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 2017  ottobre 02 Lunedì calendario

Criptomonete, vi presento algorand e il bitcoin diventa facile



Bitcoin e le altre criptomonete, le valute virtuali create via Internet, rappresentano una vera bolla speculativa destinata a scoppiare. L’allarme viene non solo da autorità centrali come il governo cinese – che ha appena vietato il lancio di nuove criptomonete – o da banchieri come il capo di J.P.Morgan Chase, James Dimon, che ha definito il bitcoin «una truffa»: loro potrebbero essere sospettati di voler soffocare il sistema decentrato e libertario che, secondo i suoi promotori, sarebbe alla base delle criptomonete. A lanciare un ulteriore allarme è una stella della crittografia, la scienza dei codici segreti: l’italiano Silvio Micali, 63 anni, professore d’informatica presso il Laboratorio d’Informatica ed Intelligenza Artificiale (Csail) del Mit di Boston e vincitore del premio più importante per un ricercatore nel suo campo, il Turing Award, chiamato appunto «il Nobel dell’informatica». 
L’alternativa 
«L’idea di bitcoin è geniale, ma purtroppo non funziona bene», spiega Micali a L’Economia dal suo studio a Boston, prima di volare a Shanghai alla conferenza Sosp, l’appuntamento mondiale più importante per gli esperti di sistemi informatici (dal 28 al 31 ottobre), dove verranno presentati la sua alternativa Algorand e gli esperimenti fatti per verificarne l’efficacia. Algorand non è ancora operativa, ma presto potrebbe esserlo se va in porto la collaborazione con una startup della Silicon Valley, ToraCorp. «La tecnologia proof of work con cui bitcoin genera la blockchain (catena di blocchi visibili a tutti) ha almeno tre enormi problemi – continua Micali —: spreca un sacco di energia; ha dato vita a un nuovo potere centralizzato e può dar luogo ad ambiguità, una caratteristica letale in finanza». La sua Algorand invece promette di costare poco o niente, essere controllata veramente solo dagli utenti e garantire che le informazioni o i valori scambiati non spariscano. Blockchain è il sistema con cui è stata implementata finora l’idea di un registro – o libro mastro – pubblico e distribuito. 
«Questo registro è uno strumento fantastico che può rivoluzionare il modo in cui una società moderna opera, rendendo tutto più trasparente ed eliminando gli intermediari – sottolinea Micali —. Può rendere sicuro ogni tipo di transazione tradizionale, come i pagamenti e trasferimenti di valori e permettere nuovi tipi di transazioni come le criptomoneteei ‘contratti intelligenti». C’è chi l’ha chiamato «la macchina della fiducia» e ha proposto di usarlo per esempio per registrare i titoli delle proprietà immobiliari al posto del catasto, spesso inaffidabile. «In un registro ideale – spiega Micali – ogni pagina di transazioni valide dev’essere visibile da tutto il mondo, chiunque dev’essere in grado di aggiungere una transazione valida, ma nessuno può cancellare o alterare quello che c’è scritto. Oggi la blockchain di bitcoin garantisce solo che il blocco di transazioni pubblicate non venga modificato». Molte le difficoltà tecniche e filosofiche della blockchain, secondo Micali, e difficili da spiegare per i non esperti di informatica e crittografia. Basti dire che dietro il sistema di bitcoin ci sono i cosiddetti «minatori», coloro che conquistano il diritto di pubblicare i «blocchi» di transazioni e scegliere il loro contenuto, risolvendo indovinelli computazionali, creati automaticamente dal sistema. Ci riescono solo usando computer super specializzati che consumano moltissima energia elettrica, attualmente al costo stimato di 50 mila dollari a «blocco», che viene loro ripagato dal sistema con nuovi bitcoin.
Meccanismi complessi 

«I minatori quindi non sono semplici utenti – fa notare Micali —. E per sostene-
re gli elevati costi si mettono insieme, così oggi tutto il potere di decidere che cosa e quando pubblicare transazioni,è nelle mani di solo cinque consorzi di minatori nel mondo: non credo sia nell’interesse di qualsiasi entità finanziaria trasferire miliardi di euro in un sistema simile». L’alternativa di Algorand è molto più veloce e sicura, sostiene Micali, perché non si basa sugli indovinelli e sui «minatori», ma per mezzo di una lotteria crittografica seleziona il gruppo di utenti che controllano la veridicità delle informazioni da pubblicare sulle «pagine» del registro. «Finora il sistema di bitcoin e delle altre criptomonete non è saltato perché ci passano poche transazioni – osserva Micali —. A parte qualche criminale che lo usa per comprare droga e armi, o i pirati informatici che “sequestrano” i pc e chiedono un riscatto in bitcoin, il sistema delle criptomonete è usato soprattutto dagli speculatori, che comprano sperando in un rialzo del loro prezzo, per lanciare nuovi sistemi di criptomonete». Per lanciare la sua Algorand Micali sta pensando a un’iniziativa originale, certo non un’Ico, Initial coin offering (vedere box). «Credo che le Ico siano illegali – dice —. Io voglio coinvolgere investitori accreditati». Nato a Palermo, Micali si è laureato in Matematica all’Università di Roma nel 1978, poi è andato a Berkeley, University of California, per il dottorato in Informatica e dall’83 è al Mit.