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 2017  novembre 14 Martedì calendario

La vita di Tania Cagnotto senza tuffi: «Mi alleno soltanto per il parto»

Dicono che durante la gravidanza ci si senta più forti e più belle... «Mica tanto. All’inizio ho avuto continuamente nausee. Mi sentivo come una che è finita sotto a un treno. Stare male per due mesi di fila è brutto. Ora sto bene, ma ho un sonno... dormirei sempre, altro che forte». Tania Cagnotto sta realizzando il suo sogno più grande, quello di diventare mamma. A fine gennaio darà alla luce la sua bambina. A un anno dalle medaglie olimpiche di Rio (argento nel trampolino sincro con Francesca Dallapé e bronzo nel trampolino 3 metri) e dalla decisione di dire addio alle competizioni, racconta la sua nuova vita. E nel frattempo si è anche sposata. «Me la sto vivendo molto bene. Sono tranquilla, non ho paranoie strane, anche se sono rimasta colpita dalla trasformazione del mio corpo». 
È normale per una campionessa che ha vissuto tenendo sotto controllo tutto con cibo, allenamenti e rinunce. Ora mangia quello che vuole? «Veramente no. Anche quando sei incinta devi stare attenta. Ma sono piccoli sacrifici». Al momento del ritiro aveva annunciato: voglio rilassarmi, posso finalmente far tardi la sera, mangiare senza preoccuparmi, vestirmi elegante e portare il tacco 12. Va in palestra per tenersi in forma? «No, vado al corso preparto», ride. Che mamma sarà? «Non so, non voglio avere troppe aspettative. Ne ho sentite di tutti i colori, inutile prepararsi tanto». Allora forse è più facile raccontare che moglie è... «Mio marito dice che sono una rompi... Sono piuttosto precisa e lui è un casinista». 
Lui è Stefano Parolin, commercialista. Sono entrambi di Bolzano ma, ironia della sorte, si sono conosciuti all’Isola del Giglio. Racconti. «Avevamo un amico comune che ha organizzato una vacanza in barca e Stefano era lo skipper». Si sono sposati all’Elba con una festa allegra nello stile di Tania, pochi parenti, amici, balli a piedi scalzi sulla spiaggia. Che cosa le piace di suo marito? «Che è sicuro di sé». Se l’aspettava così l’amore? «Sì, abbastanza». E il matrimonio? «Ti porta più tranquillità, ma non è cambiato molto, stiamo insieme da sette anni...».
Dice che vecchiaia e rughe non la preoccupano. Da 1 a 10 quanto è vanitosa? «Poco, sette». È già un bel voto, però. Cita i suoi marchi preferiti: Pinko e Manila Grace. Il gioco della moda la diverte e si vede da come posta i suoi outfit e i selfie con le smorfie dopo che l’hanno truccata e pettinata da vamp. Ma condivide con i fan–follower anche momenti privati. Lei e la nonna. Poi, ancora lei con Ludovica, la bambina della compagna di sempre nel trampolino sincro Francesca Dallapé (alla quale ha rimproverato di essere diventata mamma senza aspettarla): «Prove generali. Sarò pronta?» Seguono le faccine spaventate. E c’è anche lei sulle giostre insieme con Francesca a Gardaland durante un viaggio solidale organizzato da Arena, il brand sponsor dei costumi da campionessa per il quale continua a fare da modella-testimonial. Lo sponsor la definisce «una ragazza dolce e socievole», caratteristica che distingue una tuffatrice da una nuotatrice, più chiusa e solitaria nel suo mondo tutto acquatico. Per le occasioni le piacciono i vestitini. «Non sono brava a portare i tacchi, ma ho una passione per le scarpe: ne ho sei ripiani, Stefano tre. In casa stiamo facendo altri armadi, non bastano mai».
Intanto c’è chi dice che tornerà a tuffarsi. «È la mia compagna di gara Dallapé che insiste... ma scherza». Che cosa vede nel suo futuro? «Un impegno legato allo sport. Mi piacerebbe poter parlare ai giovani per trasmettere quello che ho imparato in questi anni». Ecco, che cosa ha imparato, Tania? «Che quando ti assumi un impegno è importante portarlo a termine, che non devi arrenderti alle prime difficoltà, che devi aver fiducia in quello che fai. Oggi, anche perché spinti dai genitori, i ragazzi intraprendono mille attività, ma poi spesso le abbandonano una dopo l’altra, lasciandole tutte incompiute». Esortati a essere i migliori a scuola e nello sport, soffrono di ansia da prestazione, non sanno più accettare le sconfitte. Qualcuno dice che si dovrebbe insegnare a un bambino a perdere. È d’accordo? «Sì, saper perdere è fondamentale, ti insegna tanto. Ma spesso sono i genitori ad avere troppe aspettative». Però, forse, senza una rigida disciplina lei non sarebbe diventata campionessa. «Comunque è sbagliato far sentire a un bambino la pressione di dover primeggiare. L’avvicinamento a una disciplina dev’essere un po’ come un gioco. Non gli va detto “devi diventare il migliore”. Da piccolo si deve divertire». 
Tania com’era da bambina? «Vivace». E che donna è diventata? «Tranquilla, serena. E anche buffa ogni tanto».