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 2017  agosto 13 Domenica calendario

Alla conquista dell’Est. Mosca spinge a Oriente 100 mila nuovi contadini

In Russia è iniziata la corsa al Far East. Vladimir Putin ha deciso di concedere gratuitamente a ogni cittadino che ne faccia richiesta fino a un ettaro di terra nelle scarsamente popolate regioni dell’estremo Oriente russo. A patto che lo faccia fruttare, e con il divieto di venderlo o affittarlo per i primi cinque anni. A circa un anno dal suo lancio, nel giugno del 2016, l’iniziativa per popolare l’Est sta registrando un discreto successo, almeno in termini numerici: le domande avanzate sono state finora quasi 100.000 e 26.650 lotti sono già stati assegnati ai nuovi «pionieri».
Gli scopi del progetto sono diversi: si va dallo sviluppo dell’agricoltura e del turismo al rafforzamento delle relazioni economiche con la Cina, dal fare della Russia una potenza che sia davvero un gigante euroasiatico alla modernizzazione di zone remote affinché possano attrarre investimenti. Ma per fare tutto ciò il Cremlino sa bene che è indispensabile aumentare il numero dei russi che vivono nelle regioni più lontane da Mosca. Ed è proprio questo l’obiettivo principale del programma.
Il piano interessa la Jacuzia, la penisola della Kamchatka, la Chukotka, il Primorskij Kraj, l’oblast di Khabarovsk, la regione dell’Amur e quella di Magadan, l’isola di Sakhalin e la Regione autonoma ebraica. Un territorio immenso, che rappresenta oltre un terzo dell’intera Russia. Ma dove vivono meno di 6,2 milioni di persone, ovvero appena il 4,2% della popolazione del Paese più vasto del mondo. Pochissimo. Soprattutto se si pensa che la sola provincia cinese di Heilongjiang, al confine con la Russia, conta 38 milioni di abitanti. Per questo al ministero per lo Sviluppo dell’estremo Oriente è stato assegnato un compito alquanto impegnativo: far crescere la popolazione di queste terre fino a 7 milioni di persone entro il 2030. Anche se qualcuno più ottimista, come il vice ministro Artur Niyazmetov, pensa che per quella data si possa arrivare a 8,5 milioni di abitanti.
È decisamente presto per capire se Putin raggiungerà o meno il traguardo che si è prefissato. Per riuscirci, i media dicevano che avesse reclutato Steven Seagal. L’attore hollywoodiano, che non ha mai nascosto le sue simpatie per lo «zar», sarebbe dovuto essere il protagonista di un reality tv su come ottenere e sfruttare un ettaro di terra elargito dal governo. Vi doveva costruire un complesso sportivo, stando ai produttori del programma. Ma poi il diretto interessato ha smentito tutto.
Probabilmente al Cremlino dovranno inventarsi qualche altra operazione di marketing. Quasi l’80% delle domande arriva infatti da chi già vive nell’estremo Oriente russo: una quota abbastanza alta, ma fino a febbraio solo i residenti delle zone dell’Est del Paese potevano chiedere l’assegnazione del terreno. Dalle altre regioni della Russia sono comunque arrivate 22.000 richieste: in testa ci sono Mosca con 3.000 e San Pietroburgo con un migliaio. Dalla città sulla Neva arriva per esempio Yuri Bogaev, un cosacco che ha messo su un gruppo di 120 «coloni» nel Primorskij Kraj. «Lavorerò la terra, coltiverò piantagioni diverse, costruirò edifici», ci racconta fiducioso al telefono.
Costruire il proprio futuro in Russia orientale non è però così semplice. Chi vuole trasferirsi lì oggi rischia di veder naufragare i suoi sogni perché l’appezzamento che ha scelto con la procedura automatizzata su Internet è acquitrinoso o troppo isolato. E inoltre chi vuole mettere su case o alberghi non può farlo se mancano le infrastrutture di base: strade, acquedotti, fognature, linee elettriche.
Nonostante la difficile situazione demografica odierna, Mosca non ha comunque alcuna intenzione di regalare un solo ettaro del proprio territorio a chi non è cittadino russo. Gli stranieri che vorranno, dovranno prendere in affitto i terreni, come fanno da tempo e con successo gli imprenditori asiatici, soprattutto cinesi, che dal Cremlino affittano circa 600 mila ettari di terra.
Mosca e Pechino sembrano sempre più in sintonia in politica internazionale e sempre più desiderose di stringere accordi reciprocamente vantaggiosi. Gli interessi comuni passano dalla Nuova Via della Seta promossa dalla Cina, dall’Unione economica euroasiatica a trazione russa e dal gasdotto «Forza della Siberia», che dovrebbe presto portare in Cina 38 miliardi di metri cubi di metano l’anno. Niente di strano dunque se alcuni analisti vedono nel progetto per lo sviluppo delle regioni orientali anche una strategia di Mosca per sganciarsi dall’Europa – con cui i rapporti si sono decisamente incrinati con la crisi ucraina – e avvicinarsi ancora di più a Pechino.