la Repubblica, 18 agosto 2017
Intervista al premio pulitzer Joby Warrick: «Isis indebolito, ma ora è globale»
«Dopo l’attentato di Barcellona, è probabile che ci saranno molti più attacchi da parte dello Stato Islamico in Europa e Occidente». È l’avvertimento di Joby Warrick, giornalista del Washington Post, premio Pulitzer per il suo recente saggio Bandiere nere, la nascita dell’Isis (edito da La nave di Teseo) e uno dei più grandi esperti di jihadismo e terrorismo islamico, prossimo ospite del festival di Letteratura di Mantova in settembre. Perché pensa che gli attacchi possano proliferare, Warrick? «Perché l’Isis al momento sta impegnando molte forze per difendere i possedimenti residuali del “Califfato” in Siria e Iraq. Non è solo una questione di vendetta per le ultime, devastanti sconfitte militari sul campo, come avvenuto a Mosul. Una volta morto il Califfato, lo Stato Islamico concentrerà tutte le sue forze per compiere attacchi in Europa. E diventerà dunque una vera internazionale del terrore». Perché l’Isis ha attaccato la Spagna? «È un obiettivo da diverso tempo. Ma di recente lo Stato Islamico l’ha citata molto spesso nei suoi materiali di propaganda, nelle ultime settimane soprattutto sulla chat Telegram: per l’impegno in Iraq, ma anche nell’ambito del sogno del Califfato e del mito di Al Andalus, il nome che i musulmani diedero alla penisola iberica quando la conquistarono nell’VIII secolo». Il metodo del camion sulla folla sta diventando quello più usato dall’Isis nei suoi attacchi. «Già, perché è il più facile da realizzare, soprattutto in questo momento in cui lo Stato Islamico è in grossa difficoltà. Proprio a metà luglio, i jihadisti hanno condiviso nei loro canali Internet istruzioni estremamente precise su come compiere un attacco con un camion o un furgone, molto più dettagliate che in passato. Le nostre fonti di intelligence ci dicono che i jihadisti pensano anche a attacchi chimici, ma ora non hanno le risorse per compierli». Quanto è alto il rischio del ritorno dei foreign fighter da Siria e Iraq? «Oggi più basso che in passato: da sei mesi le intelligence europee collaborano molto di più tra loro e questo ha chiuso tante rotte. Ma allo stesso tempo è molto probabile che ci siano diverse cellule dormienti, in Spagna e in Europa che stanno aspettando il momento buono per attaccare».