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 2017  agosto 18 Venerdì calendario

Affrancarsi dal ferro da stiro. Oriente e Occidente stessa ironia

Uniti da un ferro da stiro. Chi lo avrebbe detto che l’anello di congiunzione tra Oriente e Occidente stava in una donna oggetto che si salva con l’ironia. Lo stesso sarcasmo visto da Ovest e da Est. Da un’artista di Liverpool nata nel 1954 e cresciuta a forza di musica punk e da una fotografa di Teheran nata 20 anni dopo. A un’altra latitudine, in un universo parallelo. Eppure le due signore scelgono il medesimo simbolo e Londra le espone contemporaneamente in due mostre diverse, in gallerie lontane.
Al White Cube è in programma «Dreamers Awake», il surrealismo al femminile. Da Louise Bourgeois a Tracey Emin, corpi stufi di essere frammenti erotici che si prendono uno spazio reale, si impongono, si muovono, si fanno notare e non perché sono senza vestiti.
Nell’ultima sala, un’intera parete è dedicata al poster di una ragazza oliata: un nudo con un ferro da stiro al posto della testa, uscito dalla fantasia di Linder. «It’s the Buzz, cock!», del 2015, è la rivisitazione della copertina Anni Settanta di un disco dei Buzzcocks, gruppo punk che ha dominato la scena londinese proprio quando Linder stava con il leader della band, Howard Devoto. Un concentrato di ribellione hardcore, made in Gran Bretagna, che si specchia nello scatto di Shadi Ghadirian, una che ha iniziato a lavorare alla fine dell’epoca khomeinista.
La sua opera è esposta alla Saatchi, in mezzo ai selfie di «Selfexpression», e anche qui la protagonista è una donna con un ferro da stiro al posto della faccia. Solo che lei è vestitissima, ha un burqa e non si vede un centimetro di pelle. Il ferro come protesta contro lo stereotipo della palestrata sexy o come gabbia che occulta anche lo sguardo coperto dai gesti quotidiani, in una serie che infatti si intitola «Like Everyday». Stirare, cucinare, mettere in ordine, le mansioni ancora spesso declinate al femminile come doveri che finiscono per sovrapporre la monotonia alla persona. In Iran come in Inghilterra, la parità resta spesso un’opinione.
Da una parte ci può essere la beffa che vince sulla resa, dall’altra una rivolta meno ovvia, contro l’idea che si ha della donna piuttosto che in antitesi con quel che ci si aspetta da lei, ma alla fine siamo sempre dietro un ferro da stiro. Che sia un elmetto per affrontare le pretese della società o un altro strato, per nascondere ancora di più l’identità di chi deve sottostare al ruolo, al velo, all’obbligo.
Due culture opposte hanno prodotto la stessa immagine e non è un caso che sia Londra a riunirle. La città che contiene di tutto e proprio per questo diventa bersaglio. Però è anche la sintesi di due mondi che a dispetto di contraddizioni, lontananza e pregiudizi reciproci si parlano eccome e si somigliano persino. Tanto da stirare le differenze e appiattirle fino a farle scomparire in un unico ritratto.