverso i regolamenti parlamentari, con una delibera in Ufficio di presidenza.
In quella sede, il 22 marzo 2017, il Movimento 5 Stelle aveva presentato un emendamento a una sua precedente delibera: l’oggetto era proprio il ricalcolo dei vitalizi degli ex parlamentari (lo stesso della legge Richetti). Il Pd e gli altri partiti l’hanno bocciato.
I dem hanno invece fatto approvare la delibera di Marina Sereni: un prelievo “di solidarietà” sugli assegni degli ex deputati superiori ai 70mila euro. La misura è entrata in vigore il primo maggio 2017. Permette un risparmio di 2,4 milioni l’anno (contro i 76 della Richetti), l’1,7% del totale.
È passata solo nell’Ufficio di presidenza della Camera: il Pd ne è così convinto che non l’ha mai fatta votare in Senato.