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 2017  agosto 13 Domenica calendario

Intervista alla stilista Luisa Beccaria: «Io, una romantica nel mondo del lusso globale»

Il segno della stilista Luisa Beccaria si svela attraverso bellissimi abiti e splendidi tessuti. Un dialogo tra il fascino mediterraneo dell’amata Sicilia e la concretezza milanese delle origini, in sintonia con la visione contemporanea della figlia, Lucilla Bonaccorsi.
Lei appartiene a una storica famiglia milanese, è sposata da trent’anni con un principe siciliano, Lucio Bonaccorsi di Reburdone e ha 5 figli. Com’è riuscita a conciliare tutto?
«Ho iniziato a disegnare da giovanissima. Da giovane ho studiato letteratura e pensavo di diventare docente universitaria, ma mi interessava molto la moda e disegnavo abiti e a 20 anni ebbi l’occasione di esporli nella galleria d’arte di Piero Fornasetti. Quando gli chiesi perché l’avesse deciso mi rispose che avevo un sacco di energia e un gusto particolare. Fu molto divertente e in pochi giorni tutti i capi furono venduti».
Com’è iniziata l’avventura alta moda?
«Ho aperto il mio primo showroom a Milano in via Fiori Chiari. Avevo sposato Lucio e aspettavo Lucilla. Il mio stile era molto femminile, neo romantico, fresco e sofisticato. A quel tempo si vestiva in modo minimalista, per lo più di nero, ma avevo i miei fan, soprattutto sul mercato americano. Avevamo un certo successo ma non prendevo iniziative, ero molto prudente. Volevo dei bei vestiti per i miei figli e quando nacque la mia seconda figlia, Lucrezia, aprii un secondo negozio di abbigliamento per bambini. Quando è arrivato Ludovico, il mio terzo figlio – tutti i loro nomi cominciano con Lu come il mio e quello di mio marito – ecco un invito da Parigi per l’alta moda. A quel punto ho aperto un atelier e quando è nata Luna organizzavo regolarmente sfilate a Parigi. Nel frattempo ricevetti offerte da famosi marchi».
Le era stato offerto il ruolo di direttore artistico di Chloé?
«Sì e anche altro, e così ho capito che eravamo pronti per operare in un contesto più ampio. Volevo mantenere la qualità dell’alta moda ma anche rendere più accessibili i miei abiti, avere il controllo dell’intero circolo creativo».
Suo marito collabora con lei?
«All’inizio mi ha aiutato a tradurre la creatività in qualcosa di più concreto, ma per un gentiluomo di campagna come lui questo lavoro implica uno stile di vita troppo diverso. È stato lui, però, a incoraggiarmi a passare dall’alta moda a qualcosa di più accessibile: prêt-à-couture o demi-couture, ovvero la possibilità di fare ordinazioni personalizzate in un grande magazzino. Così abbiamo cominciato a vendere in Medio Oriente, Russia e America, e ad avere come clienti famiglie reali e stelle del cinema. Da Nicole Kidman ad Angelina Jolie, da Halle Berry a Eva Green. E ad apparire sulle copertine delle riviste, con Kate Winslet ad esempio».
Ha vestito anche Camilla Parker Bowles?
«Non la conosco personalmente ma so che ha indossato qualcosa di mio. E così la regina Rania di Giordania».
Melania Trump è una vostra cliente?
«Sì, e anche J.Lo, e Madonna. Tutte belle, ma molto diverse tra loro. Credo che la moda sia proprio questo, un modo per comunicare uno stile di vita».
Ogni nuovo figlio ha portato qualcosa?
«Sì. Quando è nato il quinto, Luchino, ho pensato che i più grandi avrebbero potuto dare una mano con i più piccoli e così ho incominciato a viaggiare di più, a Londra, negli Stati Uniti, in Medio Oriente, e questo mi è servito molto per il lavoro».
Sua figlia Lucilla lavora con lei?
«Sì, ha cominciato standomi seduta vicina da bambina e si è appassionata sempre più. Finora siamo stati un’impresa familiare ma stiamo considerando la possibilità di prendere un socio».
I suoi vestiti sono molto costosi?
«Abbiamo tenuto alti i prezzi perché non eravamo in grado di affrontare una grossa produzione e un certo livello di qualità. Ora stiamo studiando una linea giovane con prezzi più accessibili sui capi di maggior successo. Il mondo è cambiato e tutto è più veloce grazie a Internet. Siamo anche online, perché ci sono siti che ci piacciono come Moda Operandi creato da Lauren Santo Domingo. È un nuovo modo di mandare un messaggio perché vendere abiti costosi non è come vendere scarpe da tennis».
Qual è il suo stile di vita?
«Cambia con il cambiare dei tempi, ma mantengo il mio approccio poetico».
È raro nel mondo della moda conservare i valori della famiglia, il matrimonio, il romanticismo?
«Oggi il lusso è patrimonio delle multinazionali, dei grandi marchi. Ma proprio questo ha finito per ucciderlo con la diffusione degli stessi oggetti in tutto il mondo, quindi c’è desiderio di qualcosa più di nicchia. E questo significa che è un buon momento per offrire una gamma più ampia di prodotti. Anche i miei figli stanno sviluppando dei loro temi, e a parte Lucilla, che come ho detto, lavora con me, altri due hanno avviato una piccola impresa di prodotti tipici siciliani. A Milano hanno aperto il LùBar a Villa Reale».
Qual è la vera capitale della moda??
«Da adolescente amavo Londra. Che adesso è molto più orientata alla finanza ma allora era davvero piena di energia e cose da vedere. Milano è forte come centro manufatturiero, Parigi per i prodotti di nicchia, le idee e il lusso. Parigi è sempre Parigi ma Milano ha saputo reinventarsi in modo molto interessante e la qualità del lavoro e la professionalità sono molto alte».
Traduzione di Carla Reschia