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 2017  agosto 18 Venerdì calendario

L’ASSALTO ALL’ASTA DEI TIFOSI MILIONARI

Il cimelio più caro del mondo è una vecchia divisa da baseball con i bottoni, marca Spalding. Sul petto, la scritta azzurra “New York”. All’intemo del colletto, due iniziali e un cognome, quelli di George Herman Ruth. Per tutti, “Babe“, il Bambino, autentica leggenda: i suoi feticci sono venerati come reliquie. Nel 2012 la californiana Scp Auctions ha battuto a 4.415.658 dollari la prima maglia indossata da Ruth con gliYankees.nel 1920: l’offerta è arrivata da un’altra casa d’aste, Lelands, che si è riservata di rivenderla a un privato. Non è una maglia qualsiasi: nel gennaio di quell’anno, i Boston Red Sox, in difficoltà finanziarie, cedettero Ruth all’odiata New York e da allora non vinsero più il titolo, alimentando la leggenda della «maledizione del Bambino», un sortilegio spezzato solo nel 2004. Anche il contratto di quella cessione è un oggetto prezioso. Ne esistono tre copie. Una l’ha comprata un tifoso Yankee per 996 mila dollari. Un’altra è stata appena venduta a 2,3 milioni: l’ha ceduta l’attore CharlieSheen,che ha anche dato via per 2 milioni l’anello vinto da Babe alle World Series del ’27 (lo aveva pagato dieci volte di meno). La mazza con cui Ruth batté il primo fuoricampo per New York, proprio contro i Red Sox, è stata pagata 1 milione 265 mila dollari, superando di 100 mila quella di Joe Jackson, detto Shoeless perché una volta giocò scalzo: era analfabeta, a stento scriveva il suo nome, perciò il suo autografo è rarissimo. Il fumettista Todd McFarlane ha speso tre milioni per la pallina autografata da Mark McGwire dopo il 70° fuoricampo del ’98, mentre un diario di Joe DiMaggio, pur senza particolari piccanti sull’ex moglie Marilyn, è arrivato a 1,5 milioni. Se vi sembrano follie, pensate che una ditta di chewing-gum ha pagato 10 mila dollari per due pezzi di gomma ruminati da Luis Gonzalez. E c’è chi ha offerto 25 mila dollari per un sospensorio, 10 mila per peli di barba, 7 mila per una dentiera o 440 per uno stuzzicadenti del proprio idolo.
Il record precedente apparteneva al quaderno del 1891 con le prime 13 regole del basket, battuto nel 2010 da Sotheby’s a 4.338.500 dollari. L’autore, James Naismith, nato in Canada da genitori scozzesi, insegnante di educazione fisica allo Springfield College, si era ispirato a un vecchio gioco canadese con i sassi. Un documento del 1857 con le regole del baseball è stato venduto a 3,2 milioni di dollari, più del doppio del taccuino con le Sheffield Rules, le regole del calcio: 1,4.
Il prezzo lo fanno i capricci dei magnati e delle star di Hollywood. Una maglia da hockey di Paul Henderson indossata nelle leggendarie sfide Canada-Urss del ’72 è stata venduta per 1,275 milioni di dollari. A queste cifre non arriva neppure Muham – mad Ali: i guantoni con cui batté Sonny Liston nella rivincita del ’65 sono stati venduti a 1,1 milioni. Quelli del primo incontro contro Frazier, nel ’71, a 388 mila. E l’intera tenuta di Deer Lake, dove visse e si allenò, poi ridotta a bed & breakfast, è stata acquistata per mezzo milione, cimeli inclusi, dal figlio di John Madden, grande ex allenatore di football americano. Michael Jordan invece ha il record delle scarpe: il paio di Converse calzate nella finale olimpica del 1984 (poi si legò per sempre alla Nike) è stato battuto a 190 mila dollari. Però Upper Deck comprò per un milione il parquet del Delta Center di Salt Lake City, quello dell’ultima partita di MJ con i Bulls nel ’98, con canestro decisivo allo scadere.
La figurina più preziosa? Nome in codice Gretzky One T206 Honus Wagner, è del 1909, acquistata per 3,12 milioni di dollari. Wagner, interbase di Pittsburgh, contende a Ruth il trono di miglior giocatore di baseball di ogni tempo. Le figurine erano stampate sui pacchetti di sigarette daH’American Tobacco Company: lui le stoppò, per non incoraggiare il fumo fra gli adolescenti, o forse solo perché non gli avevano pagato i diritti. In giro ce ne sono 57 copie, la più famosa è passata fra le mani di Wayne Gretzky, grande hockeista che l’ha ribattezzata col proprio nome e rivenduta. Numeri da far impallidire Fau stino Goffi, attaccante del Padova ’67-68 in B: la sua figurina da 2,5 lire è stata rivenduta per 121 euro su eBay, dove un album Panini raro può arrivare a 8 mila.
In Italia i volumi d’affari sono assai più modesti e le aste spesso a scopo benefico. Lo statuto originale del Milan è stato venduto per 93.750 euro all’avvocato Giuseppe La Scala, che l’ha lasciato in uso al museo del club. Il Cagliari ha ricomprato per quasi 17 mila euro l’ultima maglia di Riva nell’anno dello scudetto. «Da noi si spende di meno e il falso è sempre in agguato: una volta mi offrirono una maglia di Rummenigge di taglia ’M’, dubito che potesse andargli...» spiega Pierangelo Brivio, presidente dell’Uicos, Unione italiana collezionisti olimpici e sportivi, circa 250 iscritti, affiliata al Coni. Se la medaglia di Jesse Owens a Berlino ’36 è stata venduta a 1,5 milioni di dollari, una torcia olimpica di Helsinki ’52 può valere 120 mila euro.
Nella top ten dei memorabilia, a breve, potrebbe entrare la maglia indossata da Maradona nel primo tempo di Argentina-Inghilterra ai mondiali dell’86 in Messico: sarà venduta a Tokyo, base d’asta un milione di euro. Ha una storia particolare: appartiene a un imprenditore di Castel Volturno, a cui hanno anche tentato di rubarla a una cena, a gennaio, dopo che l’aveva fatta autografare. Ma non c’è solo questo. Prima di quella partitaci ctargentino Bilardo decise che le seconde maglie fornite dallo sponsor tecnico. Le Coq Sportif, erano troppo pesanti: sguinzagliò i suoi uomini nei negozi di Città del Messico, trovarono divise simili ma più fresche sul le quali furono cuci ti, nottetempo, lo stemma della federazione e dei curiosi numeri argentati. «Questa maglia mi piace, vinceremo» disse Diego. Che poi, nella ripresa, segnò due gol. Uno con la mano de Dios. L’altro, semplicemente, il più bello della storia.