Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  agosto 18 Venerdì calendario

Sono 15 milioni le spose-bimbe

«A tutte le ragazze consiglio di pensarci prima di sposarsi. La vita da sposate è dura, estremamente difficile, non è come pensano che sia né come io avevo pensato che fosse», racconta una bambina siriana in un video andato in onda su ANSA live. Oggi in Siria le minori sposate sono il 35%, fino ad appena due anni fa erano il 16%. E continuano ad aumentare. Un fenomeno che, a causa delle migrazioni di massa, ci riguarda da vicino. Persino nella nostra società allergica ai legami, dove i matrimoni sono in costante diminuzione, migliaia di bimbe, nate o cresciute in Italia, vengono spedite nei loro Paesi di origine per mettere su famiglia. Secondo gli ultimi dati dell’Unicef, nel mondo 700 milioni di donne si sono accasate prima di avere compiuto 18 anni e più di una su tre prima dei 15. A livello globale un’adolescente su 7 è attualmente coniugata. Se il numero di nozze precoci crescerà ai ritmi attuali, nel 2030 avremo 950 milioni di donne maritate in tenera età. Ogni anno sono 15 milioni le bambine (una ogni 7 secondi) che passano repentinamente dall’infanzia all’età adulta, recandosi all’altare, che sarà il loro patibolo, per unirsi a uomini adulti che le plasmeranno a piacimento, adattandole alle proprie pretese, piegandole come inermi fiori ai loro spregevoli desideri. Per molte di queste minori il giorno del matrimonio coincide con quello della fine, perché non riescono a sopravvivere alla prima notte di nozze. Mentre i familiari, autori dei sodalizi forzati, festeggiano, i sorrisi delle giovani mogli si spengono e il candore delle loro vesti fa a pungi con il loro sguardo cupo nonché con il sudiciume di quelle mani che a breve le violeranno, con la prepotenza di chi esercita un sacrosanto diritto. Valgono meno di niente le spose bambine. Nel Belpaese non abbiamo dati certi riguardo questa pratica, che è quasi del tutto sommersa, salvo rari casi in cui le bambine trovano il coraggio di opporsi, come ci spiega Souad Sbai, già deputata del Pdl, ora presidente di Acmid-Donna onlus, associazione che tutela i diritti delle musulmane in Italia. Sbai, che ritiene che le nozze precoci siano una forma di pedofilia legittimata, ci racconta di una delle ragazze di cui si è occupata, Nosheen Butt, 17 anni, la cui madre, Begum, 46, era stata lapidata nel giardino di casa, a Novi di Modena, perché aveva tentato di salvare la figlia da un matrimonio combinato. Alla fine ci è riuscita ma a costo della vita. Coloro che cercano di sottrarsi al loro destino, scappate di casa, finiscono nelle maglie della prostituzione. Oppure vengono ripudiate, talvolta uccise, in quanto costituiscono una vergogna per i familiari. Ecco perché i casi che vengono a galla sono pochi. All’interno delle famiglie musulmane vige l’omertà. Denunciare significherebbe tradire le persone amate. Le comunità islamiche in Europa vivono genuflesse su loro stesse, legate strenuamente ai loro atavici usi, per timore di perdere la propria identità in un universo globale, folle e confuso, fatto di altre identità sempre più liquide. Mentre alcuni dei Paesi in cui i matrimoni precoci avvengono da sempre si attrezzano a livello normativo per arginare tale usanza, nel Vecchio Continente assistiamo a una espansione del fenomeno, come fosse un rigurgito, il rabbioso urlo di orgoglio di una civiltà che emigrando non vuole correre il rischio di perire. «Quest’anno il 60% delle musulmane non ha frequentato la scuola dell’obbligo, un valore aumentato del 300%. Ritengo che a queste bambine sia stato impedito di studiare per prepararle al ruolo di mogli», continua Sbai, che il 5 luglio scorso ha denunciato questa situazione presso la Procura di Roma. Ed è proprio l’ambiente scolastico quello che più di ogni altro può rappresentare un baluardo contro simili soprusi. Lo scorso aprile, a Torino, una quindicenne di origine egiziana è stata affidata a una comunità su decisione del Tribunale dei minori in quanto la ragazza era stata promessa in sposa a un uomo di 10 anni più grande. La giovane, che sarebbe stata a breve spedita dai genitori in Africa per raggiungere il suo futuro coniuge, si è confidata con una compagna di scuola, che l’ha esortata a chiamare il numero nazionale di Emergenza Infanzia, gestito da Telefono Azzurro. Ecco perché allontanare le bambine musulmane dalla scuola significa condannarle. «Lo definiamo matrimonio precoce, al più matrimonio forzato, ma di fatto è uno stupro legalizzato che lascia su queste donne devastanti traumi psicologici e cicatrici difficili da rimarginare», dichiara Andrea Iacomini, portavoce dell’Unicef Italia. Ogni anno 70 mila ragazze tra i 15 ed i 19 anni muoiono a causa di complicazioni insorte durante la gravidanza. I nati da madri minorenni hanno poi il 60% di probabilità in più di perire in età neonatale. La colpa è anche nostra. Di noi che fingiamo di non vedere. Di questa Europa, di cui noi stessi facciamo parte, ossessionata dal politically correct, dalla paura di essere considerata vecchia e razzista, un’Europa ridicola che arretra per la sua smania di correre in avanti, che elimina il crocifisso dalle aule, la mortadella dalle mense, Gesù bambino dal presepe, rinnegando le sue stesse radici.