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 2017  agosto 17 Giovedì calendario

La mezzala sinistra (hegeliana). Mora, il filosofo della Spal: «Mi piace Feuerbach. Leggendo Epicuro ho capito che giocare felici aiuta»

Dalla sinistra hegeliana e Feuerbach («se devo dire il filosofo che amo di più tra i tanti, dico lui») alla fascia sinistra della Spal, dove gioca come mezzala nel 3-5-2. Dai campi di periferia battuti in lungo e in largo («a sedici anni ero in prima categoria») fino al debutto in A, che arriverà domenica all’Olimpico contro la Lazio. Luca Mora è il capitano di una squadra che torna tra i grandi dopo 49 anni e nell’estate degli eccessi milionari del pallone è anche il simbolo di un altro calcio: quello dei ragazzi che realizzano il loro sogno di giocare in serie A e nel frattempo si diplomano al Liceo Scientifico, si iscrivono a Filosofia, guidano una Fiat Punto («anche se la devo cambiare») e magari bevono una birretta dopo gli allenamenti massacranti del ritiro.
«Ma l’ultimo giorno, dopo un’amichevole, la squadra si è fermata a mangiare un panino con la porchetta e io ero già partito per rientrare a Parma, la mia città: su queste cose dovremo imparare dai campionati stranieri, con meno fanatismi. Io comunque non mi sento un simbolo e ho sempre diffidato degli idoli: mi sembrano spesso costruiti, un po’ lecchini. Però mi fa piacere l’affetto dei tifosi che si identificano in chi ci mette tutto il cuore, la grinta e la corsa. Ma senza i giocatori di classe sarebbe dura: diciamo che ognuno ci mette il suo».
Passare in quattordici mesi dalla serie C alla serie A, dopo aver vinto un’Universiade in Corea, ha le sue controindicazioni: «L’idea di laurearmi resiste e la voglio realizzare, ma lo sforzo fisico degli ultimi anni è stato massacrante: i libri in ritiro non riesco a portarli e mi mancano ancora 5 esami per finire. La passione mi è nata a Verona, quando giocavo con la Primavera del Chievo: ho trovato un professore al Liceo che mi ha fatto appassionare e così all’Università ho deciso di fare qualcosa che mi piaceva, piuttosto di qualcosa magari più utile».
Il «filosofo», nel calcio degli ultimi anni, è soprattutto Pep Guardiola, etichettato in modo spregiativo da Zlatan Ibrahimovic nella sua autobiografia. Uno scontro fra mondi molto diversi: «Diciamo che a me sta più simpatico Guardiola e comunque nessuno mi ha mai insultato dandomi del filosofo...». E del luogo comune dei calciatori ignoranti la mezzala sinistra (hegeliana) della Spal che idea si è fatto? «Penso che sia un’idea sbagliata. Come in tutte le categorie ci sono le persone più o meno intelligenti. Ma studiare non ti rende per forza intelligente».
Nemmeno essere onnipresente sui social, se è per questo. Non cercate Luca Mora su qualche piattaforma digitale, perché lui non c’è: «Non mi piacciono». Non siamo ai livelli di Lars Stindl, capitano del Borussia Moenchengladbach che non usa nemmeno il telefono cellulare: «Ma lo invidio molto!».
Alla Gazzetta dello sport ad aprile Mora aveva citato Kant («Fai ciò che devi, accada ciò che può») che va bene anche per il campionato che inizia: «Ma soprattutto parlavo di Epicuro e della sua ricerca della felicità. Alla Spal abbiamo vinto due campionati perché eravamo felici. Direi che lottare per salire in A e lottare per salvarsi, alla fine non sono una cosa così diversa: dobbiamo essere felici di esserci, di poter dimostrare il nostro valore. Se poi ci salveremo saremo ancora più felici...».
Ma nella testa del capitano filosofo cosa frulla? «Ho tanta voglia di confrontarmi con i campioni, senza paura e con tanto rispetto. A sedici anni quelli più grandi che mi trovavo di fronte in prima categoria mi facevano lo stesso effetto: avevo molto da imparare. La passione del ragazzino resiste, perché il gioco è sempre quello anche se è diventato un lavoro». E girano milioni, vedi l’affare Neymar: «Il mercato crea soldi e uno li può spendere, se vuole. Se poi vogliamo parlarne dal punto di vista etico, allora dovremmo rivedere l’80% di tutto quello che ci circonda. Non solo del calcio».