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 2017  agosto 17 Giovedì calendario

Col «pacchetto neutro»... si fuma di più

François Hollande non è più all’Eliseo, ma la lista dei fallimenti della sua presidenza continua ad allungarsi anche ora che è tagliato fuori dalla politica che conta. Le cifre delle dogane francesi sulla vendita di sigarette, pubblicate da Rtl, mostrano infatti che l’introduzione del “pacchetto neutro”, quello anonimo e senza logo voluto dall’ex capo dello Stato, non ha prodotto alcun calo del tabagismo com’era stato profetizzato, e anzi il numero di bionde è aumentato di molto. Nei primi sette mesi del 2017 sono state vendute 350 milioni di sigarette in più rispetto allo scorso anno, pari a un aumento del 9,2%. Nel mese di giugno le sigarette vendute sono state più di 4 miliardi – per la precisione 4,38, secondo i dati dell’Observatoire français des drogues et des toxicomanies (Ofdt) -, numeri record dal 2013. Peraltro, da quattro anni a questa parte non era mai stata registrata una crescita così netta del consumo di sigarette nel primo semestre. «Il grande fallimento del governo Hollande nella lotta contro il tabagismo», scrive il settimanale “Valeurs Actuelles”. E come definirlo altrimenti questo boom della vendita di sigarette, che smentisce la sinistra francese e coloro che si ostinano a sostenere che il pacchetto generico è efficace per disincentivare le persone dal recarsi dal tabaccaio? I fumatori che vogliono le loro Marlboro Rosse o Gauloises continuano e continueranno a comprarle, nonostante il tentativo di igienizzazione di Hollande e della sua banda di ministri salutisticamente corretti. E lo faranno anche quando il pacchetto in Francia costerà 10 euro, proposta confermata ieri dal ministro delle Finanze, Gérald Darmanin, che, non pago, ha invocato un’«iniziativa europea» assieme al commissario per gli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici, «per armonizzare fiscalmente il prezzo del tabacco». La misura per rieducare il fumatore-peccatore, introdotta il 1° gennaio di quest’anno nel quadro della “Legge sanità”, si aggiunge così ai fallimenti del quinquennio appena trascorso. L’unico effetto visibile, come denunciato da numerosi negozianti, è la «trasformazione dei tabaccai in cimiteri», con una distesa di foto choc sui pacchetti che però non ha rotto il legame tra brand e fumatore. Le cifre pubblicate da Rtl non rappresentano una sorpresa per chi ha sempre sostenuto l’insensatezza dei pacchetti neutri e di uno Stato ficcanaso e rieducatore, alla luce dei tentativi falliti negli altri Paesi. In Australia, l’introduzione del packaging senza logo e identità non ha solo prodotto l’effetto contrario, causando come in Francia un incremento del numero di bionde vendute, ma ha anche provocato una crescita record del commercio illegale di tabacco. Stessa storia in Irlanda, dove nel 2015 il “Sunday Times”, in un articolo intitolato “The Smoking Gun”, ha raccontato come le sigarette fossero diventate «la nuova arma dell’Ira», ossia come i terroristi indipendentisti si finanziassero tramite lo smercio di sigarette contraffatte. Dallo scorso maggio, anche nel Regno unito i pacchetti sono anonimi. «Ci saranno 300mila fumatori in meno all’anno», hanno annunciato i ricercatori della Cochrane Review. Sembra di sentire la sinistra francese, smentita dopo solo sette mesi dalla freddezza dei numeri, che certificano l’inutilità della sua lotta anti-tabacco.