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 2017  agosto 14 Lunedì calendario

Quel duro di Dovizioso: sorpassi, sogni e grinta di un ex bravo ragazzo

Il bravo ragazzo è diventato un uomo. Un vincente. Uno speciale, un vero duro, un campione. Uno che batte quel diavolo di Marquez all’ultima curva di una gara da impazzire. «Ho imparato a crederci», spiega timido all’arrivo. Quasi si giustifica. Andrea Dovizioso a 31 anni è cambiato, ha fatto clic. E dopo il terzo successo della stagione punta dritto al titolo della MotoGP, a 7 gare dal termine. Un anno fa proprio qui in Austria, incassata un’altra sconfitta – la più bruciante, battuto dal compagno di squadra Iannone – pareva destinato a lasciare la Ducati per fare spazio a Sua Maestà Jorge Lorenzo. Invece adesso il re è lui. Ride, Andrea. «Io resto un bravo ragazzo. Solo che adesso ho le palle. O meglio, diciamo che ho imparato ad usarle». Una metamorfosi da raccontare. Simone Battistella è il suo manager da 15 anni. «Nel 2004 dominò il mondiale 125 con la Honda: un talento purissimo», racconta. «La stagione dopo, 3° posto finale all’esordio in 250 con Pedrosa campione. Poi due volte consecutive 2°, nonostante una moto nettamente inferiore. Sembrava destinato ad un futuro straordinario». Macché. Il salto in MotoGP con la Honda di un team satellite e un rosario di piazzamenti, con un’impennata che pareva l’eccezione della regola – la vittoria di Donington 2009 – prima di ripiombare nel gruppo delle comparse. Bravo, ma perdente. «Sono stati gli anni più difficili: ha cominciato a dubitare delle sue capacità, ingigantire i suoi limiti. Lo ha salvato l’intelligenza, l’umiltà: non si è abituato alle sconfitte, ci ha lavorato sopra per farle diventare un punto di forza». L’ingaggio in Ducati nel 2013, quando un Valentino depresso ha appena tolto le tende. A Borgo Panigale sbarca anche Gigi dall’Igna, l’ingegnere che di lì a poco tornerà a far volare la Rossa. Forse non è casuale che i due si incontrino. Tre secondi posti consecutivi all’inizio del 2015: la Ducati va forte, ma a tutte e due – pilota, moto – manca ancora qualcosa. Iannone che in Argentina lo tira giù alla penultima curva, poi la delusione del Red Bull Ring. Ed è allora che accade qualcosa. Clic. «Ha finalmente incontrato le persone giuste, poco alla volta è diventato più sereno, meno introverso, più lucido. Ha lavorato alla scultura di sé stesso, togliendo le cose inutili che lo rallentavano: ed ora è un capolavoro». Un neuropsicologo cileno, Eugenio Lizama. Amedeo Maffei, l’amico-guru-psichiatra che gli ha insegnato a relazionarsi meglio con gli altri. Il preparatore atletico Francesco Cuzzolin, il fisioterapista Francesco Chionne. È arrivata la vittoria al Mugello, il bis a Barcellona. «Tanti piccoli dettagli fanno la differenza. Alleno il corpo e la mente, ho imparato a gestire le situazioni: in gara sono così concentrato e tranquillo che quasi mi sembra di muovermi al rallentatore, tanto sono sicuro di me», giura. È così che all’ultima curva ha costruito il più spettacolare gp dell’anno: con Marquez che aveva appena provato a superarlo ma lui gli aveva chiuso la porta in faccia. «Ci ha provato di nuovo all’ultima curva, è entrato come un pazzo», dice Andrea. Il “vecchio” Dovizioso si sarebbe arreso. «O avrebbe provato a resistere, ma lui mi avrebbe buttato fuori. Invece ho scelto di lasciarlo passare, e ho incrociato all’interno. Non se l’aspettava». Dopo il clic c’è voluto un mese e mezzo prima di vederne gli effetti. Da ottobre Andrea Dovizioso è il pilota che ha fatto più punti nel motomondiale. Anche più di Marquez, che continua a guidare la classifica però ora il forlivese è a -16. E Marc sorride meno: «All’inizio della stagione non l’avrebbe detto nessuno, ma ora Andrea è il mio avversario più pericoloso», ammette il catalano. Valentino si sta sfilando, ieri ha chiuso solo 7° e insegue a -33 («Non è molto intelligente pensare al titolo, quando soffri così tanto con la gomma dietro»), il suo compagno Viñales è sconsolato come lui. Sul circuito austriaco la MotoGP ha scoperto che può divertirsi anche senza il Doc, e magari il futuro addio del pesarese non sarà così traumatico come si teme: dopo la tentata fuga di Lorenzo (4° al traguardo), Dovi e Marquez hanno dato spettacolo con una serie impressionante di controsorpassi. Adrenalina pura. E tra due settimane a Silverstone quei due tipi “speciali” promettono il bis.