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 2017  agosto 18 Venerdì calendario

La statua della vita

Mentre a Baltimora, Maryland, si procede alla rimozione delle statue del generale Robert E. Lee, colpevole di aver combattuto la Guerra di secessione dalla parte degli schiavisti, l’Ucraina annuncia di aver finalmente concluso la distruzione di tutte le mille e 320 statue di Lenin erette durante il comunismo. Non ne è rimasta una sola, ha detto compiaciuto Vladimir Vyatrovich, direttore dell’Istituto della Memoria Nazionale di Kiev. Nome curioso per un istituto deputato a cancellare i segni di un secolo. È che l’uomo fa così. Il passato preferisce riscriverselo secondo lo spirito del momento, e le statue da sempre si espongono al sacrificio. I cristiani hanno spazzato via, naturalmente con le migliori intenzioni, addirittura con intenzioni divine, le magnifiche statue degli dèi pagani di Roma. I parigini hanno infierito assetati di giustizia sulle statue regali dei Borbone. E in questi ultimi decenni abbiamo visto folle accanirsi sulle statue di Stalin, di Franco, di Saddam, di Hitler, di Chavez. Tutti dittatori, va bene. Ma ci sono anche i Buddha di Bamiyan e le statue assire di Mosul, le statue di Marx e Engels a Mosca e la statua del poeta della convivenza bosniaca, Aleksa Šantic, a Mostar. Più mille e mille altre, abbattute con pugno levato in nome del Bene. E però si finisce con il colpire non soltanto le statue e gli uomini che rappresentano, ma anche sé, quello che si è stati, quello che sono stati i padri, quella che è stata la vita. Soltanto popoli fragili hanno paura della loro biografia.