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 2017  agosto 14 Lunedì calendario

Le notti segrete dei delfini. La scoperta di scienziati che cercavano i neutrini. Intervista a Virginia Sciacca

Cercavano i neutrini, hanno trovato i segnali di caccia dei delfini. Come nel meraviglioso Echoes dei Pink Floyd, che mette in musica i vocalizzi delle balene, i dati dell’Osservatorio sottomarino «Km3Net» hanno rielaborato i suoni degli abissi: ma questa volta il risultato è meno pacifico e più bellicoso, perché tra gli altri rumori sono stati captati i «click» che i delfini emettono mentre vanno a caccia nelle profondità marine, attività svolta soprattutto di notte. Notti piuttosto rumorose, dunque, poiché a quanto pare l’oscurità è uno dei periodi di predazione preferiti dai cetacei, che non potendosi servire al meglio della vista utilizzano i suoni, ovvero il bio-sonar di cui sono dotati.
I suoni della caccia
Questi animali ci appaiono così sotto un aspetto non troppo «disneyano» perché in realtà sono ai vertici della catena alimentare e sono predatori molto scaltri, innovativi. Usano tecniche evolute: sanno lavorare in gruppo, adattandosi alle acque profonde e torbide – sulle coste della Louisiana sono stati visti spingere pesci nelle secche fangose, fino quasi ad arenarsi essi stessi per seguirli -, sono grandi divoratori di pesci e di cefalopodi (calamari, seppie e polpi), non disdegnano i crostacei.
A svelarci alcune delle loro abitudini predatorie, non ancora così note, è una ricerca realizzata grazie ai dati della stazione sottomarina «Onde» installata nel 2005 a 2100 metri di profondità al largo di Catania, nel sito sottomarino dei Laboratori nazionali del Sud (Lns) dell’Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare). L’obiettivo primario è misurare il rumore acustico di fondo sottomarino, realizzando così uno studio di fattibilità per un rivelatore acustico di neutrini, ma l’analisi dei dati registrati in due anni di attività (tra 2005 e 2006) ha condotto anche ad altre importanti informazioni etologiche.
«La ricerca – racconta Francesco Caruso, biologo marino del Cnr, attualmente al Woods Hole Oceanographic Institution, Usa – rivela che il ritmo circadiano, identificato nel numero di «click» di eco-localizzazione registrati, dice che i delfini variano il loro comportamento acustico in risposta a uno stimolo ambientale: nelle ore notturne, in assenza di luce, gli animali si affidano al suono e seguono le dinamiche della catena alimentare marina lungo la colonna d’acqua: dopo il tramonto il plancton – piccoli pesci e cefalopodi – migrano verso la superficie, così i delfini aumentano la predazione e l’eco-localizzazione delle loro prede».
La ricerca, prolungata e interdisciplinare – solo studi che si protraggano per anni potranno darci informazioni definitive -, ha visto fianco a fianco biologi e fisici nucleari, che hanno sviluppato gli strumenti e il software per l’identificazione automatica dei segnali acustici. Nelle profondità dello Ionio meridionale, a circa 90 chilometri dalla costa siciliana e in direzione Sud-Est, si sta costruendo uno dei più affascinanti progetti scientifici al mondo: l’osservatorio per neutrini sottomarino «Km3net», che nel 2020 dovrebbe raggiungere l’ambizioso traguardo scientifico e ingegneristico di 230 stringhe di «fotomoltiplicatori» (rivelatori elettronici di luce) ancorate nel profondo degli abissi.


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Virginia Sciacca, biologa dell’Università di Messina, è specializzata in Bioacustica ed ha collaborato alla ricerca sui delfini.
Si aspettava un risultato del genere?
«Che nei tursiopi ci fossero cicli diurni e notturni si sapeva, ma non erano mai stati verificati così al largo e a così grande profondità. Abbiamo anche visto che ci sono variazioni su scala stagionale, un picco di segnali sonori nei mesi estivi, in agosto in particolare».
I delfini hanno fama di giocherelloni, ma sono anche predatori.
«Lo sono a tutti gli effetti, sono ai vertici della catena alimentare. La gente pensa agli esemplari addomesticati, negli acquari, ma gli animali allo stato selvatico sono diversi. Sono sempre curiosi, molto intelligenti. Seguono le navi, a volte interagiscono e giocano. Ma non sono quelli dei cartoni animati, i pescatori ne sanno qualcosa».
Sono in competizione?
«Si sa che sono animali opportunisti, seguono i pescherecci, sfruttano le gabbie di allevamento offshore, con spigole e orate, capita che le aprano».
Dialogano tra loro?
«Certo, mantengono il contatto durante la caccia, specie quando sono presenti i piccoli. Con loro usano i fischi, servono per riconoscersi tra loro. I click servono per cacciare, per alimentarsi e per orientarsi nello spazio. Vengono emessi anche di giorno ma non così frequentemente».
Che cosa li produce?
«Hanno “labbra foniche”, porzioni di tessuto sotto lo sfiatatoio, che è la narice modificata; sfrutta l’aria per generare una vibrazione, uno schiocco, che viene diretto al bersaglio attraverso il “melone”, il rigonfiamento frontale. La ricezione dell’eco passa tramite le mandibole, il segnale è inviato al cervello che elabora un’immagine».
Sono musiche affascinanti.
«Sì, collaboriamo anche con un musicista che, servendosi dei suoni che registriamo, li rielabora e compone brani. Anche questo è utile per divulgare la bellezza della vita sottomarina e del mare».