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 2017  agosto 17 Giovedì calendario

Colombia, addio alle armi e spot elettorali. Inizia la vita politica delle Farc

L’addio alle armi, ora, è davvero definitivo. Ieri un camion bianco dell’Onu ha portato via gli ultimi fucili da un accampamento delle Farc (Forze armate rivoluzionarie colombiane). Erano parte dell’arsenale di 8112 armi – pistole, bazooka, granate e un milione di cartucce – con cui i guerriglieri hanno seminato il terrore per oltre mezzo secolo. «È l’ultimo sospiro del conflitto», ha detto il presidente Juan Manuel Santos alla cerimonia nella regione della Guajira, estremo nord est del Paese. «Quello che molti credevano impossibile è diventato realtà – ha aggiunto -. Il disarmo è definitivo e irreversibile. In Irlanda il processo era durato dieci anni, in Colombia otto mesi. Ora comincia una nuova fase dove siamo chiamati a costruire la pace». Quelle armi saranno fuse e trasformate in tre monumenti: uno è destinato a Cuba, sede dei colloqui di pace, uno a New York (quartier generale dell’Onu), l’ultimo resterà in Colombia, per commemorare le 260 mila vittime del conflitto.
Ma le sfide, per il Paese sudamericano, non sono finite. In un clima già rovente per le presidenziali di maggio, ci sono numerosi ostacoli all’orizzonte. A partire dall’ingresso delle Farc nella vita politica. Il 27 agosto si apre il congresso fondativo del partito degli ex guerriglieri. Secondo gli accordi firmati a L’Avana avrà cinque seggi garantiti al Senato e altri cinque alla Camera. Dopo molte speculazioni è stato svelato il nome del movimento. Le parole pace, speranza e riconciliazione – come paventato in un primo momento – non compaiono. L’acronimo resterà lo stesso, Farc, con una leggera modifica: da Forze armate rivoluzionarie colombiane a Forza alternativa rivoluzionaria colombiana. Una scelta identitaria, come ha spiegato Ivan Marquez, membro del segretariato delle Farc. «Non vogliamo cancellare il legami con il nostro passato. Siamo stati e continueremo a essere un’organizzazione rivoluzionaria. Vogliamo rappresentare gli esclusi, chi non ha voce, chi vive nella miseria», ha detto.
I critici storcono già il naso per una scelta che «non rompe con un passato di sangue e violenza». Sono i politici che hanno tentato di ostacolare fin dall’inizio i colloqui di pace. Da tempo evocano il fantasma del «castrochavismo»: indicano il Venezuela in crisi e spiegano che quello è il futuro che rischia la Colombia. Nonostante i progressi del processo di pace la popolazione resta diffidente verso gli ex guerriglieri: in un sondaggio di giugno il 64% dei colombiani riteneva che le Farc non avrebbero mantenuto gli impegni (risarcimento delle vittime, processo per la verità ecc…) presi a L’Avana.
È anche per questo che l’ex guerriglia ha cambiato strategia comunicativa. I vertici hanno deciso un massiccio investimento per un’offensiva mediatica («combatteremo con le parole, non più con le pallottole») con spot rilanciati dal canale YouTube e dai social network. Nel mirino dei video realizzati con tecniche professionali (alcuni con decine di migliaia di clic) ci sono il governo, la corruzione, le disuguaglianze e lo stato della sanità. Ma secondo Carlos Duque, esperto di comunicazione politica, è una strategia perdente. «Finora hanno usato solo luoghi comuni, mettendosi sullo stesso piano dei partiti tradizionali. Se vogliono apparire come una forza di rottura dovranno fare di più». «La guerriglia non può presentarsi sulla scena pubblica dopo oltre 50 anni di guerra e puntare il dito contro le colpe degli altri», ha invece criticato Juan Carlos Gómez, professore di Comunicazione all’università La Sabana.
Un’altra delle sfide del futuro, come ha ricordato Ivan Marquez al presidente Santos, sarà la difesa degli ex guerriglieri dalla minaccia dei paramilitari. Dallo scorso novembre sono stati uccisi 17 ex combattenti per il loro passato nelle Farc. Una situazione che evoca lo sterminio della Union Patriottica, il partito di sinistra creato negli Anni 80 da ex guerriglieri e i cui politici e sostenitori (oltre 3 mila) furono uccisi dagli squadroni della morte.