Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  agosto 14 Lunedì calendario

Scott, l’Eastwood del futuro che si è fatto tutto da solo

Come si suol dire? Tale padre, tale figlio. E, in effetti, basta perdersi nel suo sguardo, glaciale, marchio di fabbrica della famiglia Eastwood, per capire, facilmente, che cognomi porti. Guardi Scott negli occhi e ti pare di rivedere Clint da giovane.
Una somiglianza impressionante. Mettetegli un sigaro in bocca e vi sembrerà di ritornare ai tempi dello «Spaghetti Western», di Per un pugno di dollari, con papà che, odiandone il gusto, lo teneva in bocca in quella maniera inconfondibile, e pazienza se di lui Sergio Leone diceva: «Ha un viso d’angelo, è inespressivo, anzi ha due espressioni: una col cappello e una senza». Del resto, i due hanno in comune anche carnagione e colore dei capelli: praticamente, due cloni. E sì che lui ci ha provato a togliersi di dosso l’ingombrante paragone, come tanti figli d’arte che vorrebbero camminare con le proprie gambe, senza etichette preconcette. Non a caso, sia al college, sia, soprattutto, durante i primi provini, si faceva chiamare Scott Reeves, prendendo il cognome di mamma Jacelyn, la hostess che ebbe una relazione con Clint.
La sua storia andrebbe raccontata ai «figli di» italiani, quelli del «lei non sa chi sono io». Scott non era certo uno con problemi economici, però si è sempre pagato tutto da solo, a partire dagli studi. Facendo ogni sorta di lavoro, come tanti teenager della sua età: muratore, parcheggiatore di auto, barista. Con papà Clint, figlio della Depressione, del resto, non poteva essere diversamente. Per la sua carriera di attore, il padre gli ha dato solo una piccola mano, facendolo apparire, con pochi fotogrammi, in alcuni dei suoi film più importanti, come Flags of our Fathers, Gran Torino e Invictus, anche se, nei titoli di coda, accanto al nome Scott, compariva ancora Reeves.
Diciamo che preferiva dargli una mano più sul lato sentimentale: «Quando avevo 16 anni lui ha fatto di tutto per farmi mettere con una donna più grande di me. Voleva che succedesse e alla fine è riuscito nel suo intento. Era super felice». Nato nel 1986, Eastwood Junior si fa notare, inizialmente, per il suo impressionante fisico, come dimostra il successo di un servizio fotografico che lo immortala, a torso nudo, in barca, con una bella donna alle spalle, apparso sulla rivista Town & Country, immagini, di Noe DeWitt, che lo hanno fatto conoscere al mondo artistico. Già da allora, però, aveva le idee chiare sul suo futuro: «Voglio essere un uomo, non un attore viziato, figlio di. Non voglio giocare nemmeno a fare la star sfarzosa, voglio essere un protagonista senza troppe stronzate».
Nonostante la presenza ingombrante del padre, a cui è molto legato (condividono la passione per il golf e il volo) Scott è riuscito a farcela, grazie anche alla guida di sua madre, una donna con i piedi per terra, che non ha mai desiderato la fama, convinta salutista. Il «Mens sana, in corpore sano», insomma, preso alla lettera, visto il fisico che lo ha trasformato in un modello. Eppure, Scott è un ragazzo vecchia maniera, come piacerebbe a tante mamme italiane. Uno di sani principi che, per capirsi, ama il jazz e il blues e a tavola non si distrae con il cellulare. Figuriamoci che ha rinunciato a Cinquanta sfumature di grigio perché avrebbe dovuto spogliarsi integralmente.
Quando si tratta di donne sembra diverso dal padre, riconosciuto maschio Alfa. Scott, in campo sentimentale, si definisce un galantuomo, «uno che apre le porte alle donne». Uno dei più grandi dolori della sua vita è proprio legato alla morte della sua fidanzata, come ha rivelato, nel 2016, a GQ Australia. «Un paio di anni fa frequentavo una ragazza che è morta in un incidente stradale. La cosa ridicola è che si era trattato di un incidente di lieve entità, ma che purtroppo ha attivato l’airbag. L’airbag è esploso. Un proiettile ha attraversato il suo corpo e le ha lacerato la spina dorsale. Non l’avevo mai detto a nessuno. Avevo già perso degli amici prima; ho perso grandi amici. Ma non avevo mai perso una persona con cui stavo. Adesso è dura uscire con altre donne». La sua carriera è stata tutta un crescendo. Nel 2013 è protagonista di Non aprite quella porta 3D, l’anno successivo recita con Brad Pitt, nei panni del Sergente Miles, nel bellico Fury, ma è con La risposta è nelle stelle, tratto da un romanzo di Nicholas Spark, che si fa conoscere definitivamente. Nel suo curriculum ci sono anche Suicide Squad e il biopic Snowden diretto da Oliver Stone. In mezzo, anche una popolare apparizione supersexy nel video della canzone Wildest Dream, cantata da Taylor Swift. Quest’anno, lo abbiamo già visto in Fast and Furious 8, mentre dal 23 agosto lo ammireremo, davvero bravo, nel thriller Overdrive. Nel 2018, sarà il pilota Nate Lamber, protagonista del sequel Pacific Rim 2 – Go Jaeger. Buon sangue, non mente.