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 2017  agosto 14 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - MILIONI DI TURISTI IN ITALIATUTTO DALLA STAMPA DI IERIIl Mediterraneo si è ristretto e sulle nostre spiagge non c’è più un buco libero

APPUNTI PER GAZZETTA - MILIONI DI TURISTI IN ITALIA

TUTTO DALLA STAMPA DI IERI
Il Mediterraneo si è ristretto e sulle nostre spiagge non c’è più un buco libero. Le statistiche, per una volta, fanno pace con il senso comune e persino con la tradizione: a Ferragosto si va al mare e non è una banalità. Che la si chiami mini vacanza, ponte o fuga dalla città deserta cambia poco. La Cna, che rappresenta 432 stabilimenti balneari, stima che saranno dieci milioni i turisti che noleggeranno ombrellone e lettino in tutta Italia per il ponte cominciato ieri.

Non è una banalità, appunto, perché la crescita rispetto all’anno scorso è notevole: +16 per cento. In attesa di dati più articolati e completi si possono abbozzare le cause del ritorno della folla nei nostri lidi: il meteo diventato più benevolo rispetto ai giorni scorsi, con sole e temperature miti; per ultimo incidono, secondo gli analisti, i primi accenni di ripresa economica. Il turismo incide per il 12% sul Pil nazionale e l’11,6% sul tasso di occupazione. Ma il fattore che continua a far volare il settore è la sicurezza, o meglio insicurezza reale o percepita di altre mete un tempo molto gettonate (Mar Rosso, Turchia, Tunisia). Il Mediterraneo ristretto, quindi, oltre ai drammi noti, porta anche un vantaggio economico non indifferente a Italia, Spagna e in parte alla Grecia. I dati degli arrivi nell’Europa meridionale, infatti, crescono senza sosta, persino troppo se si osservano le proteste contro il turismo di massa che dilagano in Spagna (ieri manifestazione dei residenti di Barcellona in spiaggia) e cominciano a prendere piede anche in Italia (Venezia è il fronte al momento più caldo).

Altri calcoli dicono che dopodomani a casa resterà poco più della metà degli italiani: secondo Federalberghi a muoversi sarà il 47% della popolazione, un caos certo nelle località di villeggiatura, ma anche un giro d’affari notevole: 34 miliardi di euro (considerando l’intero periodo estivo). Cifre che, per una volta, non fanno partire le lamentele di categoria, anzi: secondo un’indagine di Assoturismo-Confesercenti per il lungo ponte sono state già riservate l’86% delle camere offerte online, con punte del 95% nelle località balneari. Con la stagione ancora nel vivo si tenta già qualche previsione finale: nel periodo giugno-agosto le presenze potrebbero superare i 204 milioni, con una crescita dell’1,8 per cento rispetto all’anno scorso.
Gli stranieri
L’ottimismo generale coinvolge anche i tour operator, quelli tradizionali e quelli online, che operano all’estero. L’Enit, l’ente del turismo italiano, ha fatto un sondaggio secondo il quale, il 77,6 per cento degli operatori stranieri conferma la crescita dei viaggi in Italia, anche se, in questo caso, vanno meglio le città d’arte rispetto alle località balneari.
L’autunno
Ma le buone notizie non finiscono: secondo i tour operator l’autunno farà registrare una crescita altrettanto forte: «Sarà una seconda estate», dicono dall’Enit. Una prospettiva confermata da una ricerca Ipsos: oltre un terzo degli italiani ha già deciso che sfrutterà anche l’autunno «per effettuare viaggi o vacanze con obiettivi prevalentemente culturali e con una maggior predisposizione al medio-lungo raggio». Per il momento però si sta in spiaggia.

LA STAMPA
Quanto vale il turismo tricolore in termini di crescita economica? «Quest’anno potrebbe raggiungere circa il 12% del Prodotto interno lordo dell’Italia», ovvero circa 185 miliardi di euro. Ma secondo Alessandra Lanza, partner della società di consulenza Prometeia, «il nostro business delle vacanze potrebbe valere di più almeno il 15% se diventasse una vera industria,come ad esempio è in Spagna e se venisse creato un coordinamento tra Stato e Regioni».

