Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  agosto 18 Venerdì calendario

Intervista a Vincenzo Nibali: «Aru avversario e mio fratello in squadra: è una Vuelta speciale»

Nell’ultima Vuelta disputata, due anni fa, fu cacciato per traino nella 2ª tappa. Forse anche per questo Vincenzo Nibali da domani vuole far bene nella 72ª grande corsa spagnola. E poi c’è da riscattare il 3º posto al Giro che un po’ di amaro in bocca gliel’ha lasciato.
Nibali, come è stata la sua stagione dopo il Giro d’Italia?
«Ho staccato una decina di giorni, poi ho ripreso e mi sono presentato al Campionato Italiano che è diventato obbligatorio. E anche senza una preparazione specifica sono andato abbastanza bene».
Ritiri in altura?
«Sì, 15 giorni sul S.Pellegrino con la squadra. Poi il Giro di Polonia dal quale ho avuto buone risposte anche se non c’erano le salite lunghe che preferisco ma soprattutto strappi brevi. Sono pronto».
Lei quest’anno ha scelto di non fare il Tour: quanto è importante allora questa Vuelta?
«Molto, ma come tutte le corse che preparo bene e poi cerco di onorare al meglio».
Sa che alcuni la danno addirittura come favorito numero 1?
«Forse è perché sanno che quando mi presento al via di una grande corsa a tappe è perché voglio fare bene. A me non piace mai perdere. Purtroppo mancheranno ancora per infortunio compagni importanti come Izaguirre e Navardauskas, ma ho fiducia».
La ferita per squalifica alla Vuelta 2015 è ancora aperta?
«No, l’ho messa alle spalle. E credo di essermi riscattato subito, vincendo dopo poche settimane il Lombardia e l’anno successivo il Giro».
In questa Vuelta ci saranno 9 arrivi in salita: troppi?
«No, alla Vuelta ci sta, è stato quasi sempre così».
Il percorso quindi le piace?
«Sono tappe più corte con tante salite, tipico della corsa spagnola, e a me le salite piacciono, soprattutto se lunghe».
Nella penultima tappa ci sarà l’arrivo sull’Angliru, che le diede un dispiacere nel 2013...
«Quel giorno persi la Vuelta da Horner, ma alla fine arrivai pur sempre 2º in classifica a soli 37” da lui. È una scalata tosta, simile allo Zoncolan. E se vai in crisi perdi minuti».
Tre giorni prima, nella 17ª tappa, il traguardo invece sarà in vetta all’inedito Los Machucos, mai percorso prima, con punte al 26%. Lo conosce?
«Non l’ho mai fatto, ma chiederò a Purito Rodriguez (ex corridore spagnolo, ora nello staff del team Bahrein, ndr) di spiegarmelo bene».
Una cronosquadre di 13 km e una crono individuale di oltre 40 km le sembrano troppe?
«Non credo, anzi: direi che il percorso è equilibrato. Certo, Froome a cronometro è favorito, ma non sono preoccupato».
È vero che si è portato in Spagna lenzuola a cuscini anallergici?
«Non devo trascurare alcun particolare. Li ho già usati altre volte e mi sono trovato bene. In una grande corsa a tappe a volte decidono le piccole cose e bisogna essere attenti e precisi in tutto, alla dieta, a coprirsi bene, a gestirsi nelle tre settimane e naturalmente anche al sonno e a eventuali allergie».
E che ci dice del suo nuovo dispositivo “SuperOp” per una migliore valutazione fisiologica?
«Mi serve soprattutto in allenamento, perché monitorizza dati preziosi su pressione arteriosa e battiti cardiaci, molto utili per valutare lo stato di forma. In teoria si può anche usare in corsa, ma non so ancora se lo utilizzerò in questa Vuelta».
Veniamo ai principali rivali: chi sono i più pericolosi?
«Froome naturalmente viene prima di tutti: poi Aru, Bardet, Barguil, Yates, Contador...».
Sarà la prima volta che affronterà da avversario Aru, un duello mancato al Giro per l’infortunio del suo ex compagno. Tra voi due c’è una rivalità particolare?
«Aru è un avversario come un altro, anche se è un amico. Dovrò rispettarlo e stare molto attento, ma chissà che non possa diventare anche un alleato».
In questa Vuelta lei avrà anche per la prima volta al fianco come gregario in una grande corsa a tappe suo fratello minore Antonio. Che effetto le fa?
«Sono molto contento. È al suo primo grande giro in assoluto, per ora è tranquillo, può essermi molto utile. Comunque tra noi c’è un rapporto speciale».
La Vuelta non sarà il suo ultimo obiettivo stagionale, vero?
«Il ct Cassani potrebbe volermi al Mondiale per aiutare la squadra, visto che il percorso non è adatto a me come invece sarà quello del 2018 a Innsbruck. In questo fine stagione però vorrei riprovarci col Lombardia, che arriva di nuovo a Como e, quello sì, mi piace davvero molto».