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 2017  agosto 18 Venerdì calendario

Matera, la capitale della cultura non è un paese per librerie

«Io non mollo, questo è il lavoro della mia vita. Comincio la caccia, da subito. La richiesta di aumento me l’aspettavo, ma non più del doppio». Antonio Sacco, titolare della libreria Mondadori, una delle tre rimaste a Matera, comincia a preparare gli scatoloni: dopo 18 anni ha ricevuto la disdetta dell’affitto e deve lasciare uno spazio che ha saputo far diventare un punto di riferimento della vita cittadina. «Fino a tre anni fa questa era una città di materani che accoglieva qualche turista; adesso è una città di turisti che, con fastidio, fa spazio a qualche materano».
Perché qui tutto è cambiato da quando – era la sera del 17 ottobre 2014 – Matera è stata proclamata Capitale Europea della Cultura 2019. E fa notizia che in vista di questo appuntamento sia proprio una libreria a farne le spese, come ha prontamente colto Alessandro Laterza, editore, vicepresidente nazionale e responsabile della commissione Cultura di Confindustria: «Matera 2019 capitale di che cosa? Di Bed and Breakfast e pizzerie?», ha scritto in un efficacissimo tweet.
«Il chip di ingresso ormai è di 3000-3500 euro al mese per locali di 50-60 metri quadri. E questa esosità non riguarda soltanto le librerie, ma negozi storici, botteghe, piccoli punti di ristoro che ovviamente non possono resistere», ribadisce Giovanni Moliterni, titolare della Libreria Dell’Arco. «A noi è andata meglio, ma solo perché il trasloco è avvenuto due anni fa: dove eravamo prima aprirà un ristorante, ora abbiamo trovato un posto più defilato ma soprattutto un proprietario che non vuole strangolarci».
«Prevale l’improvvisazione, non la progettualità. Per i progetti veri, strategici, non legati all’evento e alla spettacolarizzazione, tutto è fermo e ormai non c’è più tempo per invertire la rotta. La cultura che sta vincendo è quella della pancia e della bottiglia, ma questa verità fa fatica a passare: la parola d’ordine è “va tutto benissimo”, nessuno ha voglia di riflettere criticamente», dice Gianfranco Lionetti, accanito e amareggiato studioso del territorio. Nel 2006 ha ritrovato i resti di una balenottera del Pleistocene, lunga 25 metri e datata 800.000 anni fa: un reperto eccezionale, ma undici anni dopo Giuliana – battezzata così perché ritrovata vicino alla diga di San Giuliano – è ancora rinchiusa in casse di legno nel Museo Ridola. «Questa era un’occasione formidabile per raccontare la storia del nostro territorio, per avviare sia un progetto museale sia dei laboratori di ricerca, ma anche nel 2019 la balenottera resterà nelle casse». Il restauro del Museo, il potenziamento della sede universitaria, la stabilizzazione della Biblioteca provinciale: «Non sono neppure state avviate le pratiche, mentre i Sassi si stanno trasformando in un bazar, rinnegando la loro storia. Dove c’erano officine, magazzini, cantine, ora i turisti dormono, mangiano, si abbronzano», incalza Lionetti.
«Stiamo subendo in pochi anni una metamorfosi che Venezia, Firenze e Roma hanno conosciuto in tempi molto più lunghi. Per tutti i materani, Matera 2019 significa soltanto più turisti, il resto può morire. Anche da parte della Fondazione Matera 2019 sarebbe opportuno un minore trionfalismo di annunci e un maggiore coinvolgimento degli abitanti: non sappiamo nulla, non ci viene comunicato nulla, neppure da parte dell’amministrazione comunale», dice Antonio Sacco. «Il problema non riguarda solo la mia libreria, ma l’immagine della città: non dove sarò trasferito io, ma dove saranno trasferiti i materani».
Paola D’Antonio, assessore ai Sassi e alla Gestione Unesco – Matera è stata dichiarata «patrimonio dell’umanità» – guarda i dati delle presenze turistiche nei giorni di Ferragosto, che hanno fatto registrare il tutto esaurito nelle 550 strutture ricettive di una città di 60.500 abitanti. «Le cifre confermano il fascino che Matera esercita sui visitatori italiani e stranieri, ma sono anche dati che impongono una necessaria azione di salvaguardia». Oltre mezzo milione di presenze l’anno stanno cambiando la pelle e l’anima della città, assessore: pensate a provvedimenti eccezionali? «Il decreto del 2016 del ministro Madia consente ai Comuni di regolamentare le attività commerciali nelle aree ad alto valore storico e culturale. E questo faremo, mettendo a bando nei Sassi dei locali che il Comune ha in concessione dal demanio per avviare attività che ne salvaguardino l’identità. Il percorso tecnico è definito, ora la parola passa alla volontà della politica».
Settant’anni fa Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi definirono i Sassi di Matera, dove gli uomini convivevano con gli animali, senza luce, senza acqua, senza servizi, con un’altissima mortalità infantile, «una vergogna nazionale», e avviarono un decisivo progetto di risanamento. Ora la politica è chiamata ad altre scelte, altrettanto difficili e necessarie. Se non è troppo tardi.