Il turismo è un possibile motore della ripresa?
«Sì e ci sono molti dati, da quelli dell’Istat fino a Federalberghi, che testimoniamo il settore è in salute e sta crescendo».
Perché italiani e stranieri scelgono il nostro Paese per andare in vacanza?
«Entrambi percepiscono l’Italia come una destinazione sicura, al riparo da minacce terroristiche. Per gli stranieri va detto anche che il nostro Paese viene percepito come meno caro di anni fa. Inoltre molti europei e americani, turisti di classe medio-alta, puntano ad acquistare delle seconde case al mare, in montagna e nelle città d’arte. Questo è un fattore importante perché dà stabilità al nostro turismo, perché significa che spenderanno in modo continuativo nel nostro Paese».
Ma il nostro turismo riesce a creare un indotto interessante?
«Il turismo è un moltiplicatore molto forte della crescita, dell’ordine di tre volte. Questo significa che per ogni euro speso da un turista se ne generano circa due in più nell’economia. Alle spese per i viaggi si aggiungono quelli per ristoranti, alberghi e soprattutto per i prodotti italiani. Europei e americani, una volta tornati a casa, continuano a comprare i nostri vini, il cibo italiano, i prodotti della moda, e questo è un volano straordinario per il nostro made in Italy. del nostro made in Italy».
Non mancano però i problemi nel turismo italiano dalla scarsa ricettività all’occupazione precaria...
«Ci sono almeno tre problemi cruciali. Il primo è la carenza di infrastrutture, molto spesso è difficile assicurare al turista i collegamenti dall’aeroporto alle località di mare, montagna o alle città d’arte. Secondo c’è un tema di attenzione a chi va in vacanza. All’estero vale la regola “customer is king” (il cliente è re), da noi invece in molte zone questa regola viene purtroppo trascurata e questo agli stranieri non piace affatto. Terzo punto: la stagionalità».
Ovvero?
«Non abbiamo ancora imparato a sfruttare in modo intelligente tutte le stagioni, soprattutto nel Sud, dove le temperature sono in genere alte anche in primavera e in autunno. Gli stranieri sono abituati ad andare in ferie fuori stagione, per esempio ad aprile-maggio o a settembre-ottobre, ma nel nostro Paese spesso non trovano servizi adeguati in questi periodi dell’anno».
Qual è dunque la sua ricetta di economista? Cosa manca?
«Ci vorrebbe un coordinamento tra Stato e Regioni sulle località turistiche. Tanti governi ci hanno provato, ma non ci sono mai riusciti, perché purtroppo manca un progetto di medio-lungo termine. E soprattutto manca una visione industriale del settore, la nostra offerta turistica deve essere a 360 gradi in modo da far emergere i punti di forza del nostro made in Italy».

LA STAMPA
Servizi tutto compreso nei bagni e una pioggia di eventi a battezzare la costa in nome della Notte Rosa, della Molo Street Parade o del Fuoco in spiaggia in programma domani a Rimini, così la Romagna alimenta un flusso di turisti che sembrava essersi arenato prima della crisi e ora segna numeri record. Per la Riviera che negli anni Sessanta parlava tedesco, fino a pochi anni fa si era convertita al russo e ora brinda alla presenza degli uni e degli altri, oltre che delle sempiterne famiglie che ci trovano di tutto, dagli zero agli 80 anni, sono tempi d’oro grazie anche alla scomparsa dalle rotte turistiche di concorrenti insidiosi quali Turchia e Nord Africa, afflitti da ben altri problemi, e a un meteo miracoloso che da maggio ha riservato solo giornate di sole.
«Ora sono i turchi residenti in Europa a preferire noi alla Turchia – dice Patrizia Rinaldis, presidente dell’Associazione albergatori di Rimini -. Alla base del boom attuale ci sono alcuni mutamenti rispetto al passato: nella nostra offerta è entrato anche l’entroterra, dove vengono presentati i prodotti enogastronomici e le proposte culturali. E poi Rimini oggi è una città molto vivibile, che si percorre in bici. Ancora, le famiglie continuano a venire perché trovano un buon rapporto qualità-prezzo». Per il futuro si sta già lavorando sul mercato cinese, ma intanto si riscopre Rimini su un versante inedito, come il capoluogo italiano che detiene «il maggior numero di reperti archeologici dopo Roma, fra l’Arco di Augusto, il Ponte di Tiberio, le mura romane e la domus del chirurgo, con la più grande collezione al mondo di utensili medici».
La Riviera cambia pelle un’altra volta, con una vita notturna animata da palchi, dj e musica direttamente sull’arenile, la moda dei chiringuito, lunghi aperitivi con dj set da chioschi che ormai sorgono ogni 5-6 bagni, sempre in spiaggia, e una collaborazione fra operatori e istituzioni locali, Apt e Regione in testa, che sembra funzionare. Ma il cuore pulsante del successo della vacanza al mare, da sempre core business del turismo romagnolo, batte nei bagni, come spiega Simone Battistoni, t presidente regionale del Sindacato balneari della Confcommercio e titolare del bagno Milano a Cesenatico: «I concorenti italiani, quando elenco le condizioni praticate ai nostri clienti, dicono che siamo matti: dalla bici gratis al ping pong, dall’idromassaggio allo yoga e al pilates, dal beach volley ai racchettoni allo spinning, proponiamo soluzioni in cui è incluso tutto. In questi anni abbiamo puntato molto su benessere e sport, oltre che su e eventi grandi e piccoli».
Il 14, per esempio, su tre chilometri di costa andrà in scena il “Fuoco in spiaggia”, con mangiafuoco, giocolieri, ballerine, musica e, va da sé, cibo romagnolo.: «Eventi come questo, o come “Un mare di vino”, coi produttori a presentare in spiaggia i loro prodotti e la gente che passeggia col calice in mano e i piedi in acqua, attirano famiglie che hanno ricominciato a soggiornare in Riviera per lunghi periodi, non più solo per i week end», dice Mauro Vanni, presidente della Cooperativa Bagnini Rimini Sud. Connotando i vari appuntamenti secondo i gusti di varie fasce di pubblico, dai ragazzi con la Molo Street Parade alla massa indistinta che accorre alla Notte Rosa, fino agli appassionati del cibo e del vino di qualità, in Romagna riescono ad acchiappare quasi tutti a prezzi super competitivi, che confermano Rimini capitale del turismo popolare (ma non solo) d’Italia.

