la Repubblica, 17 agosto 2017
Di cosa si parla a Praga. La birra dei due continenti
Molti di noi si sono innamorati di Praga visitandola. Anche tra chi non la conosce ancora, la Città d’oro e la Cechia hanno un simbolo globale a tavola. È la mitica Pilsner Urquell, l’ottima, leggera, dissetante birra cara a tutti i cechi e al mondo intero. Che la gustiamo a casa o in un pittoresco ristorante praghese, ci evoca le placide bevute del Buon soldato Sc’vèik. Adesso il soldato Sc’vèik, o meglio la sua birra, fanno la fortuna dei big della birra giapponesi, che hanno rilevato il marchio a loro vantaggio, e a vantaggio dei posti di lavoro dove viene prodotta. La Asahi, il colosso nipponico che controlla Peroni, ha indicato di attendersi un utile operativo di 70,7 miliardi di yen contro i 52,8 previsti in precedenza, e un utile netto di 43,3 miliardi rispetto ai precedenti 36. Perché? Proprio grazie agli investimenti in Europa e soprattutto con gli utili nelle attività acquisite nella Repubblica ceca e nel resto del centroest. I cechi, maggiori bevitori di birra del mondo pro capite e per media annuale, non solo i soli “benefattori” di Asahi a loro vantaggio. I nipponici hanno rilevato marchi storici anche in Slovacchia, Polonia, Ungheria e Romania. E nulla indica che i discendenti del soldato Sc’vèik comincino a berne di meno. Con la birra si può far concorrenza alla crescente penetrazione della Cina, che nella Repubblica ceca vede un suo hub in Europa.