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 2017  agosto 14 Lunedì calendario

Dall’Irpef ai rimborsi. Il sistema di incentivi per non ripetere gli errori del passato

Un’esenzione fino a 100 mila euro l’anno per i redditi da dichiarare nell’Irpef, di 300 mila per l’Irap sulla produzione fatta in loco, poi di Imu e Tasi, e dei contributi previdenziali e assistenziali degli eventuali dipendenti, fatta eccezione per l’assicurazione infortuni. È questo il sistema che resterà in piedi per due anni (il 2017 e 2018), applicato alle imprese e agli autonomi che hanno sede nel cratere e che, con il terremoto del 2016, hanno avuto un calo del fatturato di almeno il 25%. Le aziende La nuova Zona franca introdotta negli oltre cento comuni del Centro Italia colpiti dal sisma sarà accessibile anche alle nuove imprese che si insediano nel cratere entro il 2017, e può contare su quasi 500 milioni di euro di fondi pubblici nel biennio. È un meccanismo diverso da quello già adottato per le zone franche dell’Aquila e dell’Emilia, che era accessibile solo alle «microimprese» dei settori non aperti alla concorrenza, cui è stato riconosciuto alla fine un beneficio fiscale complessivo di 26.700 euro a testa. In quel caso, però, c’erano appena 40 milioni a disposizione.
I precedenti Il pacchetto di norme per facilitare la ricostruzione e la ripresa economica del Centro Italia è corposo. E rappresenta l’evoluzione delle regole usate nei terremoti precedenti che non si sono rivelate efficaci, o che non si sarebbero attagliate al territorio colpito. Per questo, ad esempio, si è deciso di rimborsare nel Centro Italia anche i danni subiti dalle seconde case, cosa mai successa prima. Ed è stato confermato, per i contributi da parte dello Stato, il meccanismo del credito di imposta, che ha funzionato benissimo per la ricostruzione dell’Emilia dopo il 2012.
Il rimborso ai privati Per riparare o ricostruire le case sul piatto ci sono per ora 6,1 miliardi, pochi rispetto ai danni stimati di 25 miliardi, e anche rispetto ai 13 miliardi di costi sostenuti per l’Aquila e per l’Emilia. Ma più che sufficienti per avviare la ricostruzione, che tuttavia rimane ancora impastoiata nella burocrazia. Il credito di imposta con cui viene riconosciuto ai proprietari il contributo pubblico è un credito sui generis, perché viene subito ceduto alla banca che eroga i fondi pubblici e “monetizzato” dai proprietari. Così da non tagliar fuori dai benefici chi non paga abbastanza tasse da poter scontare tutto il credito di imposta ottenuto.
I fondi Il credito di imposta è stato previsto anche per i nuovi investimenti delle imprese nel cratere, e con la stessa legge che ha avviato le Zone franche, viene prorogato a tutto il 2019. Le vecchie imprese, dunque, possono godere delle esenzioni fiscali solo se hanno avuto un calo del giro d’affari. Ma anche per loro vale il credito d’imposta, fino al 45%, sui nuovi investimenti. Le nuove imprese, oltre alle agevolazioni della zona franca e sugli investimenti, potranno godere anche di contributi diretti e finanziamenti super-agevolati.
Nessun condono Per le imprese del cratere, quasi tutte piccole e piccolissime, come anche per i cittadini residenti, c’è poi tuttora in corso la sospensione dei tributi, dei contributi sociali e della riscossione delle cartelle. La ripresa dei pagamenti è prevista a partire da ottobre. E senza sconti sul dovuto, vietati dalla Ue dopo il sisma dell’Aquila.
Fino ad allora erano stati concessi molto generosamente. Per il sisma di Catania del ’90, l’alluvione del Nord Italia del ’94, il terremoto di Marche e Umbria del ’97, il governo condonò fino al 90% delle tasse arretrate. Per l’Aquila, prima dell’intervento della Ue, si ipotizzava uno sconto del 60%. Poi le cose sono cambiate. Oggi, quando riprenderanno a versare le imposte, i terremotati potranno avere solo la rateizzazione degli importi e un prestito agevolato e garantito dallo Stato per pagarle.