LASTAMPA
Alla vigilia dei cinque giorni più importanti della stagione turistica, Cna balneari fa allargare il sorriso sulla faccia degli operatori turistici e degli amministratori liguri: con una crescita del 19% dei turisti che usufruiscono dei servizi di spiaggia, la Liguria è medaglia di legno. Giù dal podio composto da Emilia Romagna (24%), Toscana (23%) e Puglia (22%). Risultato che il governatore ligure Giovanni Toti incassa immediatamente e mette insieme alle 16 navi che nel ponte di Ferragosto porteranno 77 mila passeggeri negli scali di Genova, Savona e La Spezia: «Vuol dire che la strada intrapresa è quella giusta».
Insomma, applausi. E resa al turismo di massa perché nonostante le tentazioni di inizio estate di regolamentare in qualche modo, anche con il numero chiuso, l’accesso ai luoghi più belli di una territorio delicato e sovraccarico, Toti rifiuta categoricamente ogni provvedimento. D’altro canto lui è quello dei tappeti rossi da mettere sotto il naso dei turisti, «non delle porte chiuse».
Sulla Liguria si abbatte un’onda anomala di turisti? Toti è contento, anzi contentissimo: «Non bisogna frenare lo sviluppo. Piuttosto bisogna pensare a fare investimenti, costruire parcheggi e le infrastrutture che per anni sono state bloccate». Così piuttosto che avallare il modello delle spiagge libere a numero chiuso (come avevano ventilato all’inizio estate i sindaci di Laigueglia e di Alassio) oppure i posti di blocco per gli autobus del turismo low cost, «i divieti fanno parte del folklore dell’estate: turisti e Comuni devono comportarsi con buon senso», il presidente della Regione rilancia annunciando che «quest’inverno il tema della Liguria sarà come potenziare il trasporto marittimo: siamo una Regione di mare e non lo utilizziamo».
I dati della Cna non sorprendono Federalberghi: «A Ferragosto c’è sempre il pienone. Però dire che c’è il 19% in più significa che gli albergatori avrebbero dovuto costruire il 19% in più di posti letto» spiega il presidente regionale Americo Pilati, curioso di vedere nel dettaglio i dati del movimento turistico di un’estate partita con il botto a giugno (oltre 600 mila arrivi e 1 milione e 900 mila presenze, che tradotto in percentuali significa che i primi sono cresciuti del 10,5% e le seconde del 6,5% rispetto al 2016 secondo dell’Osservatorio turistico regionale), ma che a luglio ha segnato il passo e dopo una prima settimana di agosto un po’ lenta, ora è entrata nel clou. «Il motivo? Sempre quello: l’accessibilità della Liguria è quasi proibitiva: c’è un solo aeroporto, i collegamenti ferroviari sono lenti e pochi, la viabilità è costituita da una sola strada. Così in bassa stagione, la gente può anche sopportare un po’ di coda, ma quando si deve spendere cominciano i problemi».
Guarda con un po’ di invidia l’annunciata crescita degli stabilimenti balneari, il presidente dell’Unione albergatori della Provincia di Savona, Angelo Berlangieri che fu assessore regionale al turismo nella giunta di Claudio Burlando: «Per gli alberghi, che è la parte più tradizionale del settore turistico, è impossibile fare questi exploit. Però l’estate da noi sta andando bene e se non succede nulla chiuderemo meglio dello scorso anno». Condizionale obbligatorio perché «il turismo è un settore fragile, può risentire di qualunque cosa».