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 2017  agosto 18 Venerdì calendario

Ferrara torna in serie A dopo mezzo secolo, Semplici invece è all’esordio: «Io, la Spal e la forza dell’umiltà. Non abbiamo finito di stupire». Intervista

Una favola nella favola. La Spal e Leonardo Semplici vanno a braccetto per un ritorno e un debutto in Serie A che ha già fatto storia e soprattutto generato un’onda anomala di simpatia. Per la storia della squadra di Ferrara, che mancava da quasi mezzo secolo, e per il profilo umano di questo allenatore che a 50 anni freschi freschi si appresta al debutto tra i grandi. Ma di mezzo c’è anche un panino, divorato fuori da uno stadio dopo un’amichevole.
Semplici, che cosa è successo a fine luglio a Perugia?
«Che ci siamo mangiati un semplice panino con la porchetta, insieme ai tifosi, dopo la partita. Avevamo fame e ci siamo fermati, ma non pensavamo a questa risonanza».
Qualcuno potrebbe pensare ad una geniale idea di marketing…
«Figuriamoci, siamo persone semplici».
Di nome e di fatto?
«Sì, infatti alle mie squadre chiedo solo di avere umiltà. Non tutti ce l’hanno e molti la pongono in malo modo, ma questa è una mia caratteristica e la difendo».
Lei faceva il rappresentante di pellami fino a qualche anno fa e ha scalato il calcio partendo dai dilettanti. Che cosa prova?
«Gratitudine. Per tutte le società e i giocatori che, nel bene e nel male, mi hanno lasciato qualcosa. Rivedo tutti i passi fatti per arrivare qui: ogni anno ho messo nuove motivazioni, rimettendomi sempre in discussione, ma io oggi sono al punto di partenza e non di arrivo».
Come vive questo debutto in A?
«Con grande curiosità ed entusiasmo per il percorso fatto. E con grande voglia di provare a fare qualcosa di ancora più speciale: ci confrontiamo con le migliori, ma proveremo a colmare il gap con idee e lavoro».
Il suo credo calcistico?
«Nessuno in particolare. L’ideale è avere una squadra propositiva e allo stesso tempo concreta».
Allegri, Spalletti, Sarri, Baroni e lei. Che cosa vi accomuna?
«La toscanità!».
Perché gli allenatori toscani sono tra i più bravi, in primis Lippi, e dominano così a lungo?
«Perché non siamo mai contenti e cerchiamo di migliorare sempre. È nella nostra natura».
Lei a chi si sente più vicino?
«C’è una similitudine con Sarri: anche lui ha fatto tanta strada e gavetta nei dilettanti e in Serie C. Però io sono Leonardo Semplici e vado avanti con le mie idee: un giorno spero di avvicinarmi a questi grandi colleghi».
Dove vorrebbe arrivare?
«Sogno e sognare è giusto. Mai avrei pensato di allenare in Serie A, figuriamoci che quando ho iniziato il mio sogno era avere una panchina in Serie D».
Avercela fatta con la Spal dà ancora più soddisfazione?
«Sì, perché si è creato un legame unico. Sono arrivato nel dicembre 2014, in Lega Pro, e alla prima partita vengo sconfitto e contestato. Quando si dice chi ben comincia è a metà dell’opera...».
E poi?
«Abbiamo fatto una cavalcata bellissima e ora si vive un grande entusiasmo: lo stadio purtroppo non sarà adeguato alle richieste che abbiamo, visto che possiamo accogliere 13 mila tifosi e ce ne voleva uno da 20 mila. Comunque la nostra salvezza passa da Ferrara: siamo simpatici a tanti e speriamo di sfruttare questo effetto».
Quando sono stati sorteggiati i calendari, che data ha subito evidenziato?
«Il mio ritorno a casa: sono di Firenze e ho allenato la Primavera viola, quindi quella del 15 aprile. Ma ci penseremo».
A proposito di casa: lei è nato e cresciuto a Tavarnuzze, piccola frazione di Impruneta, a due passi da Firenze. E di Tavarnuzze è anche Marco Baroni, che debutta in Serie A con il neopromosso Benevento. Sembra uno scherzo del destino…
«Era impensabile, neanche nei libri di fantasia ci poteva essere questa cosa. Io e lui siamo amici da una vita, cresciuti nella stessa via, e abbiamo avuto la fortuna di giocare insieme nella Rondinella. C’era anche Barzagli ragazzino con noi».
Siete almeno cittadini onorari?
«No, quest’estate ci hanno ricevuto in Comune per un riconoscimento. Magari ce la daranno se salviamo Spal e Benevento – sorride -».
Sfida subito la Lazio, reduce dalla vittoria in Supercoppa. Più sorpreso dal successo della Lazio o dal ko della Juve?
«La Lazio non è una sorpresa: aveva fatto bene lo scorso anno, ha cambiato poco e ha un bravissimo allenatore. È una squadra che lotterà per la Champions. La Juve resta la favorita per lo scudetto, deve solo avere tempo per inserire i nuovi giocatori».
Quando domenica l’arbitro fischierà l’inizio all’Olimpico, che cosa penserà o a chi penserà?
«A mio padre – piange -. E mi commuovo già… Purtroppo non c’è più da due anni: era il mio più grande tifoso e in questi anni, insieme alla mia famiglia, è stata la persona più importante della mia vita».