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 2017  agosto 18 Venerdì calendario

Zenzero e farro. Ecco i cibi «pompieri» che spengono le infiammazioni

Dal reflusso gastrico alla colite ulcerosa. Le infiammazioni si manifestano in mille modi. Molti fastidiosi e all’ordine del giorno ma, tutto sommato, sopportabili. Altri più dolorosi, fino ad arrivare alle sindromi più gravi come la malattia di Crohn, patologia cronica a carico dell’intestino che condiziona profondamente la vita di chi ne è affetto. Dalle infiammazioni trascurate possono avere origine le intolleranze alimentari, il diabete, l’ictus e i problemi al cuore. E se da un lato certi processi infiammatori sono importanti per la difesa dell’organismo, dall’altro favoriscono l’invecchiamento delle cellule e si trasformano in disturbi perenni. Come contenere i danni? Al di là delle terapie e dei medicinali ad hoc, uno degli alleati principali contro le infiammazioni è il cibo. Ci sono alimenti che favoriscono i processi infiammatori o irritano più di altri l’intestino. E, di contro, ci sono alimenti che placano «il fuoco». Sia ben chiaro, gli studi sull’alimentazione sono all’inizio e stanno cercando di indagare se un regime alimentare calibrato sia realmente efficace dal punto di vista clinico. Ma tanto vale provare. «Non è chiaro se sia semplicemente l’effetto di alcuni cibi o se siano le modifiche sulla flora intestinale che l’alimentazione può indurre – spiega Silvio Danese, responsabile del centro per le malattie infiammatorie croniche intestinali dell’ospedale Humanitas di Rozzano e docente di Humanitas University – ma è noto che una dieta ricca di frutta e verdura, con pochi carboidrati e pochi grassi, è associata a un tipo di flora intestinale meno soggetta alle infiammazioni rispetto a un regime alimentare con più grassi».
I MENÙ ANTI FIAMME
Quindi cosa dobbiamo mettere nel piatto per evitare che il nostro intestino «vada in fiamme» e per aiutare il corpo a far fronte alle infiammazioni? La priorità assoluta va a tutti i cibi ricchi di fibre e polifenoli perché disinfiammano e hanno poteri anti ossidanti. E allora via libera a frutti rossi e verdure. Ottime anche le spezie e le radici (dal curcuma allo zenzero). Gli specialisti consigliano anche di mantenere la buona abitudine che stiamo mettendo, sempre più, in tavola: cioè l’utilizzo di cereali integrali come orzo, farro, quinoa. Consigliato l’utilizzo di olio di oliva che, con la sua concentrazione di grassi monoinsaturi, vitamina E e polifenoli, riduce la formazione di molecole pro infiammatorie. Per gli stessi motivi vanno benissimo anche avocado e noci. Nell’elenco dei «cibi sì» ci sono anche Omega 3 e Omega 6, contenuti nel pesce azzurro e nella frutta secca, ma devono essere assunti con un rapporto di uno a cinque. Se assunti in quantità elevate gli omega 6 possono avere un effetto proinfiammatorio.
I CIBI DA BANDIRE
Bisogna innanzitutto fare attenzione ai grassi trans. «Portano un aumento del livello del colesterolo nel sangue – spiega Danese – e in particolare quello cattivo Ldl. Sono grassi che si formano durante i trattamenti industriali degli oli vegetali e quindi possono trovarsi negli alimenti trasformati che li contengono come dolci confezionati, dadi da brodo, merendine e snack industriali». Tra gli alimenti da limitare ci sono anche le solanacee (melanzane, patate con la buccia e pomodori). «E poi va anche limitato il consumo di acido arachidonico, contenuto principalmente nella carne e negli insaccati, nel pesce e nelle uova. L’acido si può sintetizzare anche a partire dall’acido linoleico: quindi un po’ di frutta secca va bene, ma non troppa».
Ci sono alcuni alimenti che vanno assolutamente evitati da parte di chi soffre di reflusso gastricoesofageo. Dall’aglio alla cipolla, dai peperoni con la buccia al cioccolato. E ancora: menta, spezie piccanti, agrumi, pomodori e cibi grassi. Oltre al menù, per combattere le infiammazioni ci sono varie terapie. «Si utilizzano farmaci che bloccano gli interruttori chiave delle molecole che amplificano i circuiti dell’infiammazione – spiega il gastrointerologo, coordinatore dell’Immuno center di Humanitas – e che, laddove si verifica l’infiammazione, portano il tessuto a tornare allo stato di normalità. È bene ricordare che i pazienti che soffrono di malattie infiammatorie non sono affetti da una sola patologia. Necessitano dunque di una visione integrata e trasversale della propria condizione con diagnosi e cure personalizzate».