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 2017  agosto 17 Giovedì calendario

Fa a pezzi la sorella e la getta tra i rifiuti. Orrore a Roma, 62enne confessa: «Non mi dava i soldi»

«Sei ore. Ho impiegato sei ore per tagliare il corpo di mia sorella». La confessione shock di Maurizio Diotallevi, un insospettabile consulente web da tempo disoccupato, romano, 62 anni, è arrivata dopo 10 ore di interrogatorio. L’uomo che ha ucciso la sorella Nicoletta, 59 anni, strangolandola e poi ha infierito sul corpo con una sega da 15 centimetri, ha svelato agli agenti della sezione omicidi della squadra mobile, diretti da Andrea Digiannantonio, dettagli macabri di un delitto che ha tutta l’aria di essere stato pianificato, e non frutto di un raptus improvviso. Un omicidio che si è consumato in uno dei quartieri più altolocati della capitale e che non sconta alibi di degrado, problemi psichiatrici, miseria. Ma è l’epilogo di un rapporto familiare conflittuale. «Con mia sorella vivo da dieci anni e c’è sempre stato un rapporto difficile tra noi. Era l’unica che portava a casa uno stipendio da quando ho perso il lavoro e moglie. Questo me lo faceva pesare ogni giorno. Mi trovavo a chiederle soldi e lei mi faceva i conti in tasca. Mi rinfacciava che me li aveva dati il giorno prima. Mi trattava come un adolescente». Lunedì, intorno alle 17, al termine dell’ennesima lite Diotallevi le ha stretto le mani attorno al collo fino a farla morire. Quindi ha provato a mettere il cadavere in un sacco della spazzatura, «ma non entrava, lei era troppo alta, per questo ho dovuto segarla». L’uomo allora ha denudato la sorella, ha rovistato nella cassetta degli attrezzi e ha trovato l’arnese. Ha adagiato il corpo sul tavolo della sala e lì è cominciata la macelleria. Sei ore per separare le gambe dal tronco, sei ore per spezzare le ossa poco sotto l’inguine e dividerle dal resto. A quel punto ha preso un sacco nero e vi ha riposto il busto; le gambe invece le ha legate con dello scotch per imballare scatoloni. I vestiti che indossava la vittima, e i suoi sporchi di sangue, li ha riposti in una terza busta. Attorno all’una di notte di Ferragosto è uscito dall’appartamento al piano terra di via Guido Reni, al Flaminio, quartiere della Roma bene ottenuto in eredità dal papà, un ex ufficiale dell’esercito, e ha caricato il corpo della sorella sull’auto. Ha percorso un chilometro, si è spostato nel quartiere Parioli, e ha gettato le gambe nel primo cassonetto, in via Maresciallo Pilsudski, proprio davanti l’entrata di un palazzo adibito ad ufficio, isolato, ma con 5 telecamere puntate sulla strada. Quindi è tornato verso casa e nel cassonetto proprio di fronte la sua abitazione ha gettato il sacco col tronco; a piedi ha svoltato l’angolo ed ha buttato quello con gli indumenti. Nessuno ha notato nulla e Diotallevi è rientrato nel palazzo che si trova tra una caserma dell’esercito e una delle sedi della Questura di Roma. Si è messo a dormire, a ripulire e sistemare la casa ci ha pensato la mattina successiva. Alle 20 della sera di Ferragosto, però, i piani dell’uomo sono andati in frantumi. Il camion della netezza urbana non era passato e una giovane rom è andata a rovistare nel cassonetto di via Pilsudski, ha visto le gambe e ha avvertito la polizia. Immediatamente gli agenti della squadra mobile hanno sequestrato i filmati delle telecamere e da un fotogramma piuttosto nitido sono risaliti alla targa della macchina. Era intestata a Nicoletta. Nel frattempo gli investigatori hanno passato in rassegna tutte le denunce per scomparsa di donne. La terza sorella Diotallevi la sera del 14 aveva sporto denuncia, preoccupata perché dal tardo pomeriggio di lunedì il telefono squillava a vuoto e non aveva notizie di Nicoletta. Attorno all’una i poliziotti sono andati in via Guido Reni, dove la targa dell’auto portava, e l’assassino proprio in quel momento usciva dal portone per una passeggiata. Gli abiti erano gli stessi immortalati nei fotogrammi in cui si vedeva un uomo gettare qualcosa nel cassonetto. Maurizio ha dapprima negato tutto, fingendosi disperato per la comunicazione del ritrovamento degli arti della sorella. Dopo dieci ore è crollato. Ed è stato lui a indicare dove fosse il resto del corpo della sorella. Per lui si sono spalancate le porte del carcere per omicidio volontario e occultamento di cadavere.