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 2017  agosto 14 Lunedì calendario

Nella classifica di sportività della Province italiane vince Trieste. Ultima Enna

Se tra luglio e agosto perfino il calcio compie un (piccolo) passo indietro e cede un po’ di spazio alle altre discipline, facendo diventare protagonisti di volta in volta i campioni del nuoto e dell’atletica, per non parlare dei motori, è proprio questo il momento di assegnare uno scudetto ideale alla provincia italiana più sportiva. Parlando di consistenza del movimento, di risultati ottenuti a livello agonistico, ma anche di aspetti sociali legati allo sport, che significano salute (dagli anziani ai bambini), cultura e pure riflessi economici importanti per i territori interessati. In un vasto raggio di indicatori spicca Trieste, che infatti quest’anno si aggiudica la prima posizione.
La provincia giuliana, nelle prime dieci edizioni dell’indagine del Gruppo Clas, era arrivata sette volte nella top ten, ma senza salire mai sul podio. Stavolta, invece, è andata addirittura a vincere l’oro. Un risultato ottenuto grazie a una serie di piazzamenti ai vertici delle 30 classifiche di base (10 volte nelle prime tre e 14 volte nelle prime sei) e a pochissime “controprestazioni” (cinque volte nella metà inferiore della classifica, compresi due dei tre indicatori calcistici, con la Triestina appena ripescata in Serie C).
Guardando alle classifiche di settore, ecco che a un 14° posto negli sport di squadra e a un terzo negli sport individuali (con l’oro nelle discipline acquatiche “outdoor”) si accompagna la prima posizione per il settore “sport e società”, dove va segnalata la vittoria nello sport al femminile. Particolarmente importante, poi, è il gradino più alto conquistato nella quota di tesserati Coni.
Giorgio Rossi, assessore comunale allo Sport, si rallegra del primato: «Siamo consapevoli di avere una serie di elementi a favore, dalla propensione dei triestini verso la pratica sportiva a una forte tendenza all’aggregazione, dalla forza che viene grazie ai rapporti transfrontalieri alla qualità e quantità degli impianti. C’è un palasport da 6mila posti spesso esaurito per le partite dell’Alma Trieste (che ha sfiorato la promozione nella Serie A maschile di basket); sono in atto forti investimenti sullo stadio “Nereo Rocco”, che nel 2019 ospiterà gli Europei di calcio Under 21; abbiamo quasi completato i lavori nel vecchio stadio “Grezar” (dove si sono svolti di recente i campionati italiani di atletica leggera) e abbiamo un magnifico polo natatorio. In più, per lo sport di base, consideriamo tra le altre strutture la presenza di un centinaio di palestre scolastiche».
Della tradizione sportiva locale non si può discutere. Basta ricordare, a titolo di esempio, la Ginnastica Triestina, società con oltre 150 anni di storia, gli ori olimpici dei canottieri della Società Pullino (allora a Isola d’Istria) grazie al “quattro con” nel 1928, e quelli di Cesare Rubini e Nino Benvenuti, rispettivamente nella pallanuoto (1948) e nel pugilato (1960). Poi ci sono i 56 scudetti negli sport di squadra che fanno di Trieste una delle città più titolate d’Italia, con 20 titoli italiani nell’hockey a rotelle, 17 nella pallamano, 11 nel basket (sei tra le donne e cinque tra gli uomini), sei nella pallavolo femminile e uno nella pallanuoto e nell’hockey su prato. Piuttosto, va detto che l’ultima affermazione risale al 2002, grazie alla pallamano, e che per gli altri sport bisogna tornare indietro di almeno 50 anni.
La spiegazione arriva dal triestino Gianni Decleva, apprezzato cronista sportivo della Rai fino a qualche anno fa: «A livello dilettantistico e amatoriale, tantissime persone fanno sport e attività molto diversificate. Abbiamo perfino l’unico rifugio del Cai sul livello del mare, con alpinisti di valore. Ma per le competizioni professionistiche ad alto livello servirebbero grandi sponsor, che non sono disponibili. L’eccezione è data dalla Barcolana: Assicurazioni Generali investe nell’evento di punta del territorio, che ha grande richiamo turistico».
Quasi 2mila barche a vela di tutte le dimensioni sulla stessa linea di partenza, per una regata famosa in tutto il mondo. Un rito che quest’anno si ripeterà domenica 8 ottobre, al culmine di dieci giorni di iniziative all’insegna della cultura del mare. «Complessivamente – sottolinea Mitja Gialuz, presidente della Società velica di Barcola e Grignano, il club organizzatore – arrivano in città 250-300mila persone. Il giorno della regata scendono in acqua 25mila velisti, dai grandi campioni internazionali ai semplici appassionati, più 5mila spettatori, mentre decine di migliaia di persone assistono all’evento dal ciglione carsico. L’immagine di Trieste è veicolata in tutto il mondo: un grande risultato di marketing territoriale».
La vela e il canottaggio, con affermazioni in serie, contribuiscono alla vittoria più netta della città alabardata: quella conseguita nelle discipline dell’acqua all’aperto, comprendenti anche canoa e sci nautico. «Ma in generale – aggiunge Gialuz – qui c’è una cultura sportiva radicata e diffusa, con ottimi vivai, non certo legata a una moda degli ultimi anni».
Non a caso lo sport femminile è un altro fiore all’occhiello. Un simbolo è Irene Camber, che vincendo nel fioretto ai Giochi di Helsinki del 1952 ha inaugurato una serie lunghissima di medaglie olimpiche delle nostre schermitrici. Trieste non era ancora stata restituita all’Italia e questa giovane di 26 anni, che aveva già fatto in tempo a diventare la prima donna a laurearsi in Chimica industriale (all’Università di Padova), coglieva in azzurro il suo alloro più prestigioso. «A me capitò tutto un po’ per caso, almeno all’inizio – ricorda – e fui anche incoraggiata dalla passione di mio padre. Prima venivano lo studio e la famiglia, ma certo a Trieste c’erano già gli impianti e le condizioni perché anche le ragazze potessero fare sport».