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 2017  novembre 14 Martedì calendario

Faraone: renziano fino all’ultima sconfitta (in Sicilia)

Questa rubrica è filosoficamente affascinata dal nulla. Per questo, non di rado, è adusa a ritrarre esponenti di quella corrente di non-pensiero per brevità chiamata “renzismo”. Di tal nobile cerchia fa parte, sin dall’inizio, Davide Faraone. Nato a Palermo nel 1975. Sottosegretario di Stato del ministero di Istruzione, Università e Ricerca nel governo Renzi e attuale sottosegretario alla Salute del governo Gentiloni. La figlia Sara è affetta da autismo ed è meritoriamente presidente della Fondazione Italiana Autismo. Faraone comincia nella Sinistra Giovanile, per poi essere eletto a soli 25 anni – all’unanimità – segretario cittadino dei Ds di Palermo. Si iscrive all’Università nel 2000, Scienze Politiche, per poi laurearsi nel 2016: l’uomo ha forse tempi un po’ lenti, però poi arriva. Nel 2001 appoggia Fassino. Nel 2007 diventa veltroniano. Nel 2008 è eletto deputato all’Assemblea Regionale Siciliana. Nel 2010 si propone candidato sindaco di Palermo, senza però dirlo ai palermitani. Nel 2012 perde le primarie per il ruolo di sindaco del centrosinistra, sconfitto da Fabrizio Ferrandelli e Rita Borsellino (cioè da tutti). Quell’anno non è neanche rieletto in Regione. In virtù di un tale crescendo, lo candidano deputato Pd alla Camera nel 2013. E lo eleggono pure. Matteo Renzi lo vuole subito dentro la segreteria nazionale del partito: responsabile del settore “welfare e scuola”. Comincia quindi un’ascesa vertiginosa. Tra i suoi risultati più significativi c’è la scelta del nome del nome “Big Bang”, titolo della seconda Leopolda. Cose grosse. Già che c’è, organizza pure una Leopolda tutta sua nell’isola: “Big Bang Sicilia”.
La Storia, verosimilmente, non ne farà menzione. Mirello Crisafulli, noto giglio di campo, ha detto: “Davide Faraone l’ho allevato io, difendendolo nella lunga serie di minchiate che ha combinato”. A fine 2013 il Movimento 5 Stelle lo attacca sotto la cintura: “Ecco il nuovo che avanza. (Faraone) ha incontrato persone poi condannate per mafia mentre raccattava voti per la città per la campagna elettorale per le regionali del 2008”. I grillini alludono a una informativa dei carabinieri riguardante una “riunione pre-elettorale” del marzo 2008. La riunione ebbe luogo nella casa di Agostino Pizzuto, custode dell’arsenale dei boss Lo Piccolo del quartiere San Lorenzo a Palermo. Faraone partecipò alla riunione di persona e l’informativa venne depositata nel processo per voto di scambio dell’europarlamentare Antonello Antinoro (Udc). Faraone parla di “campagna di fango costruita ad arte da poteri forti”. Quattro anni dopo Striscia la notizia pizzica Faraone mentre rassicura il membro di una cooperativa di disoccupati, Palermo Migliore, che poco prima aveva indetto una riunione per invitare i soci a votare per lui. Faraone si difende: “Sono caduto in un trappolone ordito dai personaggi coinvolti in queste primarie. Sto cercando di scoprire, con delle indagini personali, chi siano e perché hanno agito ai miei danni”. Faraone viene poi indagato nel 2014, insieme ad altri 82 deputati su 90 dell’Assemblea Regionale Siciliana, per l’inchiesta “spese pazze”. La sua posizione viene stralciata e la procura ne chiede l’archiviazione. Per un po’ Faraone è andato in tivù: poi, resisi conto che era persino meno ficcante di Matteo Ricci, i suoi lo hanno fermato. Così si è messo a organizzare la dirompente campagna elettorale in Sicilia. Ha scelto Micari, ha arringato le masse. E ha vissuto il calvario. La sera del voto, assai piccato, ha coerentemente dato la colpa a Pietro Grasso: se non sono così, Renzi non li vuole proprio accanto.